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Avviato il progetto dell’Associazione che entra nelle carceri per incontrare il disagio e condividerlo insieme a chi lo vive  


Carceri, con Rete Donna Rimini “Il fuori si costruisce dentro”


30 Luglio 2024 / Redazione

“Il fuori si costruisce dentro” è un progetto dell’associazione ReteDonna Aps di Rimini, finanziato e sostenuto dal Comune di Rimini nell’ambito dei Piani di zona 2023/2024 – tavolo inclusione, grazie al quale l’associazione ha avuto la grande opportunità di entrare nelle carceri per incontrare il disagio e condividerlo assieme a chi lo vive. Il progetto si realizza grazie ad una rete di collaborazioni costituita da Ufficio U.E.P.E. Di Rimini e ufficio di direzione della casa circondariale Le Casetti di Rimini.

“Considerando il dettato Costituzionale – in particolare l’articolo 27 della Costituzione, ove si legge: ‘Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato’ – si legge nella nota -.Concepiamo, e vogliamo sensibilizzare a concepire, l’esperienza della carcerazione come un passaggio che abbia davvero la finalità di “rieducare” ad una socialità sana e compiuta tutte le persone che la vivono.

In base alla nostra esperienza e formazione riteniamo che quello che le persone sentono e percepiscono al loro interno – a sua volta risultato del contesto di socializzazione in cui sono cresciute e hanno vissuto – condiziona e guida, inevitabilmente, le scelte che esse fanno quotidianamente.

Da qui la nostra proposta ai detenuti e/o agli ex detenuti di porre l’accento sul proprio mondo interiore – fatto di emozioni, ascolto del sé corporeo, dialogo interno, immaginazione, memoria, valori – per rileggerlo, decostruirlo e ricostruirlo come percorso di consapevolezza di sé, dei propri errori e limiti, ma anche capacità di comprendere il contesto originario in cui la persona si è formata per trasformarsi.

A nostro avviso il “DENTRO” inteso come interiorità delle persone si coniuga necessariamente con il FUORI rappresentato dalla vita sociale fuori e all’interno del carcere; una vita che può essere giocata, per quanto possa essere complicato, in maniera diversa, più autentica, guidata da valori che possono essere condivisi con gli altri.

L’ingrediente fondamentale del nostro intervento è nella costruzione della RELAZIONE con persone private della loro libertà sociale – viene sottolineato nella nota –,affinché esse vivano l’esperienza dell’essere in presenza di persone disposte ad ascoltare senza giudizio e a condividere la sofferenza, gravata dal senso di sconfitta personale, per riscoprire insieme la dimensione e l’importanza della socialità.

L’obiettivo del nostro lavoro è quello di accompagnare le persone a raggiungere una visione più ampia e differenziata della realtà sociale in cui vivono, capace di consentire di cogliere, nonostante le difficoltà che si possono incontrare nella vita sociale, le opportunità che la Società stessa offre.

Si dovrebbe puntare a coniugare il senso di realtà con le proprie aspirazioni e desideri in modo da non percepirsi più solo come una vittima, ma persona capace di dare spazio alla propria autenticità in grado di compiere libere scelte.

Questo è il lavoro che ReteDonna sta portando avanti con i detenuti a fine pena dentro al carcere e in un gruppo che si incontra puntualmente da gennaio scorso nella sede dell’associazione stessa.

L’occasione è gradita per ringraziare e in particolare per aver autorizzato la nostra presenza all’interno dell’Istituto Penitenziario, la dottoressa Palma Mercurio e la dottoressa Laura Ungaro e tutte ma proprio tutte le persone che si occupano della qualità della realtà del dentro e fuori dal carcere” – conclude la nota.