Cari nordici frugali, siete sicuri di non essere un po’ romagnoli?
18 Luglio 2020 / Lia Celi
«Il sorriso degli italiani», questo è la Riviera romagnola nel gradevolissimo spot televisivo con Paolo Cevoli. Uno slogan accattivante ma che non fa giustizia alle nostre spiagge e alla loro fauna. Gli italiani, e i romagnoli nella fattispecie, possono avere bei sorrisi, ma da sole le chiostre dei denti non bastano a riempire una culla dopo nove mesi.
Ci vuole anche qualcos’altro, e fra gli anni Sessanta-Settanta i maschi della Riviera ne erano molto generosi, come dimostrano i tanti quaranta-cinquantenni che dai paesi del Nordeuropa scendono qui a cercare le loro radici, dopo aver scoperto da una madre ormai anziana o moribonda il segreto sulla propria nascita: sono frutto di un fugace amore estivo sulle rive dell’Adriatico.
L’estate scorsa fece notizia un signore di Marsiglia che voleva trovare il padre sconosciuto, quest’anno abbiamo le due gemelle olandesi concepite nel 1969, la Summer of Love, da una splendida ventenne di nome Truuska con un certo «Italo» (uno degli pseudonimi preferiti dai birri indigeni che post coitum non volevano essere rintracciati. In effetti all’epoca di ragazzi di nome «Italo» ce n’erano pochini).
La fanciulla, tornata in patria con un imprevisto souvenir d’Italie, anzi, d’Italò, anzi, due souvenir, visto che si trattava di due gemelline, le aveva date in adozione, e solo in punto di morte aveva loro rivelato chi era il loro padre. O meglio, di dov’era, perché sul «chi» c’è un grande punto interrogativo cui le due gemelle, ormai adulte, cercano una risposta.
L’unico indizio in mano alle ragazze sono delle poesie d’amore – poesie è una parola grossa, ma probabilmente un orecchio nordico regala loro romantiche sonorità mediterranee – vergate sulle pagine di un’agenda. “Ama chi ti ama, non amare chi ti fugge/ama il mio cuore che per te si distrugge”, scriveva il fantomatico «Italo», chiaramente un seguace di Calzinazz, il rimatore di Amarcord, l’autore dei versi immortali “faccio i mattoni anche me/ma la casa mia dov’è?” (Non voglio fare la snob, la mia è una tattica psicologica: magari se dico che come poeta fa cagare, «Italo» si arrabbia ed esce allo scoperto per difendere la sua opera).
Chissà se le gemelle olandesi riusciranno a incontrare il vitellone menestrello e a chiamarlo papà. E chissà quanti mezzi romagnoli, consapevoli e no, ci sono in giro per l’Europa, concentrati soprattutto nei paesi del Nord, i famosi «frugali» capitanati proprio da un olandese, Mark Rutte.
Sì, quello che in questi giorni, nelle trattative sul Recovery Fund, fa la ramanzina all’Italia e ci tratta da scrocconi, ignorando o fingendo di ignorare le molte probabilità che nelle vene dei suoi connazionali circoli parecchio Dna italiano.
I «frugali» nordici e scandinavi avrebbero davvero il coraggio di ridurre alla fame i loro veri genitori e nonni e di non tendere la mano ai loro lontani fratellastri in difficoltà? Cari «Italo», «Mario» e soci che in gioventù avete disseminato spensieratamente i vostri geni in grembi svedesi, olandesi e danesi sulle spiagge romagnole, mettetevi una mano sulla coscienza e pensate alla patria.
E’ ora che facciate coming out e riconosciate o dichiariate i tanti frutti dei vostri amori estivi, a cominciare dalle figlie della compianta Truuska. Spiegate alle vostre mogli che lo fate per ragion di Stato, e costringete gli snaturati vichinghi di cui avete sollazzato madri e nonne a far meno gli spilorci e ad aprire il portafoglio. Scommetto che Mattarella istituirà un’onorificenza apposta per voi, tipo i Cavalieri di Vittorio Veneto. «Grand’Ufficiale al merito genetico» sarebbe perfetto.
Lia Celi