Caro Marcello non farlo!
È da qualche settimana che circola una voce, l’ipotesi che Marcello Tonini possa essere il candidato a sindaco dei partiti del centrodestra a Misano. Nel comune costiero si vota il 9 giugno. È un comune sotto i 15mila abitanti e quindi senza doppio turno e con liste elettorali uniche, che normalmente, pur facendo riferimento al centrosinistra o al centrodestra, non hanno i simboli dei partiti nazionali. Ma questo è un dettaglio. Il centrosinistra ha già indicato il sindaco uscente Fabrizio Piccioni per un altro mandato.
Già il 21 gennaio Marcello Tonini diceva: “La gente di campagna lo sa che questo è tempo di innesti che sono l’unica possibilità per rinvigorire una pianta ormai stanca. Va così anche per gli uomini e le istituzioni”. Gli innesti, caro Marcello, in agricoltura si fanno su piante compatibili, altrimenti è manipolazione genetica. Ebbene ora l’area politica si restringe al centrodestra.
Tu hai una storia di sinistra, hai fatto l’amministratore con il centrosinistra a Misano negli anni ’90. Sei stato direttore generale dell’Ausl Romagna. Hai difeso la sanità pubblica, hai potenziato l’ospedale di Rimini. Come puoi pensare di poter guidare una coalizione con Fratelli d’Italia e Lega che hanno programmi lontani anni luce dalle tue idee, dal tuo impegno sociale e culturale? L’autonomia differenziata, l’attacco alla sanità pubblica, il premierato, la giustizia fiscale, il nazionalismo, solo per citare temi del centrodestra che inevitabilmente faranno parte anche dei programmi locali.
Ricordo, caro Marcello che lo stesso giorno si vota anche per le Europee, che la campagna elettorale sarà inevitabilmente incentrata non solo sui temi locali, ma nazionali ed europei.
Sarebbe una scelta incomprensibile per i tanti che ti stimano personalmente e politicamente, a iniziare dal sottoscritto. Ciascuno di noi ha una storia che non si può cancellare con una candidatura improbabile.
Poi c’è il centrodestra che cerca candidati disperatamente…
Il centrodestra senza classe dirigente
La vicenda di Misano dimostra che la destra italiana non ha una classe dirigente all’altezza per governare in Italia, nelle regioni e nei comuni. Lo si è visto dalle tante gaffe di ministri e uomini di governo in questo poco più di un anno alla guida del Paese.
La vittoria del centrosinistra in Sardegna è poi la dimostrazione plateale. Giorgia Meloni ha voluto sostituire il presidente uscente Solinas (Lega) con il sindaco di Cagliare Truzzu (FdI). Entrambi hanno un tratto in comune. Sono pessimi amministratori. L’uno in Regione, l’altro nel Comune di Cagliari.
Il centrosinistra ha invece candidato Alessandra Todde con un curriculum di grande rispetto. I risultati elettorali hanno premiato la competenza. Ciò che è successo in Sardegna si sta riproponendo sui territori.
A Misano il centrodestra è in confusione totale, come ho scritto nella precedente pillola.
Non si scherza neanche a Santarcangelo. A poche settimane dalla presentazione delle liste non si sa chi sia il candidato a sindaco. Ora stanno litigando con la lista civica di Samorani. Cercano di convincere Antonio Barboni, ex senatore, e per anni consigliere comunale di minoranza a Rimini, a candidarsi lui. Barboni infatti abita da 30 anni a Santarcangelo. “Se il partito chiama, bisogna rispondere”, ha detto Barboni qualche giorno fa. Lo stesso Barboni che a ottobre aveva dichiarato: “La mia vita politica in questi anni è sempre stata a Rimini, non conosco la situazione di Santarcangelo e non mi andrebbe di fare la bella statuina”. Ma si cambia opinione rapidamente.
Sarebbe comunque un passo avanti rispetto alla candidatura di Enzo Ceccarelli che è stato catapultato come candidato sindaco di Rimini nel 2021 direttamente da Bellaria. Sappiamo come è andata. Ha vinto Jamil Sadegholvaad al primo turno. Nebbia anche negli altri comuni dove si vota. Unica certezza è la ricandidatura dei sindaci uscenti. Filippo Giorgetti a Bellaria e Leonardo Bindi a San Leo. Sugli altri comuni si discute senza entusiasmo e con poche proposte concrete.
Persi 12.500 posti di lavoro nel turismo, ma nessuno commenta
Una indagine dell’Ires (’Istituto di ricerche economiche e sociali della CGIL) sulla provincia di Rimini è passato inosservato e senza commenti nella politica riminese. Solo la Caritas ha partecipato attivamente alla discussione. Sinceramente, la politica ha perso una occasione di riflessione sulla nostra economia. Ma forse chiedo troppo di questi tempi. I numeri sono allarmanti, per alcuni aspetti.
Ad esempio.
Il settore turistico è tra i più colpiti di questi anni tra pandemia e guerra in Ucraina, con il numero di occupati che è sceso da 46.605 nel 2018 a 33.813 nel 2022. La pandemia ha accentuato la situazione, portando il settore ‘commercio, alberghi e ristoranti’ a una perdita significativa di posti di lavoro. Oltre 12mila sono tanti. Una riflessione su come sta cambiando il settore del turismo andrebbe fatta in modo approfondito. Dalla riduzione della pensione completa, alle strutture ricettive chiuse in questi anni, agli addetti del settore commercio in crisi da anni. E’ vero che il tasso di disoccupazione è in diminuzione, con 10.000 persone alla ricerca di lavoro nel 2022, rispetto alle oltre 12.700 nel 2019. Tuttavia, il numero di inattivi, coloro che smettono di cercare lavoro, è cresciuto dell’11% in soli quattro anni. Un dato che ha colpito soprattutto le donne.
Per queste ragioni è necessario affrontare alcuni nodi: l’attrattività del mercato del lavoro riminese anche in rapporto a politiche attive e passive del lavoro che – di fatto – sono inadeguate alla struttura dell’economia riminese, come nel caso ad esempio delle “coperture” NASPI per i rapporti di lavoro stagionali.
Una ricerca consegnata alla politica e non solo patrimonio delle organizzazioni sindacali.
A Bellaria si discute sempre di ferrovia
Passano gli anni, l’inquinamento avanza in modo preoccupante, il clima ci riserva “sorprese” ogni anno, ma a Bellaria si continua a discutere solo di ferrovia. In molti altri comuni si pensa di ridurre la velocità delle auto, di potenziare il trasporto pubblico, di aumentare le zone pedonali. A Bellaria no. Si discute di come penalizzare la ferrovia Rimini-Ravenna. Una grande risorsa per mettere in linea tutte le potenzialità della costa romagnola con un mezzo di trasporto moderno (ovviamente con i necessari investimenti). La metropolitana di superficie della Riviera romagnola. Il problema è sempre lo stesso. La chiusura dei passaggi a livello. Capisco che sia un problema. L’amministrazione Ravaioli ne ha dovuti chiudere ben tre in poco più di un chilometro (Rimembranze, Lagomaggio e Pascoli) sulla linea Bologna-Taranto, sostituiti con sottopassi pedonali e un solo sottopasso carrabile per senso di marcia. A Bellaria le hanno pensate tutte. Perfino di interrompere la linea ferroviaria, per fare il trasporto su gomma nella tratta bellariese. Spostiamola a monte, poi interriamola ed ora sopraeleviamola. Proposta bocciata da Rfi con più motivazioni: necessità di interrompere per un paio d’anni la linea, che è strategica. Interferenza del cantiere con strade e stradine. E diverse case a meno di 10 metri. Basterebbe aumentare i passaggi pedonali e fare i sottopassi carrabili dove è possibile. Non sempre deve comandare La Macchina, soprattutto nel 2024.
Maurizio Melucci