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Il libro "La bellezza degli inizi. Pedagogisti in Romagna" a cura di Lorenzo Campioni e Giovanni Sapucci


CEIS Rimini e non solo: quando qui fu costruito il modo nuovo di educare


5 Febbraio 2024 / Paolo Zaghini

“La bellezza degli inizi. Pedagogisti in Romagna”
A cura di Lorenzo Campioni e Giovanni Sapucci
Zeroseiup

“L’area romagnola è stato un vero e proprio crogiolo di fermenti innovativi, in particolare il Centro Italo Svizzero con Margherita Zoebeli la cui attività ha favorito, nell’immediato dopoguerra, la nascita, la diffusione e il consolidamento di una pedagogia sperimentale. Una pedagogia che finalmente si affrancava da un indirizzo pesantemente idealista e autoritario per approdare a un nuovo concetto di scienze dell’educazione, basate su ricerche sul campo, sul rinnovamento organizzativo e dei contenuti e sull’impegno civico di immettere e fare vivere una cultura democratica nella scuola, dopo l’epoca di indottrinamento e retorica fascista”.

Così i curatori presentano questo straordinario volume dedicato alle donne e agli uomini che a Rimini e in Romagna hanno consentito nei decenni la costruzione di un progetto pedagogico innovativo per le scuole dell’infanzia e quelle delle elementari. Persone che sono state le protagoniste di un rinnovamento a beneficio dei bambini e dei ragazzi, di tutto il personale impegnato nei servizi educativi e nella scuola, di una nuova alleanza con le famiglie e di rapporti collaborativi con le comunità locali.

Anche i due curatori sono stati dei protagonisti di questo percorso: Lorenzo Campioni è stato per molti anni responsabile dell’Ufficio Pubblica Istruzione del Comune di Riccione prima di essere chiamato a Bologna, in Regione, per dirigere il Servizio infanzia, adolescenza e politiche familiari; Giovanni Sapucci è stato direttore del CEIS dal 1986 al 2019 ed ha lungamente collaborato con Margherita Zoebeli e Gianfranco Iacobucci.

Sono 12 i profili, redatti da autori diversi, di cui cinque impegnati nel Riminese (e qui forse ne mancano almeno due: Enea Bernardi, ricordato solo in una scheda, e Giorgio Boccaccini): Antonio Cialabrini, il cui ricordo è stato scritto da Fiorella Zangari e Giovanni Sapucci, direttore dei servizi educativi e le scuole dell’infanzia del Comune di Rimini dal 1976 al 2003; Gianfranco Iacobucci, scritto da Giovanni Sapucci, direttore del CEIS dal 1976 al 1986; Gian Franco Micucci, scritto da Sergio Delbianco, che prima di divenire Sindaco di Cattolica, è stato il primo responsabile educativo e delle scuole d’infanzia del Comune dal 1973 al 1977; Francesco (Nino) Montanari, scritto da Mara Marani, direttore didattico dal 1980 al 2003 (gli ultimi quindici anni a Coriano); Margherita Zoebeli, scritto da Giovanni Sapucci, fondatrice e direttrice del CEIS dal 1946 al 1976. Fra le altre figure raccontate c’è anche Andrea Cannavaro, scritto da Cristina Ambrogetti, “il più autorevole punto di riferimento scientifico in materia di integrazione scolastica e inclusione sociale, studioso di prestigio nazionale ed internazionale. Ha dedicato tutta la sua vita ai disabili e alla disabilità. Ha fatto avanzare e progredire una nuova cultura della disabilità, introducendo la pedagogia speciale in Italia”. Di casa nelle scuole riminesi, maestro dei nostri educatori, consulente straordinario delle attività del CEIS a fianco della Zoebeli.

Il periodo che va dai primi anni ’60 a metà degli anni ’80, scrive Lorenzo Campioni nella sua Prefazione, “sono stati i più produttivi per il riconoscimento dei diritti civili e sociali, per la creazione di servizi educativi per bambini da zero a tre anni e per le riforme che hanno interessato la scuola dell’infanzia e la scuola di base. Queste riforme sono partite dal basso, sono costate molto in termini di impegno personale e sociale e sono state frutto di campagne di sensibilizzazione, mobilitazioni di massa, manifestazioni pubbliche, proteste, scioperi… da parte dell’associazionismo sindacale e civile”.

Tutte le persone presentate in questa pubblicazione hanno conosciuto o aderito e militato nel contesto culturale e politico della scuola attiva, il cui assioma di fondo è che s’impara facendo in un contesto relazionale, sociale e culturale appagante. Si tratta di mettere il bambino e il ragazzo in grado di comunicare, vivere in forma sociale e sentirsi parte di una comunità. La scuola attiva è stata una fucina di straordinaria importanza per il rinnovamento dell’educazione a livello locale e nazionale.
E il CEIS di Rimini può essere considerato la culla, il centro propulsore della scuola attiva in Italia.

Impossibile riprendere le tante indicazioni, e suggestioni, contenute per ogni autore nel libro.
Vorrei però sottolineare due interventi. Il primo è il profilo di Gian Franco Micucci: “Gian Franco era ben convinto che la struttura fosse importante ma la cosa più urgente era la preparazione professionale delle educatrici e del personale ausiliario, a cui si deve la differenza tra un’offerta di qualità e quella di rapporti scadenti dal punto di vista educativo”. E la intuizione, che poi lasciato il Comune diventerà la sua professione, della necessità di creare nuovi giochi per i bambini 0/6 anni e non solo. “Di Gian Franco Micucci si può dire che è stato un pedagogista prestato alla politica, ma anche il suo opposto, un politico prestato all’educazione per un tratto significativo della sua vita”.

Il secondo è quello dedicato a Gianfranco Iacobucci, direttore del CEIS dopo la Zoebeli, probabilmente poco conosciuto, ma in realtà “un punto di riferimento naturale, sicuro e qualificato, di cui ancora oggi molti sentono la mancanza”. Purtroppo è morto a soli 46 anni, nell’agosto 1986. Gianfranco portò “al CEIS una capacità di analisi contestuale nuova e qualificata, frutto del suo essere insegnante nella scuola pubblica e del suo essere attento a tutto ciò che succedeva nella realtà circostante”.

Il sistema emiliano-romagnolo di educazione e istruzione, dagli anni Sessanta in poi, è stato frutto, in gran parte, di impegno corale di amministratori, dell’associazionismo femminile e sindacale, di cittadini e di tecnici che ne hanno segnato la storia. Eccellenze non nate come funghi ma prodotto di una comunità, di un pensiero collettivo e frutto di impegno personale.

Scrivono i curatori: “Il nostro intento, oltre a quello di non dimenticare e far conoscere persone a cui il nostro sistema educativo deve molto, è quello di coinvolgere le nuove generazioni di educatrici, insegnanti, pedagogisti, dirigenti in un’avventura educativa dinamica segnata ogni giorno da un rinnovato impegno personale e collettivo”.

La scuola italiana tutta ha bisogno di essere rinnovata ed innovata. La politica deve fare la sua parte (sic!), ma è dal mondo della scuola che devono emergere i nuovi pedagoghi capaci di costruire i nuovi percorsi didattici per i nostri ragazzi. I giganti di cui Campioni e Sapucci ci hanno raccontato la loro parte l’hanno fatta. Aspettiamo però ora il contributo dei nuovi educatori.

Paolo Zaghini