Home___primopianoCesare a Rimini non trova pace, ennesimo botta e riposta fra Renzi (FdI) e il Comune

L'assessore Morolli: "La statua dono di Mussolini è d'ottone" e il collega Lari: "Città stanca di discussioni ideologiche"


Cesare a Rimini non trova pace, ennesimo botta e riposta fra Renzi (FdI) e il Comune


30 Ottobre 2024 / Redazione

Uno dei cavalli di battaglia, o chiodi fissi, del consigliere e capogruppo di Fratelli d’Italia nel consiglio comunale di Rimini Gioenzo Renzi è la statua di Giulio Cesare. Perchè la copia dell’riginale antico conservato a Roma fu donata alla città da Benito Mussolini? Perchè dove era collocata in origine, nella piazza allora intitolara a Cesare, oggi c’è la lapide che commemora i caduti partigiani? Perchè il dono del Duce aveva rischiato di scomparire per sempre, dimenticato o occultato nel dopoguerra, per poi finire emerginato all’interno della caserma dell’esercito in via Flaminia ora abbattuta? Per carità. In piazza oggi c’è una copia della copia, posta in una posizione laterale che a Renzi non è mai piaciuta. E quindi con un’ennesima interrogazione il capogruppo meloniano sollecita l’amministrazione comunale a provvedere al restauro della statua di Giulio Cesare, a seguito della dismissione della Caserma, e alla sua ricollocazione in piazza Tre Martiri.

Gli hanno risposto gli assessori Mattia Morolli, titolare dei lavori pubblici, e Michele Lari, cui è affidata la cultura.

“Detto questo, dopo il trasferimento dell’opera nel laboratorio di restauro della ditta incaricata (Arché Restauri SNC, una delle principali realtà europee del settore) nel luglio del 2023, sono state effettuate le indagini diagnostiche preliminari. Queste, si sono concluse il 31 agosto dello stesso anno, e hanno confermato le problematiche di conservazione note per quanto riguarda la superficie bronzea (patine, depositi di sporco, ossidazioni ecc.) molto tipiche delle sculture all’aperto ed hanno rivelato poi due elementi abbastanza importati. In primis la lega che compone la scultura non è bronzo ma ottone, come del resto era pratica diffusa in Italia dall’Ottocento in poi; in secondo luogo sulla superficie non sono presenti pellicole protettive (oli, cere, resine sintetiche ecc.) e nemmeno residui”.

“Per i motivi esposti in premessa, nell’estate di quest’anno sono state svolte le operazioni di rimozione dei depositi incongrui delle superfici esterna e soprattutto all’interno finalizzate a rimuovere la presenza di elementi incongrui e verificare la stabilità della scultura che ha rilevato qualche problema marginale ma possiamo dire una buona condizione generale. Il passaggio successivo sarà il vero e proprio lavoro di restauro della scultura che verrà avviato (ed eseguito, come si diceva, col caldo, quindi nell’estate del 2025) d’intesa con la direzione che allo stesso tempo darà la Soprintendenza dopo i sopralluoghi”.

E Michele Lari: “Detto questo come amministrazione siamo convinti che la copia mussoliniana del 1933, per decenni ospite della Caserma Giulio Cesare, merita sicuramente un lavoro di restauro come quello in atto al termine del quale dovrà essere sicuramente ricollocata”.

Specificando: “Una prima riflessione: io credo che vada riconosciuto che questa Amministrazione forse sia la prima ad aver trattato questa opera come un bene culturale in quanto tale. Già nella scorsa seduta mi sono espresso (nell’occasione dell’interrogazione del consigliere Ceccarelli) sul fatto che penso veramente che la città per certi versi non capisca e sia stanca di affrontare discussioni e argomenti, anche in campo culturale, che si fondano sulla base di mere posizioni politiche ed ideologiche, e non effettivamente sul merito. Sostengo con convinzione che i dibattiti culturali vanno sempre accolti favorevolmente per la loro capacità di alimentare e moltiplicare riflessioni, credo che il dibattito intorno al posizionamento in piazza Tre Martiri della copia della statua di Giulio Cesare, donata nel 1933 da Benito Mussolini, al posto della copia, donata nel 1996 dal Rotary, abbia scarsa attinenza con la realtà”.

E l’assessore ha ricordato: “La copia ‘rotariana’ della statua si trova ormai in piazza da 27 anni, e credo che abbia donato a quella piazza una sorta di equilibrio e quotidianità. La copia del 1996 è in qualche modo ‘cugina’ e coetanea delle due altre statue imperiali, Tiberio e Augusto, donate alla città dall’imprenditore Roberto Valducci. C’è qui anche il mio collega Morolli con cui stiamo lavorando incessantemente, come penso sappiate, perché è intenzione di questa amministrazione posizionare lungo l’asse del Decumano Massimo (Corso d’Augusto) i due Imperatori. C’è sicuramente come detto un tema di ricollocamento. Sono state fatte varie ipotesi, alcune a mio parere valide altre meno, che vanno però approfondite e valutate. Le opzioni che sono anche uscite sono il Lapidario romano nel Museo della Città o l’area archeologica all’aperto appena restaurata e riqualificata presso l’antico Ponte Romano di San Vito. A inizio 2024 se ne è aggiunta una terza: c’è stata una richiesta affinché quella statua di Giulio Cesare, una volta ‘rigenerata’, torni in qualche modo a caratterizzare l’area ex Caserma Giulio Cesare quando diventerà la nuova cittadella della sicurezza di Rimini”.

“Sin qui, diciamo così, il buon senso e la logica. Poi, come spesso accade, c’è la politica. Continuare a rovistare tra le macerie della storia e della (presunta) maggiore artisticità (semmai artigianalità) per il ‘ritorno’ di una copia a sostituire una copia lo fa solo per un motivo, che è prettamente di carattere politico e ideologico. Siamo in un periodo storico in cui si parla di ‘risemantizzazione’ delle statue e dei monumenti. Negli Stati Uniti ad esempio c’è un forte movimento d’opinione che vorrebbe la rimozione di tutte le statue dedicate a Cristoforo Colombo, lo stesso sta succedendo in Inghilterra con la contestazione tramite bidoni di vernice di Winston Churchill e lo stesso a Milano con il monumento deicato a Indro Montanelli, praticamente imbrattato e poi ripulito una settimana sì e l’altra pure. Tutto questo per dire che lei Renzi ha chiamato piazza Giulio Cesare è piazza Tre Martiri, e io credo che nella storia degli ultimi 80 anni, piazza Tre Martiri ha raggiunto faticosamente, anzi dolorosamente, un suo punto di equilibrio e dunque di normalità quotidiana. Quella si chiama e continuerà ad essere piazza Tre Martiri, con il monumento a ricordarci quella tragedia dei tre giovani uccisi, a ricordarci oggi chi siamo. Quella piazza non diventerà il teatro di contestazioni, imbrattamenti, tentativi di ‘risemantizzare’ la storia o di fare della ‘cancel culture’, come viene oggi definita”.

“Nessuno vuole sfrattare Cesare là dove è stato posto 28 anni fa, un tempo più che sufficiente per consolidarne la presenza nella quotidianità della città. Anzi, e su questo convengo col consigliere Renzi, credo che su questo manufatto del 1996 dovrà essere fatto un lavoro di sistemazione, pulitura e di informazione, ma sicuramente non cercarne la sostituzione che non ha alcuna ragione se non alimentare evidentemente una battaglia politica che offenderebbe non solo la storia romana ma la storia di quella piazza e di questa città”, ha conclusi Michele Lari.