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Che delinquentoni questi riminesi!


10 Ottobre 2016 / Nando Piccari

“Alè, ci risiamo!”, mi son detto martedì mattina nel vedere che i quotidiani locali, con prevedibile ritualità, dedicavano titoloni di prima pagina all’annuale classifica delle “province criminali” stilata da Il Sole 24 ORE, il giornale di Confindustria che in questi giorni si è saputo essere ormai ridotto “alla canna del gas” dal punto di vista finanziario (segno che in campo editoriale…anche i ricchi piangono).

Non è la prima volta che ne scrivo, poiché si tratta di una barzelletta ricorrente e arcinota. Ogni anno, infatti, Il Sole emana il solito “editto statistico” in base al quale Rimini risulterebbe, inesorabilmente, una delle province italiane a più alto tasso di propensione delinquenziale – nel 2015 addirittura la prima – contrapposta a realtà virtuose e di specchiata attitudine alla legalità, quali Napoli, Caserta e Palermo, solo per citarne alcune.

A farla da padrone, in questo esercizio di vacuità statistica, è il numero delle denunce presentate da chi sia stato vittima di reati contro le cose e le persone. Ma poiché in talune parti d’Italia la denuncia di un furto o di uno scippo può comportare il rischio di ritrovarsi l’auto bruciata, ecco spiegato perché di simili denunce se ne registrino più a Rimini che, poniamo il caso, a Vibo Valentia.

Volendo poi aggiungere un ulteriore tocco di comicità statistica, Il Sole si limita a dividere il totale dei reati denunciati nella nostra provincia non per il numero dei suoi “abitatori effettivi”, vale a dire turisti compresi, ma unicamente per quello di chi vi risieda 365 giorni all’anno. Una stravaganza, questa, già evidenziata in precedenti circostanze da gran parte delle pubbliche autorità locali – in primis il rimpianto Procuratore Battaglino – ed oggi doverosamente evidenziata dal Sindaco Gnassi e dal Questore Improta.

Si può ben dire che la suddetta statistica, in quanto a cervelloticità, sia sorella gemella di un’altra, analogamente targata Sole-24 Ore, la quale pretenderebbe fornirci l’annuale classifica sulla “qualità della vita” nelle diverse realtà italiane; facendoci magari credere che ad Abbiategrasso si viva molto meglio che a Capri, per la fondamentale ragione che vi circolano più auto e vi si conta un maggior numero di sportelli bancari.

Fin qui, dunque, quanto ho letto martedì mattina costituiva del tutto un “deja vu”. A stupirmi era invece la pressoché totale assenza, questa volta, di “cavalcatori politici” di un tema che in passato aveva fornito provvidenziali assist alle varie componenti della destra locale, grillume compreso. Un unico quotidiano riportava infatti, in fondo ad un lungo articolo, due striminzite dichiarazioni a loro modo politiche. La prima consisteva in uno di quei “pensierini multi-uso” faticosamente imparati a memoria dall’azdora riminese mandata dai grillini in Consiglio Regionale (detta anche “quella dei cavoli a merenda”): «È il risultato più evidente della politica scellerata del PD sul fronte della sicurezza e del turismo». L’altra era genericamente attribuita alla Lega: «Gnassi si arrampica sugli specchi cercando di minimizzare i problemi». Un po’ come dire: “Va là che se avessimo vinto noi, altroché il sindaco che gira in bicicletta e poi se la fa rubare! Pecci l’avreste visto attraversare Rimini a cavallo di una potente Kawasaki, con due “357 Magnum” penzolanti al cinturone!”
Poi più niente, neppure nei giorni successivi; e sì che stamattina, aprendo La Voce, speravo che almeno Bruno Sacchini dedicasse all’argomento uno di quei suoi dotti scioglilingua domenicali.

Credo tuttavia di aver capito la ragione di questo cambio di rotta: il centrodestra ci va un po’ più cauto nell’attaccare “il potere locale” perché, oramai, il potere locale comincia ad essere un po’ anche lui, dopo che alla “storica” Bellaria ha via via aggiunto Riccione, Coriano, Novafeltria, Pennabilli e Montefiore. Oltre ad avere il fondamentale ruolo di “alleato di fatto” nel governo di Cattolica; dove il sindaco è sì un grillino, ma per sconfiggere ieri Gambini e oggi provare ad amministrare il Comune, oltre al classico “cavallo di Troia” graziosamente predispostogli in casa PD, egli ha avuto ed ha tuttora bisogno di quel grande “portatore d’acqua” dall’aria eternamente incazzata qual è il berlusconiano Gessaroli; e per non farsi mancare niente, anche del legaiolo Cecchini, una sorta di Salvini in formato tascabile.

Nando Piccari