Home___primopianoColonie del Marano, TAR dà ragione al Comune di Riccione ma niente risarcimento

La Reggiana e l'Adriatica avrebbero dovuto essere recuperate dalla società Kiron poi fallita senza aver adempiuto ad alcun impegno


Colonie del Marano, TAR dà ragione al Comune di Riccione ma niente risarcimento


18 Gennaio 2024 / Redazione

La spunta il Comune di Riccione nella querelle con la società Kiron, nel frattempo fallita, per la risoluzione del contratto di concessione dell’11 marzo del 2004 delle ex colonie Reggiana e Adriatica per attività recettiva dietro restyling degli immobili. Ma senza un risarcimento per gli ipotizzati danni economici e di immagine. Il Tar dell’Emilia-Romagna, al termine dell’udienza pubblica del 14 dicembre, accoglie dunque il ricorso presentato dalla Perla Verde che chiedeva appunto di accertare l’inadempimento agli obblighi contrattuali della Kiron, arrivando così alla risoluzione.

Come riporta l’Agenzia DIRE, si tratta dell’evidenza pubblica per individuare il soggetto a cui affidare le ex colonie Reggiana e Adriatica. Aggiudicata alla Ati composta da Immobiliare Valcamonica ed Eden Viaggi riunite nella Kiron. Il contratto stipulato con la società, allora in bonis, prevedeva il diritto di esercitare attività ricettiva a fronte dell’obbligo di eseguire interventi di ripristino, secondo il progetto indicato nel contratto. Al termine della concessione di 50 anni, i beni dovevano essere restituiti al Comune. Tuttavia nessun intervento edilizio è stato realizzato e la richiesta di rilascio di permesso presentata a suo tempo è stata archiviata perché Kyron non ha pagato gli oneri concessori. Per la Perla Verde, dunque, l’inadempimento dell’obbligo di ripristino funzionale dei fabbricati costituisce giusta causa di risoluzione del contratto, con tutte le conseguenze che questo comporta, anche di tipo risarcitorio. Kiron sostiene invece che la durata della concessione di mezzo secolo non sia cominciata, coincidendo la data di partenza con il giorno di rilascio del titolo edilizio, ancora possibile richiedere.

La colonia Reggiana oggi

Per i giudici, in base al contratto Kiron “si è obbligati a eseguire l’intervento di restauro e a restituire i beni in perfetto stato di efficienza al termine della concessione” di 50 anni “decorrenti dalla data di rilascio del titolo edilizio”. Il termine di conclusione dei lavori è fissato in 23 mesi naturali consecutivi decorrenti sempre dalla data di rilascio del titolo edilizio. Trattandosi di un “contratto sinallagmatico”, la prestazione del restauro degli immobili “assume valore centrale, in quanto non solo è la contropartita per il godimento del bene, ma è anche funzionale a consentirne lo sfruttamento economico”. E anche la durata della concessione è infatti “commisurata al tempo di ritorno dell’operazione economica”. Dunque, prosegue la sentenza, “non è condivisibile” l’interpretazione della curatela fallimentare che non ci sia un termine entro il quale andava chiesto il permesso di costruire. Altrimenti “la durata finale della convenzione sarebbe rimessa all’arbitrio del concessionario”. Constatato che l’intervento di restauro ha “valore centrale nell’economia della convenzione”, anche se non è stato pattuito un termine per l’inizio dei lavori, “non significa affatto che l’intervento potesse essere procrastinato sine die”. Piuttosto, precisa il Tar regionale, che “il termine va individuato, indubbiamente con un certo grado di elasticità, in relazione a quanto è legittimamente esigibile in relazione al dovere di diligenza nell’adempimento dell’obbligazione”. Di certo a 17 anni di distanza dalla stipula della convenzione “il termine ragionevole per adempiere” è “scaduto” e la società concessionaria, ora fallita, “sicuramente inadempiente”. Anche perché, chiosano i giudici, ha richiesto il permesso di costruire “salvo poi non ritirarlo per mancato pagamento degli oneri concessori”.

La colonia Adriatica

E “anche questa condotta si configura sicuramente come violativa del dovere generale di diligenza e di correttezza”. Inoltre, in base alla clausola risolutiva può “essere chiesta e disposta la risoluzione per l’inadempimento di altre obbligazioni”. E l’inadempimento dell’obbligo di eseguire l’intervento di restauro “è indubbiamente di non scarsa importanza, permeando quell’obbligazione la causa stessa della convenzione”. Dunque la domanda di risoluzione del contratto viene accolta, non altrettanto però quella di risarcimento del danno, formulata dal Comune di Riccione “in termini del tutto generici”. Prospetta infatti un duplice danno, patrimoniale e d’immagine, ma nel primo caso non lo quantifica, nemmeno nelle memorie conclusive, e non vi è prova che “è stato patito o quantomeno che verrà patito”; nel secondo, in base a quanto emerge dal lodo arbitrale intervenuto tra le parti per dirimere altre questioni, “le due Colonie date in concessione già versavano in uno stato di forte degrado che ne impediva l’utilizzo”. Dunque il Tar, in parziale accoglimento del ricorso del Comune di Riccione, dispone la risoluzione della convenzione e respinge la domanda di risarcimento del danno. Le spese di giudizio sono integralmente compensate tra le parti.

Il restauro della colonia Reggiana nel rendering della società Kiron

La società Kiron aveva vinto il bando di concorso per riqualificare le strutture fatiscenti del Marano nel 2004. Il disegno originario, che risale a 15 anni fa, era stato ripensato, partendo dalla sola ex Reggiana, ed aveva ottenuto il via libera del Consiglio comunale il 5 novembre 2015,  Anche in questo caso la questione si era risolta per vie legali con il Tar (Tribunale amministrativo regionale) che ha respinto l’istanza cautelare della società per la sospensione di rateizzazione del contributo di costruzione. La Kiron aveva presentato ricorso al Tar contro il provvedimento di rilascio del permesso di costruzione e il successivo provvedimento di rateizzazione dell’importo di 250mila euro emanato degli uffici del settore Urbanistica edilizia privata e ambiente. Alla fine del 2018 il Comune ha quindi deciso di recedere dal contratto di concessione delle ex colonie e l’omesso pagamento della prima rata degli oneri di urbanizzazione ha bloccato il rilascio del permesso di costruire. L’amministrazione ha affidamento i due immobili a Geat per la custodia.

Il 29 ottobre 2015 la Giunta di Renata Tosi aveva dato il via libera al rilascio del permesso di costruzione in deroga alle ex colonie Reggiana e Adriatica. Il 5 novembre era arrivata l’approvazione in consiglio comunale il 5 novembre con il rilascio di permesso di costruire e i relativi oneri da pagare. L’intervento prevedeva un’azione di restauro e risanamento conservativo con cambio di destinazione d’uso da colonia ad albergo con ristorante per la Reggiana e da colonia a residence turistico alberghiero per l’Adriatica. “Questo è un primo importante passo verso la riqualificazione dell’area Marano – aveva allora affermato il sindaco Renata Tosi – che nel recupero delle ex colonie Reggiana e Adriatica ad opera del privato e con gli strumenti urbanistici predisposti dall’Amministrazione Comunale, va nella direzione di sbloccare una situazione ferma da molti anni. Il nostro obiettivo è quello di ridare linfa e cambiare volto alla zona nord di Riccione”.

Il rendering della colonia Adriatca restaurata

Ma già due anni dopo le cose si erano complicate, con un ricorso al Tar della sociètà Kyron contro il provvedimento di rilascio del permesso di costruzione e il successivo provvedimento di rateizzazione emanato degli uffici del settore Urbanistica-Edilizia Privata-Ambiente. Ricorso rigettato, finchè, ai primi di dicembre 2018, la Giunta Comunale  veva deciso di recedere dal contratto di concessione, non avendo la società adempiuto a nessuno degli obblighi previsti. Si arriva così al 12 febbraio 2019, quando il Comune di Riccione chede il fallimento di Kiron.