Come e perché Francesca da Rimini è diventata eroina universale
24 Maggio 2020 / Paolo Zaghini
Ferruccio Farina: “Francesca da Rimini. Storia di un mito. Letteratura, teatro, arti visive e musica tra XIV e XXI secolo” – Maggioli.
Pochi numeri servono a far comprendere la rilevanza di questa figura, Francesca da Rimini, nella storia della letteratura e delle arti: essa è presente, nell’arco temporale 1795-2018, in 2.112 opere, tra le quali 1.078 letterarie, 599 opere d’arte visiva e 435 opere musicali.
“Se la Divina Commedia è il libro tra i più letti al mondo in ogni tempo, Francesca da Rimini, della ‘Commedia’, è il personaggio più conosciuto e più amato”: questo è l’incipit del corposo volume (oltre 350 pagine) scritto da Ferruccio Farina, studioso, collezionista e bibliofilo riminese. Colui che ha riportato alla ribalta riminese prima e poi nazionale ed internazionale questa “eroina” divenuta nei tempi moderni mito della libertà di scegliere chi amare.
Ma non è stato sempre così. Farina ci racconta la storia del cambio di valutazione su questa figura letteraria. Sì, letteraria perché “di Francesca vera, di ‘Francesca della storia’, per certo si sa soltanto che è esistita circa tra il 1260 e il 1284, ma non quando né dove è nata e morta. Nulla si evince dei suoi presunti o reali amori peccaminosi e di duplici omicidi da cronache contemporanee o da documenti attendibili, se non dai versi di Dante e dalla novella di Giovanni Boccaccio, non fonti storiche ma letterarie”.
Farina sostiene che esistono due Francesca da Rimini: “C’è Francesca di Dante racchiusa nel V canto nella quale il Poeta è riuscito a coniugare peccato e bellezza, amore e morte, pena e amorosa pietà, attraverso i più bei versi della letteratura d’ogni tempo. Comunque peccatrice, comunque all’Inferno”. Ma poi c’è “Francesca eroina dell’amore e della libertà che, seppur con le radici nella poesia del Poeta, è figlia della sensibilità e delle pulsioni romantico-patriottiche che affiorano con la Rivoluzione francese e cambiano in pochi decenni la geografia politica e la cultura dell’Occidente. Che nasce in una calda serata del luglio 1795 a Siena dalle rime del poeta giacobino Francesco Gianni, autore della prima opera della storia a lei, solo a lei dedicata. E da allora vive di vita propria fuori dalla ‘Commedia’ e fuori dall’Inferno e afferma valori positivi: virtù, libertà, passione e fedeltà”.
Ed è soprattutto questa seconda Francesca, la “nuova”, l’”eroina” che Farina scruta nelle opere letterarie, artistiche, musicali, cinematografiche (ma anche nei fumetti, nei fotoromanzi, nelle cartoline) di autori di tutto il mondo. Perché Francesca in questi ultimi due secoli è divenuta una icona globale. Nell’Ottocento “le sono state dedicate più di 310 opere da 277 autori tra pittori, scultori e incisori, dei quali 114 italiani, 77 francesi, 44 inglesi, 16 dei paesi germanici e 26 di diversi paesi, dalla Spagna alla Russia”.
“Nei sei anni compresi fra il 1897 e il 1903, Francesca da Rimini l’Eroina affolla teatri, gallerie e concorsi di pittura e scultura, concert hall e librerie, come mai era accaduto in precedenza. In Italia, Francia, Inghilterra e America vanno in scena, praticamente in contemporanea, le tragedie di Stephen Phillips, di Georg Henry Boker, di Gabriele D’Annunzio e di Francis Marion Crawford, senza dimenticare le parodie come quella di Eduardo Scarpetta a Napoli”.
E allora ricordiamo alcune di queste opere dedicate alla “nuova” Francesca, e che Farina evidenzia fra le altre centinaia a lei dedicate: la tragedia scritta da Silvio Pellico nel 1814, la più amata e rappresentata per quasi un secolo; le musiche di Donizetti e Rossini; i 102 acquarelli straordinari di William Blake ad illustrare la “Commedia” di Dante, fra cui quelli su Francesca, del 1824; i versi di Byron, Shelley, Keats; le 135 tavole del pittore francese Dorè per la “Commedia” realizzate fra il 1861 e il 1868; la tela di Ernst Klimt del 1890; le straordinarie interpretazioni teatrali di Adelaide Ristori, indiscussa regina del teatro italiano dell’Ottocento, di Sarah Bernhardt a New York, di Eleonora Duse per la tragedia di Gabriele D’Annunzio; le musiche di Sergej Rachmaninov e Pyotr Tchaikovsky i più grandi musicisti russi d’ogni tempo; gli anatemi di Tommaso Marinetti e dei futuristi contro Francesca; la rappresentazione del corpo di ballo del Bolshoi della Francesca con la musica di Tchaikovsky.
Ma l’apice Francesca lo raggiunge con le sculture di Auguste Rodin, in particolare con “Le baiser” (“Il bacio”) del 1904, il capolavoro dell’artista francese: “Quel bacio ‘perfetto’ di Paolo e Francesca che sa parlare non d’Inferno né di pene, ma di amore, di passione e di un paradiso terrestre che tutti possono vivere. Non solo nei sogni”.
E’ incredibile come “Dante con i suoi versi straordinari, riesca a trasformare una banale peccaminosa storia cortigiana di sesso, in una drammatica tragedia che lo emoziona fino allo svenimento, rendendo l’amore e la passione gli elementi fondanti della sua narrazione. La sua potrebbe essere una sorta di favola incantata alla quale, purtroppo, manca il lieto fine perché il peccato c’è e resta. E richiede pena e sofferenza che vanno scontate all’Inferno”.
Ma la indagine di Farina ci aiuta a “scoprire come e perché Francesca, mai indagata a fondo come personaggio autonomo, è venuta alla luce al di fuori della ‘Commedia’ e si è trasformata in un mito. Un mito potentissimo ancor oggi immutato nella significazione di libertà, sua prima e quanto mai attuale ragion d’essere”. Un’eroina che diventa mito e ispira e infiamma innamorati, romantici e combattenti per la libertà in tutto l’Occidente, affermando valori positivi e irrinunciabili per l’essere umano: passione, fedeltà e diritto di scegliere senza costrizioni il partner della vita.
Lancia anche un messaggio forte e chiaro: l’amore non uccide! E a noi, figli dei tempi moderni, ricorda che nel nostro mondo, ogni anno, i matrimoni forzati sono sessanta milioni e ogni giorno 137 donne vengono uccise da un membro della propria famiglia. Numeri drammatici.
Paolo Zaghini