Home___primopianoCome friggersi il cervello prima che il clima frigga la Terra

Più divampa la guerra fra ecoscettici ed ecoterroristi, meno probabiità ci restano di cavarcela


Come friggersi il cervello prima che il clima frigga la Terra


30 Luglio 2023 / Lia Celi

Lo dicevano che il Covid avrebbe lasciato conseguenze a lungo termine sul nostro cervello. Si temeva un’anticipazione dell’insorgenza del morbo di Alzheimer o di un incremento del Parkinson, e invece, sorpresa, si tratta di una degenerazione cerebrale di altro genere, che possiamo chiamare STSR4, Sindrome da Talk-Show di Retequattro.

È un mix di complottismo, negazionismo (della scienza ma anche dell’evidenza) e monomania passivo-aggressiva, sviluppato nei laboratori Mediaset, ma non estraneo a quelli della 7 e di Raitre, e diffuso attraverso i programmi televisivi al tempo dei battibecchi sui vaccini. Terminata la pandemia è sopravvissuto, anzi prosperato in gran parte dell’opinione pubblica, e oggi influenza, anzi, deforma, la comunicazione rispetto alla nuova emergenza, il cambiamento climatico.

Gli stessi che sostenevano che il Covid fosse una semplice influenza gonfiata dolosamente dai poteri forti e i vaccini una cospirazione di Big Pharma e di Soros con il doppio scopo di riempirsi le tasche e sterminare la razza bianca, oggi applicano lo stesso schema di (ehm) pensiero all’aumento di fenomeni atmosferici estremi e all’altalena di calura e grandinate che caratterizza le ultime estati.

Secondo i malati di STSR4, gli stessi supercattivi che volevano spazzare via i bianchi con Moderna e AstraZeneca e non ci sono riusciti (anzi), oggi ci provano con una strategia ancora più subdola: vogliono convincerli che il clima è impazzito a causa dell’inquinamento e obbligarli a rinunciare a tutti i comfort dell’Occidente moderno, dall’automobile al condizionatore, dal termosifone alla carne bovina due volte al giorno, in modo da ucciderli piano piano.

Ma dall’altra parte si suona una musica quasi uguale e contraria: il cambiamento climatico è colpa nostra perché siamo brutte persone che vogliono stare sempre meglio e fare sempre meno fatica, e non capiamo il valore morale di accettare il naturale ciclo delle temperature, girare solo in bicicletta anche quando fuori diluvia e di mangiare quattro ceci a pranzo e due foglie di lattuga a cena come gli eremiti dell’alto Medioevo. Quindi oggi dobbiamo rinunciare a tutti i comfort dell’Occidente moderno, dall’automobile al condizionatore, dal termosifone alla carne bovina due volte al giorno: magari il clima non migliora, visto che in Cina e in India da quell’orecchio non ci sentono, ma nel vedere tanti occidentali che fanno penitenza qualcuno lassù si commuoverà e ci manderà qualche bomba d’acqua in meno.

Il dibattito si sta inasprendo, con da un lato giornali come Libero e la Verità che trattano da pazzi da legare o ecoterroristi tutti quelli che osano parlare di emergenza climatica (inclusi Mattarella e Papa Francesco), dall’altro quelli che aprono con il video della ragazza che scoppia in lacrime davanti al ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin perché terrorizzata dall’apocalisse imminente.

Ora, non c’è bisogno di pensare all’apocalisse per piangere davanti a Pichetto Fratin, basta pensare a come è stato messo su quella poltrona (uno scambio di nomi nella lista dei ministri); il video della crisi eco-ansiosa della ragazza sembra piuttosto confermare i pregiudizi degli ecoscettici, cioè che le paturnie sul riscaldamento globale hanno finito per fondere i neuroni di chi ci crede.

Il guaio è che per elaborare davvero una risposta efficace alle trasformazioni del clima (non un rimedio, ma almeno una riduzione dei danni) ci vorrebbe una strategia lungimirante e a 360 gradi. Possibilmente prima che i trecentosessanta gradi siano quel che registrano i termometri.

Lia Celi