Concessioni spiagge, PD e SIB in coro da fronti opposti: “Governo intervenga subito”
11 Luglio 2024 / Redazione
Tutti d’accordo almeno su un punto: il Governo deve uscire dell’inerzia e darsi una mossa. Dopo l’ultima sentenza della Corte di Giustizia Europea che chiude definitivamente anche alla possibilità di indenizzi ai balneari cui non verrà rinnovata la concessione, sia il PD e che il sindacato di categoria SIB-Confcommercio invocano un intervento di urgente di palazzo Chigi.
“L’inerzia e l’incapacità del Governo e della maggioranza hanno messo il comparto balneare, colonna del turismo italiano, in una situazione mai vissuta da operatori e Comuni italiani e dall’intero Paese: il non affrontare la direttiva Bolkestein sulle concessioni ha creato ormai il caos totale dal punto di vista giuridico e lasciato senza alcuna certezza e prospettiva il futuro delle spiagge e delle coste italiane. Decidere di non decidere non risolve nessun problema, si ripercuote in negativo sui Comuni, che, lasciati soli, non possono che provare ad interpretare autonomamente il caos normativo. Da un lato non si possono programmare piani dì riqualificazione; dall’altro senza una disciplina quadro che definisca i criteri per le procedure di evidenza pubblica il rischio è che persino gli investimenti fatti dalle imprese per poter garantire servizi e funzioni non vengano considerati, come dimostra l’ultima sentenza della Corte di Giustizia. Il Governo intervenga subito considerando i molteplici aspetti che riguardano le coste, i Comuni e le imprese. Lo stiamo chiedendo da tempo. Ci vuole serietà”. Lo scrivono in una nota, Piero De Luca, Capogruppo Pd Commissione Politiche UE e Andrea Gnassi della Commissione attività produttive ed ex sindaco di Rimini
“Il Governo – proseguono – deve intervenire per emanare immediatamente i necessari decreti legislativi, che consentano agli enti concedenti di procedere alle procedure di evidenza pubblica per l’assegnazione delle concessioni demaniali marittime, sulla base di criteri di ragionevolezza e trasparenza che considerino professionalità e investimenti delle attività in essere, dei livelli occupazionali da assicurare, degli impegni ambientali assunti, il riconoscimento di un equo indennizzo per gli investimenti realizzati dai concessionari uscenti, anche per le opere inamovibili. È finito il tempo della propaganda e demagogia” concludono Piero De Luca e Andrea Gnassi.
La vede diversamente ma giunge alla medesima conclusione Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a FIPE/CONFCOMMERCIO: “Ci riserviamo una valutazione, dopo attenta analisi, della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea – ha dichiarato – osserviamo, però, che l’interpello del Consiglio di Stato riguardava esclusivamente la conformità al diritto europeo della devoluzione delle opere di difficile rimozione alla scadenza delle concessioni in favore dello Stato, non di terzi privati”.
Sostiene il SIB: “La domanda del Consiglio di Stato era in riferimento, esclusivamente, alla libertà di stabilimento ex art. 49 del Trattato non anche all’art. 17 della Carta di Nizza sul diritto di proprietà. La Corte di Giustizia ha ritenuto conforme la devoluzione delle opere in funzione della tutela della proprietà pubblica e delle finanze dello Stato. Diverso è il caso di confisca in favore di un altro privato eventuale subentrante. A tal proposito si ricorda che con il trasferimento della concessione si trasferisce anche l’azienda che ivi insiste creata dall’attuale concessionario. La mancata previsione di un indennizzo a carico del concessionario subentrante assicurerebbe a costui un arricchimento indebito in contrasto, non solo con i nostri principi costituzionale (v.art.42), ma anche con quelli della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (art. 1 del Primo protocollo aggiuntivo) sulla tutela della proprietà”.
“Fuorviante, pertanto, la lettura che viene data di questa sentenza per ammettere una confisca senza indennizzo estranea sia al nostro Ordinamento che a quello europeo – conclude Capacchione – Ancora più urgente, quindi, un intervento legislativo chiarificatore”.