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Il tempo è scaduto. Occorre procedere con i bandi. Ecco come farli


Concessioni spiaggia: una proposta in 10 punti per uscire dal caos


24 Giugno 2024 / Maurizio Melucci

Concessioni spiaggia: Una proposta per uscire dal caos

Non nascondo di essere preoccupato. Sulle concessioni demaniali vi è una situazione di incertezza assoluta dove si susseguono interventi dell’autorità per la concorrenza (AGCOM) che sconfessa molte delibere di proroga delle concessioni fatte dai Comuni.

Di conseguenza aumentano le sentenze di Tar e Consiglio di Stato che annullano le delibere comunali. Un caos pericoloso. Stiamo parlando dell’industria del turismo balneare in Italia, di rinnovamento degli stabilimenti, di adeguamento a nuove domande da parte di turisti e cittadini, di investimenti fermi da anni.

Purtroppo, il Governo e la coalizione di centrodestra sono bloccati, fermi, incapaci di fare una proposta seria in coerenza con la legislazione europea. Non sanno come smentire le promesse fatte negli anni passati. Non vedo d’altra parte proposte praticabili da parte di Comuni e Regioni. Ma solo affermazioni che vanno bene per un dibattito politico. Per queste ragioni propongo in questa “pillola” domenicale una soluzione per le concessioni.

La proposta

Iniziamo dai punti sui quali mi pare ci sia accordo (a parte qualche “giapponese” di “usciamo dalla Bolkestein” o le “spiagge non sono una risorsa limitata”).

1) Le concessioni di beni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative sono affidate mediante procedure competitive di selezione tra i candidati potenziali nel rispetto dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione e parità di trattamento. Ora vediamo come farle:

2) Resta fermo, in assoluto, il diritto libero e gratuito di chiunque all’accesso ed alla fruizione della battigia, anche ai fini di balneazione. Le amministrazioni competenti assicurano l’effettivo esercizio di tale diritto, fatta salva l’osservanza delle limitazioni per esigenze di sicurezza correlate alle attività che si svolgono in ambiti militari, produttivi e portuali.

3) La durata delle concessioni di beni (demaniali marittimi per finalità turistico ricreative), non può essere inferiore a quattro anni, né superiore a 15 anni, ed è individuata in modo da assicurare un uso rispondente all’interesse pubblico, nonché in misura proporzionata all’entità ed alla rilevanza economica degli investimenti e delle opere che devono essere realizzate dal concessionario.

4) La migliore offerta è selezionata con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, sulla base di un piano economico – finanziario di copertura degli investimenti e della connessa gestione per l’arco temporale oggetto della concessione. I criteri di valutazione dovranno essere:
– La qualità degli impianti e dei manufatti da realizzare nel corso della concessione.
– Utilizzo di materiali eco-compatibili e manufatti amovibili durante il periodo invernale.
– L’utilizzo di energie rinnovabili
– La fruibilità per i diversamente abili
– L’impegno del concorrente ad impiegare lavoratori già utilizzati dal concessionario uscente.
– Salvaguardare la rete di micro e mini-imprese tipiche della gestione degli arenili della Romagna e in buona parte d’Italia

5) Il canone della concessione demaniale, in quanto determinato sulla base di criteri previsti da legge statale, non può costituire criterio di valutazione dell’offerta.

6) Ridefinizione dei canoni demaniali sulla base di tre fasce (attualmente sono due): spiagge ad alta valenza turistica, normale valenza turistica, bassa valenza turistica. Un canone più alto di quello attuale e una diversa ripartizione tra Stato, Regioni e Comuni.

7) Aumento delle spiagge libere, nei litorali con percentuali di concessioni che sono oltre l’80% dell’arenile di un singolo Comune. Indicare il 20% lo spazio minimo riservato alle spiagge libere da concessione.

8) Definizione dei requisiti per partecipare alle evidenze pubbliche o per essere esclusi. Norme già in atto per altre evidenze pubbliche nella pubblica amministrazione.

9) Motivi di revoca (per interesse pubblico) o decadenza della concessione. Anche in questo caso vi è ampia letteratura nel campo della Pubblica Amministrazione.

10) Numero delle evidenze pubbliche alle quali può partecipare un imprenditore. Non superiore a tre. Le aree di spiaggia messe a evidenza pubblica debbono essere limitate nelle dimensioni.

Questi dieci punti di principio penso possano trovare un accordo da parte delle Regioni, dei Comuni, delle categorie economiche, degli ambientalisti e delle associazioni dei consumatori.

I problemi aperti e di scontro politico

Ora vediamo i punti su cui è aperta una discussione. I principali sono sostanzialmente due.
a) Il riconoscimento di un punteggio per il concessionario uscente per la professionalità acquisita durante l’attività di concessionario;
b) Il riconoscimento al concessionario uscente degli investimenti non ammortizzati e del valore dell’azienda.

Entrambi questi punti contrastano con le sentenze del Consiglio di Stato italiano e della Corte di Giustizia Europea che hanno più volte ribadito che non vi possono essere vantaggi per il concessionario uscente.

Aspetto diverso è l’indennizzo per gli investimenti fatti e non ammortizzati. Ma in questo caso si tratta di una valutazione caso per caso.

Sul valore dell’azienda non credo che vi siano possibilità di mediazione. L’indennizzo a fine concessione non è previsto dall’attuale legislazione italiana. Inserirlo ora si presta a ricorsi.

Da approfondire dal mio punto di vista la possibilità di un punteggio per la professionalità utile per la gestione di una concessione di spiaggia. Ovviamente professionalità che non può riguardare solo i concessionari uscenti, ma anche nuovi imprenditori che hanno operato nel campo turistico.

Interessante potrebbe essere utilizzare la normativa europea sui Servizi d’interesse economico generale (SIEG). Si tratta di attività economiche che rivestono anche funzioni d’interesse generale come nel nostro caso il salvamento, la difesa della costa, la pulizia degli arenili ecc..

Conclusione

Consiglio ai concessionari uscenti di attrezzarsi per competere nelle evidenze pubbliche senza sperare che vi siano privilegi per chi ha gestito le spiagge in questi decenni e di lasciare perdere richieste che non sono praticabili e che hanno portato ad un blocco degli investimenti ed al caos normativo attuale sulle spiagge italiane.

La responsabilità di questa situazione, in primo luogo, è in capo ai concessionari attuali e le loro sigle sindacali. Poi è responsabilità della politica che è andata dietro in questi anni alle richieste più assurde degli attuali bagnini. Ora è tempo di cambiare per l’interesse pubblico che ricoprono le spiagge italiane.

Maurizio Melucci