Home___primopianoConfagricoltura Forlì-Cesena Rimini esulta per il declassamento del lupo, animalisti in rivolta: ma cosa cambia?

Carlo Carli: "Passo importante", ma i numeri dei predatori sono irrisori la specie resta protetta: come stanno le cose


Confagricoltura Forlì-Cesena Rimini esulta per il declassamento del lupo, animalisti in rivolta: ma cosa cambia?


6 Dicembre 2024 / Redazione

“Si tratta senza dubbio di un passo importante per frenare l’espansione incontrollata dei predatori come il lupo, sempre più presenti nei nostri territori. Le numerose segnalazioni ricevute ne confermano l’impatto crescente, specialmente quando attaccano allevamenti e bestiame. Confagricoltura, in più occasioni, aveva sottolineato la questione, facendosi portavoce sia delle preoccupazioni degli agricoltori, spaventati dagli attacchi a greggi e allevamenti, sia delle istanze delle comunità locali”.

Con queste parole, Carlo Carli, presidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini, ha commentato la decisione del Comitato permanente della Convenzione di Berna di modificare lo status di protezione del lupo da “strettamente protetto” a “protetto”. Si tratta, di fatto, di un declassamento della specie.

“Da tempo – prosegue Carli – si chiedeva una presa di posizione efficace per tutelare le attività del settore primario. Questo comparto non solo presidia il territorio, ma è un rilevante comparto economico, strategico per il nostro Paese e il nostro territorio, fonte di reddito per tante famiglie. Con questa decisione, il lupo rimane una specie protetta e tutelata, ma si introduce un equilibrio più ampio che tenga conto di tutte le attività in gioco, compresa quella agricola”.

La delibera entrerà in vigore il prossimo 7 marzo. Successivamente, l’Unione Europea potrà aggiornare i corrispondenti allegati della Direttiva Habitat. Nello specifico, la Commissione proporrà una modifica legislativa che dovrà essere adottata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio. Una volta completato questo iter, ogni Paese avrà così maggiore flessibilità nella gestione delle popolazioni locali di lupo.

Ovvie le proteste, al contrario, delle associazioni ambientaliste. “Il declassamento dello status di protezione del lupo è una decisione politicamente motivata che non si basa sulle evidenze scientifiche”, ha commentato Sabien Leemans, responsabile del Wwf per la biodiversità. “È una sconfitta per la natura e per la scienza. Una scelta che rischia di riportarci indietro di decenni. Abbiamo il dovere morale e scientifico di proteggere questa specie, non solo per il suo valore intrinseco, ma per l’equilibrio degli ecosistemi e per il futuro delle generazioni che verranno”, dice Daniele Ecotti, presidente di Io non ho paura del lupo. “Una sconfitta per tutti coloro che in questi anni si sono battuti per la protezione del lupo”, l’ha definita La Federazione nazionale Pro Natura.

La paura atavica del predatore europeo per eccellenza, come all’opposto l’incondizionato amore per gli animali, rischiano però di offuscare la realtà. In Europa la popolazione attuale di lupi è stimata in 20mila unità; in Italia sarebbero 3.300. Sempre in Italia bestiame domestico è invece stimato in  6,4 milioni di ovini, un milione di caprini, 6 milioni di bovini che solo in piccola parte sono allevati all’aperto: per esempio quelli che vanno al pascolo in Emilia-Romagna non arrivano a 2mila. Infine, insignificante il numero dei suini lasciati allo stato semibrado e quelli degli equini.

Dunque i danni che i lupi indubbiamente provocano agli allevamenti assommano a percentuali irrisorie. Ma gli abbattimenti mirati inciderebbero su numeri ancora più infinitesimali: quindi è molto più razionale, e meno costoso, risarcire i danni agli allevatori piuttost che scatenare battute di caccia; sarebbero solo atti di vendetta senza alcun rilievo dal punto di vista di tutela economica. Senza contare che gli zoologi hanno riscontrato che gli abbattimenti possono essdere anche controproducenti: gli esemplari più giovani rimasti senza adulti per nutrirsi sarebbero costretti ad attaccare prede più facili, come appunto gli animali domesticati.

E le aggressioni all’uomo? Qui siamo davvero nel campo delle pure ideologie. Tutte le indagini scientifiche negano che in Italia tali aggressioni si siano verificate da almeno un secolo a questa parte. Al contrario, esponenti per lo più di estrema destra, ultimo il generale Vannacci, affermano che invece gli attacchi ci siano stati e continuino ad esserci. Ma anche costoro non sono in grado di elencare non più di una trentina di episodi negli ultimi 15 anni, molti dei quali assai dubbi. E anche a detta di queste denunce, nessuno con gravi conseguenze. E soprattutto nessuno mortale. Insoma da tempo immemorabile il lupo non ha ucciso nessun essere umano in Italia.

Ciò detto, cosa cambia con la declassificazione decisa a livello europeo? A detta degli esperti – per esempio Luigi Boitani, docente emerito di zoologia all’università La Sapienza di Roma- non cambia praticamente nulla. Il lupo in Europa resta una specie protetta e gli abbattimenti indiscriminati continueranno a essere proibiti. Spetterà ai singoli stati prendere provvedimenti in base alle situazioni locali. E anche se si dovessero decidere abbattimenti mirati, non inciderebbero per nulla nè a tutela degli allevatori nè a danno della specie.