Corte Costituzionale rivoluziona l’IMU, Comune di Rimini perde già mezzo milione
2 Ottobre 2024 / Redazione
Con la sentenza n. 209/2022 la Corte Costituzionale ha rivoluzionato l’esenzione IMU per l’abitazione principale: ai fini dell’esenzione, infatti, per abitazione principale si intende l’immobile, iscritto nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare, nel quale il possessore dimora abitualmente e risiede anagraficamente. Eliminato il riferimento al nucleo familiare, l’esenzione IMU ora compete al verificarsi di due condizioni: la dimora abituale e la residenza anagrafica.
Più precisamente, la sentenza ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 13 comma 2 DL 201/11 nella parte in cui richiede, ai fini dell’agevolazione IMU, che l’immobile sia utilizzato come abitazione principale non solo dal soggetto, ma anche dal suo nucleo familiare.
Il pronunciamento ridefinisce l’abitazione principale, a prescindere dalla residenza e dimora degli altri componenti della famiglia. L’esenzione IMU deve quindi essere riconosciuta anche alle persone riunite in matrimonio o in unione civile che vivono in immobili diversi, dove hanno dimora abituale e residenza anagrafica, per ciascuno dei rispettivi immobili, sia se ubicati nello stesso Comune, sia se in Comuni diversi.
A partire dal 20 ottobre 2022 dunque non è più richiesto il pagamento dell’IMU come seconda casa al coniuge residente, che vi dimori abitualmente, mentre l’altro vive in un altro immobile, in precedenza individuato come unica abitazione principale per tutto il nucleo familiare, nel rispetto della norma.
La sentenza della Corte Costituzionale ha valore retroattivo, con possibilità quindi di richiesta di rimborso per gli aventi diritto, sui quali la Cassazione pone l’onere di provare la sussistenza delle condizioni previste per il riconoscimento dell’esenzione.
Per il bilancio del Comune di Rimini l’effetto di tale sentenza si è tradotto in mancate entrate da Imu che, dall’analisi effettuata ad inizio agosto della prima rata IMU versata a giugno 2024, si traduce in un minor gettito rispetto alla previsione 2024 imputabile proprio alla nuova definizione di abitazione principale, dato che l’ufficio tributi, a fronte dello stesso numero di contribuenti paganti, ha riscontrato la riduzione dell’importo medio del versamento.
Tale riduzione corrisponde circa alla metà dell’importo delle minori entrate di 930 mila euro, quindi circa mezzo milione, che verrà finanziato nella variazione di bilancio in corso di approvazione (l’altra metà è dovuta alla contrazione dei versamenti degli anni precedenti legata a eventi non preventivabili, come fallimenti eccetera).
L’Amministrazione Comunale ha già da tempo innalzato il livello dei controlli per far sì che questa nuova interpretazione della norma non presti il fianco ad irregolarità, a condotte fraudolenti e richieste di esenzioni e di rimborsi senza averne diritto. Allo scopo di dare seguito alla norma in ottemperanza ai principi di equità ed uguaglianza che persegue, i Comuni sono tenuti a verificare la veridicità delle dichiarazioni dei nuclei famigliari e quegli aspetti che dimostrano la reale dimora/residenza effettiva (come ad esempio i consumi delle utenze domestiche, il luogo di lavoro, ecc).