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Il libro di Angelo Turchini "La Romagna nel Cinquecento. V – La Romagna nello Stato pontificio. Istituzioni, governi e comunità"


Così nacque la Legazione di Romagna


26 Marzo 2023 / Paolo Zaghini

Angelo Turchini: “La Romagna nel Cinquecento. V – La Romagna nello Stato pontificio. Istituzioni, governi e comunità” Il Ponte Vecchio.

Il lavoro ciclopico di Angelo Turchini, docente di Storia Moderna e Archivistica in pensione, sulla Romagna nel Cinquecento prosegue: questo quinto volume racconta del consolidamento del potere papale nei nostri territori nel corso del XVI secolo, dopo la fine del dominio delle signorie. Questo nuovo volume viene dopo “Istituzioni, comunità, mentalità” (2003), “Romagna illustrata” (2003), “Ambiente, uomini, colture del territorio” (2020), “Inquisizione in Romagna” (2021). Tutti editi dall’editore cesenate Il Ponte Vecchio.

“Nel corso dei primi decenni del Cinquecento i rappresentanti del potere papale in Romagna dovettero affrontare ovunque l’instabilità interna della comunità e, almeno fino alla metà del secolo, furono costretti ad appoggiarsi alle famiglie che di volta in volta prevalevano negli scontri di parte”.

Ma il successo papale era stato anticipato dall’azione violenta di Cesare Borgia (1475-1507) alla conquista della Romagna e delle Marche. Il papa Alessandro VI inviò ai signori di Pesaro, Imola, Forlì, Faenza, Urbino e Camerino, una lettera in cui li dichiarava decaduti dai loro feudi, spianando così la strada alla conquista del figlio e donandogli un intero principato. Come era prevedibile nessuno obbedì all’ingiunzione del papa. La lotta si scatenò cruenta.

“La vittoria di Cesare Borgia sui signori cittadini, sulle fazioni nobiliari, sulle autonomie cittadine costituisce il fondamento per l’affermazione diretta della sovranità statale; ad esempio il colpo assestato dal Valentino ad una signoria languente, come quella dei Malatesta, è mortale”.

I rappresentanti del potere papale fin dai primi decenni del XVI secolo, i Legati, avendo poteri sul territorio, devono fare conti articolati con comunità e feudi, essendo testimoni del recupero della sovranità diretta pontificia della Romagna, sia pure con instabilità e conflittualità interne.
“La creazione della Legazione permette l’ammortizzazione dei conflitti di fazioni e partiti interni alle comunità e l’unificazione di un territorio precedentemente frammentato e diviso fra signorie cittadine, costruendo una relativa uniformità di comportamenti all’interno dello Stato Pontificio. La Legazione di Romagna è una provincia dai confini amministrativi qualche volta variabili, non dissimile da altre province dello Stato, delle cui vicende naturalmente risente”.

La Legazione di Romagna, quale istituzione di governo intermedio fra centro romano e periferie territoriali locali, costituisce l’oggetto di questo nuovo volume di Turchini che evidenzia le vicende e le funzioni delle istituzioni politiche, amministrative, giudiziarie, ecclesiastiche, economiche e finanziarie.

La narrazione ci porta dentro le vicende del secolo a Imola, Forlì, Faenza, Forlimpopoli, Rimini, Cesena attraverso una scavo straordinario delle carte degli archivi comunali, ecclesiali e delle grandi biblioteche della Romagna.

“Se la Romagna fino al 1580 era stata sostanzialmente immune dalla piaga del brigantaggio, poi il fenomeno esplode in forma acuta nella seconda metà del pontificato di Gregorio XIII”. Diventa un problema grave nel biennio 1589-1590, anni di grave crisi economica, frutto anche della politica papale antifeudale (“di piccola nobiltà privata dei suoi feudi”). Si costituiscono bande numerose che terrorizzano non solo la campagna ma anche le città.

Una attenzione importante è dedicata da Turchini a “i pacifici”, volontari che si organizzano per ristabilire e mantenere la pace e l’ordine, “mediante l’istituzione di una magistratura popolare”. Il secolo vede diverse città della Romagna alle prese con problemi di quiete comunitaria turbata da scontri tra fazioni e sette varie, con faide e spirali vendicative, anche con rapine e omicidi dei banditi. “La magistratura [dei Pacifici] aveva leggi e discipline proprie e mirava a conservare l’unione fra i cittadini e ad estirpare le fazioni”. Attraverso la magistratura dei Pacifici il governo pontificio impose il proprio controllo sulle città e le diverse comunità romagnole.

Gli anni venti del Cinquecento vede l’ultima fiammata a Rimini del potere della famiglia Malatesta. Nel 1522 Sigismondo Malatesta, figlio del Pandolfaccio, rioccupa Rimini “contro gli ecclesiastici”, ma la perde pochi mesi dopo. Approfittando della crisi dovuta al Sacco di Roma nel 1527, Sigismondo colse l’occasione per riprendersi Rimini, dove si vendicò degli avversari, specialmente della famiglia Belmonti che si era affermata con la caduta in disgrazia dei Malatesta, torturando e uccidendo Pandolfo Belmonti. Ma una vasta alleanza promossa dal Papa metterà definitivamente fine ad ogni speranza per i Malatesta di tornare a governare Rimini.

Turchini dedica numerosi cammei anche a comuni più piccoli. Nel Riminese a San Giovanni, Montescudo, Montebello, Verucchio.

Infine un ricco profilo è dedicato al fiorentino Francesco Guicciardini (1483-1540) scrittore, storico e politico. Dopo l’assunzione al papato di Giulio de’ Medici, col nome di Clemente VII, venne inviato a governare la Romagna dal 1524 al 1527, con pieni poteri, una terra agitata dalle lotte tra le famiglie più potenti; qui Guicciardini diede ampio sfoggio delle sue notevoli abilità diplomatiche. “Guicciardini si mostra fin da principio severo e imparziale, vuole sottomettere guelfi e ghibellini, mandare a morte i briganti più terribili; ed egli stesso si reca di città in città per ricondurvi l’ordine e per incoraggiare la popolazione ad esporre le proprie sofferenze e i propri lamenti”. Sarà a Rimini, in quegli anni, due volte.

Ancora una volta Turchini ci ha dato con questo volume (oltre 600 pagine) dimostrazione delle sue notevoli capacità di ricercatore archivistico, regalandoci un altro importante tassello per la conoscenza della Romagna nel Cinquecento, più che mai a torto considerato un secolo dove non successe nulla.

Paolo Zaghini