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Così è stata e sarà Rimini


31 Dicembre 2018 / Paolo Zaghini

Attilio Giusti: “Rimini perché. Almanacco illustrato dal 1900 al 2030” – Digitalprint.

Al di là degli autori che hanno scritto, è giusto che questo volume abbia in alto in copertina l’Autore che lo ha voluto e realizzato: Attilio Giusti, tipografo riminese, 80 anni.

Attilio ama Rimini e le sue foto, che la ritraggono in continua evoluzione nel tempo. Un vero e proprio album fotografico storico di Rimini.

In questo grande Almanacco ne ha pubblicate oltre 1.300, attingendo a collezioni private (quelle di Alessandro Catrani, Luciano Liuzzi, Emilio Salvatori. Giorgio Deangeli, Leonardo Fazzioli) e a quelle di istituti culturali (gli archivi fotografici della Biblioteca Gambalunga, del Museo della Città, dell’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea della Provincia di Rimini).

Molte fotografie sono state già viste, ma tantissime altre sono inedite: da quelle splendide dalle collezioni di Catrani della Rimini degli anni Venti e Trenta a quelle del mondo politico e amministrativo del dopoguerra provenienti dall’Istituto Storico della Resistenza. Ho visto tanti amici sfogliare questo volume e perdersi nella visione di queste foto, dando ragione a Giusti che ne ha volute così tante e diverse.

Giusti ha posto in apertura del volume questo incipit: “Solo il passato è certezza e l’operazione di esorcizzarlo, facendolo vivere intensamente in noi, è l’unico modo di darci realtà e sicurezza. Forse anche la nostra opera si inquadra in questo stato di necessità. Abbiamo voluto aprire la città, documentandola visivamente, per sentirci in sintonia con essa, pur non avendo la pretesa di una quasi impossibile testimonianza globale, ma che ci sembra possa portare un significativo contributo ad una sua più approfondita comprensione”.

Tema che riprende anche il Sindaco Andrea Gnassi nel suo saluto: “Un volume in cui, finalmente, le immagini del passato stanno accanto a quelle del presente e del futuro, in armonia, in sinergia, senza più amnesie né dimenticanze. E’ questo il senso di ogni libro di storia. Chiudersi con pagine bianche ancora da scrivere”.

Una quindicina gli autori che hanno trattato gli eventi cronologici (Catrani dal 1900 al 1940, Paolo Zaghini dal 1941 al 1961, Pietro Caruso dal 1961 al 1990, Luca e Antonio Ioli dal 1991 al 2018), approfondimenti tematici (Fabio Tomasetti su “Storia e geografia urbana”, Roberto Venturini su “Il porto”, Attilio Gardini su “Il turismo”, Leonina Grossi su le donne, Giorgio Mussoni, Mauro Vanni e Andrea Albini su “La spiaggia”, Giorgio Betti su “Lo sport”, Giorgio Giovagnoli su “La fiera”), temi culturali (Massimo Pulini, Angela Montebelli, Orietta Piolanti, Oriana Maroni). Infine, come volume in appendice, il testo di Marino Bonizzato che prova a leggere il futuro prossimo della nostra Città: “Dal 2021 al 2030. La rivolta del bello”.

C’ è da sbizzarrirsi, ce ne è per tutti i gusti. Testi agili, scritti pensando ad un largo pubblico che accompagnano le centinaia e centinaia di foto. Difficile segnalare un evento, un personaggio, un tema piuttosto che un altro. Ad ognuno il piacere di esaminare quello di maggiore proprio interesse.

Però mi piace segnalare il saggio di Fabio Tomasetti, architetto, storico dell’urbanistica riminese, che in pagine documentate legge l’evoluzione della città nel corso del XX secolo: dal numero dei suoi abitanti alle infrastrutture che l’hanno cambiata (le deviazioni del Marecchia e dell’Ausa, le ferrovie che l’hanno intersecata, le nuove strade, le colonie marine, l’aeroporto, la fiera, la darsena). “Nel novecento alcune grandi opere trasformano in modo significativo la scena della storia urbana riminese: cambiano la geografia fisica e il paesaggio, influiscono sulla organizzazione territoriale, sull’economia e sulla vita quotidiana, arricchiscono la vita e l’esperienza della città”.

Ma vorrei segnalare anche l’appassionata storia scritta da Leonina Grossi, storica militante femminista riminese, “Le opportunità a Rimini. Un po’ più pari, un po’ meno dispari” dedicata alle donne riminesi del Novecento. La conclusione del suo pezzo è tra l’amaro e l’appello a vigilare per la difesa dei diritti acquisiti con enormi sacrifici dalle donne nella seconda metà del Novecento: “erano/eravamo così felici, così fiere delle loro/nostre conquiste, ci abbiamo creduto tanto, che, inebriate dal nostro entusiasmo, abbiamo pensato che tutto quanto conquistato, lo fosse per sempre! Per questo non abbiamo raccontato la nostra storia, le nostre difficoltà e le nostre lotte alle generazioni che ci hanno seguito: alle nostre figlie, alle nostre nipoti. Per questo non abbiamo insegnato loro che le conquiste per noi non sono per sempre, ma vanno sostenute, condivise e difese lottando, ‘facendo sempre buona guardia’ (…). Care ragazze, care giovani donne bisogna lottare, difendere i diritti e se stesse con dignità e grazie alle nostre competenze, alla nostra intelligenza, alla nostra sensibilità, portando in questa società il ‘femminile’, la nostra essenza e la nostra esperienza. Bisogna rendersi conto che nulla è certo, nulla è per sempre, soprattutto per le donne!”.

Sul secondo volume di “Rimini perché”, quello curato da Marino Bonizzato “Dal 2021 al 2030. La rivolta del bello”, mi riprometto di tornarci sopra il prima possibile. Una provocazione culturale che merita di essere raccolta al di là dell’affermazione dell’autore messa in premessa: “il libro in carta stampata si dilata e, fondendosi con un altro mezzo di comunicazione quale è la Rete [pagina face book “La rivolta del bello”], diventa strumento aggregante, interattivo e operativo capace di accompagnare e supportare la pacifica rivolta Avanti!sta che, immaginata con l’espediente letterario del Messaggio dal Futuro, potrebbe così diventare anche una realtà!”.

Paolo Zaghini