Home___primopianoDa Anita alla bambola di Casanova passando per Zanza

Già nel 1988 le ragazze svedesi manifestavano la loro delusione per non aver più trovato a Rimini l’atmosfera romantica che aveva affascinato le loro madri


Da Anita alla bambola di Casanova passando per Zanza


15 Ottobre 2023 / Giuliano Bonizzato

A proposito del mio ‘A Rimini una via per Zanza’, ritengo opportuno riprodurre alcune interessanti osservazioni ricevute via mail, in merito all’enorme distacco tra il ‘birrismo’ di massa degli anni 60 e i pochi folcloristici play boy del ventennio successivo (quello della emancipazione delle italiane e della ‘marcia indietro’ determinata dal terrore AIDS).

Mario M., appassionato cinefilo, considera emblematico del latin lover della prima fase il Mastroianni della Dolce Vita (1960) che identifica in una stupenda, sognante svedese (Anita Ekberg) la sua Dea dell’Amore. Mentre alla seconda fase apparterrebbe il Casanova Felliniano che consuma il suo ultimo rapporto con una bambola meccanica.

Umberto F. (membro all’epoca della mitica compagnia del Bar Azzurro di Piazza Tripoli ora Marvelli) mi conferma in una divertente missiva che il sesso fast food alla Zanza (detto anche instant sex da discoteca) era impensabile al tempo dei dancing. E in merito a certe improbabili ‘sparate ‘ statistiche, che ‘I ragazzi, allora, restavano con la stessa finchè non partiva, anche perchè finivano spesso per innamorarsene. A piazza Tripoli in diversi si sono sposati con svedesi…”.

Vero. La comunità vichingo-malatestiana è da noi numerosa e, almeno per quanto mi risulta, felicemente accasata. Ma erano i tempi del Fred Buscaglione di: ‘Ricordati di Rimini-di un bacio all’imbrunir-di quelle notti all’Embassy-trascorse in un sospir…’ I tempi rimpianti da quelle ragazze svedesi che (nel medesimo periodo in cui Zanza riceveva le sconcertanti cultrici di ‘una botta e via’ nella discoteca dove prestava servizio) manifestavano alla rivista Aftonbladet di Stoccolma (2 agosto 1988) la loro delusione per non aver più trovato a Rimini l’atmosfera romantica che aveva affascinato e fatto innamorare le loro madri.

Cito volentieri, in merito alla famosa via che qualcuno vorrebbe incredibilmente intitolare al personaggio in questione, la battuta fulminante uscita dalla penna del nostro elzevirista principe Nando Piccari. Secondo il quale,anche volendo a tutti i costi tributargli quel riconoscimento, subentrerebbe un imbarazzo di non poco conto. Infatti quando non si tratta di personaggio conosciuto occorre che nella tabella indicatoria venga aggiunta la qualifica che gli è valsa l’intitolazione: Tizio-avvocato; Sempronio-amministratore pubblico; Caio-insegnante. Nel nostro caso, come si fa a scrivere “scopatore seriale”?

Grande! Peccato soltanto che il mio sarcastico peana nei confronti di chi dovrebbe occupare una delle targhe destinate a chi ha dato lustro alla città, sia stato da lui interpretato come ‘possibilista’. Ma la colpa è mia che continuo ad adottare lo stile del ‘Goliardo’ anni sessanta, quando la satira anziché sparare in faccia all’avversario (come oggi è ampiamente consentito) si avvaleva della metafora, del sottinteso e del paradosso.

Devo dire che l’autore si è accorto subito della svista e, da galantuomo qual è, mi ha telefonato per scusarsi. No problem. Gli ho assicurato che al chiarimento, prima o poi, avrei provveduto io. Ecco fatto! Ciao Nando!

Giuliano Bonizzato