Dai Vitelloni a Zanza come dalla Dolce Vita alla bambola di Casanova
25 Agosto 2024 / Giuliano Bonizzato
A proposito del mio ultimo pezzo dedicato al Fellini ‘estivo’ e agli amori scandinavo-malatestiani, una gentile lettrice (Anna C.) richiamandosi alle interviste rilasciate nell’estate’88 da giovani turiste svedesi ad Aftonbladet, quotidiano di Stoccolma, da me citate in una precedente Malatestiana* mi scrive: “Ma insomma se nel 1988 le svedesi tornavano a casa insoddisfatte per il disinteresse dimostrato dagli italiani di cui invece le loro mamme conservavano un romantico ricordo per la capacità (ignota ai propri connazionali) di ‘corteggiare come si deve una donna’ come si spiega che, nel medesimo periodo, esistesse, a Rimini un italian-lover come Zanza cui si rivolgevano in blocco altrettante ‘straniere?”.
Cara Anna. La Tua perplessità è giustificata da una certa carenza di informazione su un fenomeno di costume che non è stato mai adeguatamente considerato nel suo percorso storico. Maurizio Zanfanti detto Zanza rappresentò un personaggio catturato e mandato in orbita dai mass-media rosa proprio perchè unico per non dire anomalo in quegli anni caratterizzati da una liberalizzazione sessuale che, non più prerogativa delle ‘nordiche’ d’antan, induceva ora il maschio romagnolo a rivolgersi alla disponibilità indubbiamente più calda e fantasiosa delle conterranee.
Le performance dichiarate dal nostro ’sopravvissuto’ (250 conquiste “scandinave”, per stagione) erano oltretutto quelle di un eroe omerico, considerato che avevano luogo negli intervalli consentitigli dal suo lavoro di ‘buttadentro’ e barista al Blow-Up. Si trattava dunque di rapporti necessariamente rapidi consumati un po’ dove capitava e (come si legge nella sua biografia) perfino nei ‘locali del ghiaccio’ della discoteca. Se ne deduce che alla fine degli anni ’80, esistevano già, accanto alle romantiche e deluse svedesine di Aftonbladet, numerose ragazze che del corteggiamento non sapevano proprio che farsene. Quelle, tanto per intenderci, da ‘una botta e via’.
Insomma, cara lettrice, occorrerebbe, tanto per restare in compagnia di Fellini, tracciare una netta linea di demarcazione tra gli anni teneri e sognanti del Mastroianni ed della Ekberg nella Dolce Vita (1959) e quelli (venti anni più tardi) che si concludono con la macabra danza di Casanova con una bambola meccanica (1978).
Già.
Federico, come al solito, aveva capito tutto.
Giuliano Bonizzato.
* ‘A Rimini una via per Zanza’. 27.08. 2023