Dal centrodestra ancora un candidato sindaco… col navigatore
13 Agosto 2021 / Nando Piccari
I leghisti dell’entroterra sono, come suol dirsi, fuori dalla grazia di Dio e non sanno darsi pace.
“Sarà mai possibile – vanno ripetendo – che tutte le volte in cui c’è da candidare a Sindaco di Rimini qualcuno di un altro Comune, a farla da padroni siano sempre quelli della Riviera? Cinque anni fa il Pesarese immigrato a Riccione, questa volta uno che viene da Bellaria, la città dove c’è anche il Club dei Pataca, e che raramente s’è spinto più a sud di Igea Marina. Mai che si pensi a cercare qualcuno di Saludecio o di Verucchio. Noi chi siamo, i figliastri di Salvini? Ma stiano attenti perché ci siamo ormai rotti i morroni. Pardon, i maroni.”
Come ha evidenziato Gianfreda, il centrosinistra ha tratto un bel sospiro di sollievo alla notizia che l’avversario di Jamil non sarà il ben più temibile Ravaglioli. Mentre nel centrodestra la componente “finarella”, che fa fatica a convivere con la grezzura dei Zuccardo o come si chiamano, pare stia proponendo un corso di bon ton per Ceccarelli, il quale fu a suo tempo così salutato dal mensile “Ottopagine”: «Il nostro primo cittadino, di tanto in tanto, non disdegna di apostrofare con le più classiche villanie da bettola i suoi oppositori in Consiglio Comunale. Dove, peraltro, può perfino succedere di vederlo arrivare – novello Johnny Stecchino – con lo stuzzicadenti in bocca».
Sembra ci siano poi alcuni medici di Forza Italia assillati da questo rovello: “Mettiamo che Ceccarelli vinca e che ad un certo punto, Dio non voglia, questi stronzi di no-vax ci regalino di nuovo la pandemia brutta brutta, con conseguente divieto ad uscire dal proprio Comune. Come farebbe lui a venire da Bellaria a fare il Sindaco a Rimini?”
La costola neo-fascista del centrodestra riminese nutre invece una grande speranza: che in caso di vittoria Ceccarelli smantelli il monumento alla Resistenza realizzato da Elio Morri, come da Sindaco di Bellaria ha già fatto (“per ragioni estetiche”) con l’analogo monumento “Passato Presente” di Luigi Poiaghi, che vinse perfino un concorso nazionale e che da 35 anni era collocato nella piazza antistante il municipio.
La designazione di Ceccarelli ha provocato nel centro sinistra anche un secondo sospiro di sollievo, cui ha fatto da contrappeso nel centrodestra lo scaramantico toccamento di quanti detengono un po’ più di memoria storica.
Sì, perché fra i firmatari e presentatori di quella candidatura c’è pure Massimo Lugaresi, che dopo aver smesso di fingersi comunista ha iniziato una lunghissima e fruttuosa carriera di mancato leader, nel corso della quale s’è dovuto assoggettare, come direbbero in Sicilia, a sponsorizzare “la qualunque”: socialisti, socialdemocratici, radicali, esponenti di Forza Italia e Alleanza Nazionale, leghisti, grillini. Solo i Verdi ne sono rimasti indenni, della qual cosa vanno orgogliosamente fieri.
Come noto, nessuna delle “vittime” di quel suo sostegno è riuscita mai a vincere neppure a briscola e tressette, ma questa volta Lugaresi spera che vada meglio il suo portar acqua ad un tipo bravo come barman quanto comico a far politica.
Che triste parabola, Massimo: da Ceccaroni a Ceccarelli, da Pagliarani a Paesani.
Nando Piccari
Foto di copertina. Ceccarelli, Paesani e Lugaresi