Davide Celli, il recordman dei sindaci che fece la nuova Torriana
17 Gennaio 2017 / Paolo Zaghini
Essere Sindaco per 30 anni e 15 giorni. Davide Celli è il recordman di durata dei pubblici amministratori riminesi. A 25 anni, il 27 maggio 1951 entrava, nella lista del PCI, a far parte del Consiglio Comunale di Torriana e ne diventava il Sindaco. Lo sarebbe rimasto sino al 12 giugno 1981 (e in Consiglio Comunale come consigliere e capogruppo del PCI sino alla morte avvenuta l’11 ottobre 1985), tranne una breve sospensione inflittagli dal Prefetto di Forlì pochi mesi dopo la sua elezione nel 1951 nel pieno del conflitto con i governi centristi democristiani.
Celli era nato l’1 aprile 1926 e morì in pochi mesi, a seguito di un tumore allo stomaco, all’età di 59 anni. Venne eletto in Consiglio Comunale 8 volte e Sindaco 7 volte, alla guida di liste formate dal solo PCI o unitarie di sinistra (con il PSI e il PSIUP). Mediamente con voti alla lista oscillanti fra il 56 e il 61%.
Membro del Comitato Circondariale dal 1974 al 1978. Sceso da Sindaco, divenne Assessore al personale al Comitato di gestione dell’USL 40, presieduto da Giancarlo Zanuccoli (vi rimase sino a pochi mesi prima della morte).
Il 4 ottobre 1952 venne cooptato nel Comitato Federale riminese del PCI (quando questo organismo era composto solo da 31 membri ed era il vero centro di comando dei comunisti). Verrà riconfermato al 3° Congresso (nel 1954) e nel 4° (1956).
Pur avendo concluso solo la quinta elementare, Davide era un uomo politicamente colto ed informato (fra il ’50 e il ‘51 frequentò la scuola di partito dove incontrò e conobbe, divenendone amico per tutta la vita, Luciano Lama), con una brillante parlantina, aperto al confronto con la gente e con gli oppositori, capace di costruire progetti per la propria popolazione e il proprio territorio. Godeva di un consenso ampio fra i suoi cittadini, al di là del colore politico, tanto da essere spesso chiamato per il rispetto di cui godeva a svolgere il ruolo di “giudice di pace” in caso di litigi per risolvere i problemi (non era come oggi che si corre dagli avvocati).
Celli nei primi anni ’50 sposò Maria Brigliadori (detta Giuliana), nata il 12 dicembre 1930 e ancora vivente. Nel 1954 nacque il suo unico figlio, Carlo. Sin dal dopoguerra, con il fratello, gestì il bar e il negozio di generi alimentari al centro del paese. Dal ’55, per l’estate, scese a Rimini dove gestì per tre anni il bar sul porto e dal 1958, fino al 1966, il Bar Ambasciata a Marina Centro (dove fino all’anno scorso c’era la gelateria Nuovo Fiore e oggi una libreria). Queste sue attività riminesi gli consentirono di allacciare numerosi rapporti dentro le associazioni economiche di categoria e più strette con numerosi dirigenti politici riminesi.
Torriana nel censimento del 1951 aveva 2.014 abitanti (nel 1936 ne aveva 2.774), nel 1961 erano scesi a 1.386, nel 1971 a 952, nel 1981 a 929. Celli fu il Sindaco dell’esodo verso la costa dei suoi concittadini. Emigrazione accentuatasi soprattutto dopo l’abolizione della mezzadria a metà degli anni ’60.
Un piccolo comune agricolo, collinare, con una economia povera se non di pura sussistenza legata all’agricoltura, alle attività delle cave di pietra, alla forestazione negli anni ‘70. Eppure Celli seppe con il piano di fabbricazione degli anni ’60 pianificare il territorio, proteggendolo da una edificazione selvaggia nei punti panoramici bloccando progetti di villaggi turistici, costruendo negli anni ’70 attraverso la istituzione di “zona depressa” le premesse per l’insediamento di nuove attività produttive che diedero lavoro ai torrianesi. Nel 1957 realizzò il primo acquedotto che portò l’acqua nelle case di Torriana da Montebello (opera che venne realizzata dagli uomini della Cooperativa Braccianti a mano, vista l’inaccessibilità al tracciato dei mezzi meccanici: da come la raccontano ancor oggi i testimoni una vera e propria epopea coronata dal successo). Negli anni ’50 assieme alle aziende private della energia venne portata in gran parte del territorio l’energia elettrica. A metà degli anni ’60 venne realizzata a Torriana la nuova scuola unica del Comune, che accorpava tutte le scuoline pluriclassi sparse nel territorio, fornendo il servizio trasporti degli studenti. Scuola che fu anche la prima ad adottare nel riminese il tempo pieno, grazie all’azione di Giorgio Boccaccini, direttore didattico a Verucchio e assessore alla scuola a Santarcangelo. A metà degli anni ’70 entrò in funzione il depuratore delle acque reflue del paese, evitando così il loro versamento nel sottostante fiume Marecchia. E negli anni ’70, grazie alla nascita, fortemente voluta da Celli, della Pro Loco, iniziarono attività promozionali turistiche del paese e delle sue attività: la Festa del turista, il successo dei ristoranti, l’attrazione del night e dancing Due Torri nato nel 1966.
In anni difficili, di una finanza pubblica povera e strettamente controllata dagli organismi di Governo (prefettura e Comitato di controllo), insomma Celli riuscì a costruire gli elementi per il miglioramento della vita dei propri cittadini e per la crescita economica, base della stessa ripartenza demografica (nel 2001 gli abitanti erano risaliti a 1.174 ed oggi sono circa 1.600).
Ma il successo politico maggiore del Sindaco Celli fu riuscire ad organizzare e svolgere il referendum il 21 dicembre 1978 per l’unificazione del territorio di Montebello a Torriana (il successo del referendum portò al raddoppio della superficie del Comune), che si separò dal Comune di Sogliano.
Celli, oltre che Sindaco, fu l’uomo di riferimento del PCI locale. Nel 1975 sostenne la candidatura a segretario della locale sezione del giovane Achille Beleffi (che guidò il partito sino al 1992). E fu anche l’uomo che seppe coinvolgere ed introdurre un gruppo di giovani ventenni nella vita politica prima, amministrativa poi nei primi anni ’80, fra cui Roberto Ballarini che gli succedette nella carica di Sindaco nel giugno 1981. Nel 1980 diede il via alla costruzione della sede del PCI di Torriana, inaugurata poi nel 1983 dal Segretario della Federazione Riminese Nando Piccari. A metà degli anni 70 diede il via all’appuntamento annuale della Festa de L’Unità, che divenne punto d’incontro e confronto politico importante per la vita del Paese. A giugno 1984 volle andare al funerale a Roma per tributare l’ultimo saluto a Enrico Berlinguer, l’uomo politico che Celli sin dalla sua elezione a segretario generale del PCI nel 1972 aveva scelto come proprio punto di riferimento.
Al suo funerale il 13 ottobre 1985 partecipò tutto il paese, oltre che numerosi esponenti dell’AUSL, rappresentanze delle altre sezioni del PCI (con le loro bandiere) della Valmarecchia, dirigenti del PCI provinciale. L’orazione funebre la tenne l’amico e compagno di tante battaglie politiche e amministrative Walter Ceccaroni.
Il Consiglio Comunale di Torriana, nella seduta del 27 aprile 2004, all’unanimità decise di intitolargli la nuova piazza realizzata fra Via Torrianese e Castello, all’ingresso del Paese, per il “contributo dato alla crescita sociale e culturale del Paese”.
Sono grato agli amici Roberto Ballarini (Sindaco di Torriana dal 1981 al 1991), Renato Emanuelli (Sindaco di Torriana dal 1999 al 2004), a Franco Antonini (Sindaco di Torriana dal 2009 al 2014, attualmente Vice-Sindaco del comune unificato di Poggio Torriana), ad Achille Beleffi (Segretario del PCI di Torriana dal 1975 al 1992) e il figlio di Davide, Carlo Celli, che in una gelida serata di questo mese di gennaio 2017 mi hanno dedicato un paio d’ore per raccontarmi le vicende di Davide Celli, loro Sindaco ed amico, loro mentore politico. Un grazie di cuore.
Paolo Zaghini