Delibere dimenticate, Romagna con più gas, sindaci prorogati e spiagge no
27 Novembre 2021 / Maurizio Melucci
Il pasticcio dell’ex Questura
Giovedì scorso, in Consiglio comunale, interrogazione della consigliera Gloria Lisi al sindaco per conoscere il futuro dell’area dell’ex questura acquistata da un gruppo all’asta per 14,5 milioni di euro. La cosa quanto meno curiosa è che chi interroga è l’ex vicesindaca di Andrea Gnassi per 10 anni, cui rispondono l’assessora all’urbanistica Roberta Frisoni in quel ruolo anche con Gnassi per 5 anni e il sindaco Jamil Sadegholvaad in giunta con Gnassi per 10 anni. Ebbene nessuno dei tre menziona una delibera di giunta approvata nel febbraio 2020 nonostante tutti i protagonisti l’abbiano votata. Non è una dimenticanza banale. Quella delibera viene approvata mentre sono in corso i tentativi del curatore fallimentare di vendere l’ex questura. Aste andate tutte deserte fino ad allora. Dopo quella delibera l’area viene aggiudicata prima al gruppo Conad per 4 milioni di euro e successivamente a un gruppo bolognese per 14,5 milioni di euro. Quella delibera delineava funzioni e quantità proprio nell’area dell’ex questura. Funzioni direzionali (uffici), commerciali e residenziali. Ora delle due una. O quella delibera era la premessa per un successivo atto deliberativo con valenza urbanistica, oppure non conta più nulla e va revocata.
Confindustria Romagna
Eletto il nuovo presidente Roberto Bozzi. E’ ravvenate e sostituisce il riminese Paolo Maggioli. Nel suo intervento programmatico di insediamento vi è un aspetto che merita un approfondimento. Nel parlare della Romagna ha affermato:” Penso che la Romagna debba avere una sua configurazione amministrativa precisa dentro la Regione”. Un’affermazione quanto meno fumosa. Le politiche di area vasta in Romagna si fanno da molti anni. Servizi ambientali con Hera, risorse idriche con Romagna Acque, trasporti con Start, Sanità con Ausl Romagna, nel Turismo con Destinazione Romagna. Per completare l’aspetto istituzionale manca un’unica provincia della Romagna in sostituzione delle attuali tre province. E’ questo a cui pensa il neo presidente di Confindustria?
Io penso che non vi siano le condizioni, attualmente, per una provincia unica. Le province, dopo la riforma Delrio sono in mezzo a un limbo con un ritorno parziale al precedente ruolo. Prima occorre definire in modo puntuale il ruolo delle province poi si può discutere degli ambiti territoriali. Il neopresidente di Confindustria pensa anche che occorra continuare estrarre metano dagli impianti in Adriatico. Per una realtà come il territorio ravvenate e in generale costiero oggetto a subsidenza non è una grande scelta green e di transizione ecologica.
Concessioni spiaggia
L’assessore al demanio della Regione Andrea Corsini ha recentemente affermato sul futuro delle concessioni demaniali con finalità turistiche: “Serve una prospettiva definitiva, senza soluzioni pasticciate e senza incorrere in procedure di infrazione”. Tutto condivisibile. Stesse dichiarazioni le poteva fare cinque anni fa, invece di sostenere le posizioni pasticciate dei sindacati dei balneari e le proroghe di durata infinita. Non vi è solo Corsini folgorato sulla via del Consiglio di Stato. Ora arrivano anche i comuni e sindaci. Chiedono di essere partecipi della nuova legge di riordino e riforma delle spiagge italiane. Anche questa posizione è condivisibile. Anche in questo caso potevano impegnarsi negli anni passati. L’Anci Turismo non ha mai fatto proposte in linea con le norme europee. I comuni, compreso quello di Rimini, hanno approvato la proroga delle concessioni fino al 2033. In sostanza si sta discutendo di una nuova legge coerente con l’Europa e con le leggi italiane solo dopo l’intervento del Consiglio di Stato. Altrimenti la linea di Comuni, Regioni e buona parte della politica, compreso il Pd, era quella di prorogare la durata delle concessioni dai 30 ai 50 anni. Meglio ancora continuare come prima, magari fino alle concessioni a vita. Talvolta un minimo di autocritica sarebbe auspicabile, invece di pontificare come se nulla fosse successo nel passato.
Terzo mandato per i sindaci
Recentemente il presidente dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), Antonio Decaro ha rilanciato l’ipotesi del terzo mandato per i sindaci. In tutte le città, non soltanto per i comuni fino a 5mila abitanti come in corso di approvazione nel Parlamento. Dico subito in modo netto che non sono d’accordo. Un sindaco in una grande città ha grandi poteri, uno staff dirigenziale del Comune di primaria importanza, possibilità di interagire con i mezzi d’informazione in modo significativo. Non è un caso che nelle grandi città raramente un sindaco al primo turno perde le elezioni della riconferma. Dieci anni sono un periodo adeguato a completare un programma amministrativo. Una permanenza superiore ai 10 anni rischia di produrre degenerazioni amministrative di cui non abbiamo bisogno. Ho sempre condiviso la regola dei due mandati prevista nello statuto del Pd per amministratori e cariche elettive istituzionali. La permanenza per tanti anni come amministratore in un Comune diventa un mestiere nel migliore dei casi, comunque da evitare.
Maurizio Melucci