E Delucca ci svela Isotta dalla parte del cuore
12 Marzo 2018 / Paolo Zaghini
Oreste Delucca: “Isotta degli Atti. L’amore e il potere” – Bookstones.
Amante, moglie, musa di Sigismondo Pandolfo Malatesta (1417-1468), signore di Rimini. Questa è stata Isotta degli Atti (1433-1474). Il nuovo volume di Delucca, dopo quello su “Sigismondo Pandolfo Malatesta controverso eroe” (Bookstones, 2016), ricostruisce la biografia di questa giovane donna che così profondamente segnò la vita e il destino di Sigismondo. Ma, come ammette lo stesso Autore in apertura del libro, “una biografia di Isotta esiste già, redatta nel 1962 da quel grande maestro che fu il professor Augusto Campana; una biografia documentata, scrupolosa, stilata dopo un lavoro di consultazione bibliografica veramente sterminata” e comparsa nel 4. volume del “Dizionario Biografico degli Italiani”.
Dunque “questo mio impegno si pone meri obiettivi di integrazione e aggiornamento, per fare tesoro degli studi ed approfondimenti compiuti nel mezzo secolo che ci separa da quel saggio”, aggiungendo “un po’ di colore (e calore) ad un testo perfetto ma freddo, perché dettato unicamente dalla scrupolosa rincorsa del rigore scientifico”.
Sigismondo incontra Isotta nel 1445: lei ha 12 anni, lui 28. E’ in corso il suo secondo matrimonio di Stato: dopo Ginevra di Niccolò d’Este, sposata nel 1434 e morta nel 1440, andò a nozze nel 1441 Polissena di Francesco Sforza (morta nel 1449). Matrimoni infelici, l’uno e l’altro, privi di figli maschi a cui Sigismondo sopperì con numerose altre relazioni. Probabilmente Sigismondo sposerà Isotta nella primavera del 1454: “amore non legato ad un trasporto subitaneo, ad una semplice infatuazione fisica, che il tempo avrebbe inesorabilmente fatto sfiorire, ma una unione profonda, capace di superare indenne il tempo, le circostanze e le convenienze”.
“I commentatori hanno pesantemente stigmatizzato la scelta di Sigismondo, bollandola come antipolitica e antieconomica. Effettivamente il suo interesse concreto avrebbe dovuto condurlo all’unione con la figlia di qualche ‘potente’, per garantirsi una cospicua dote e alleanze solide. Invece Sigismondo ha fatto prevalere i suoi sentimenti: è l’unico Signore rinascimentale ad aver fatto una simile scelta; ed è la testimonianza di un amore che non ha avuto uguali”.
Delucca ripercorre cronologicamente le turbolente vicende di Sigismondo. Isotta non compare spesso nelle cronache, ma “sul piano politico-diplomatico risulta impegnata a supplire alle frequenti assenze di Sigismondo, con un lavoro oscuro e talora ingrato”. Sigismondo in ogni sua azione aveva sempre un secondo fine: esaltare la propria figura e perpetuarne la memoria. “Anche l’amore verso Isotta, in ultima istanza, serviva alla propria immagine, era un tramite per l’esaltazione e la gloria di sé stesso”. Ma Delucca si domanda: “Quale donna – in tutto il Rinascimento – ha mai avuto gli onori tributati ad Isotta: un monumento [il Tempio] così vistoso e splendido; una intera corte di poeti impegnati a magnificarne le lodi, di amanuensi a divulgarne i carmi, di fonditori a coniare medaglie?”.
E prosegue: “Come è stata giudicata Isotta, da parte di chi ne ha studiato la vita e le vicende? In linea generale le sono state riconosciute: avvenente bellezza fisica; affascinante grazia spirituale, ricchezza di ideali artistici e letterari, capacità di esaltarne l’aspetto e dare profumo all’amore; dolcezza dello sguardo e del portamento, unita ad intelligenza, abilità ed energia nel condurre l’azione di governo durante le numerose e prolungate assenze del Signore; nonché capacità di conquistarlo e perfino di dominarlo, stornando l’eventualità di altri matrimoni politici”.
Insomma era bella e attraente, ma anche raffinata, intelligente e colta, dotta nelle scienze filosofiche, amante della musica e della poesia. In tutto questo non era sottoposta a Sigismondo, ma alla sua stessa altezza, perciò ne stimolava la conoscenza, il pensiero e i sentimenti. Infine Isotta era saggia, diplomatica, capace di “prenderlo per il verso giusto”.
Conclude Delucca: “Sigismondo, genio e sregolatezza, era uomo dal cuore grande, capace di contenervi l’odio, le ambizioni, le passioni, l’amore. Quell’amore negatogli dalle infelici esperienze matrimoniali o dalle occasionali relazioni con le concubine, lui l’ha trovato in Isotta. Un amore duraturo, senza riserve; un amore vero, che ne ha fatto l’unico Signore nel cui animo le convenienze sono state subordinate agli affetti; facendo di lui il vero principe rinascimentale e contribuendo così a determinarne la fama immortale. In tal senso può dirsi che Isotta sia stata sicuramente la donna più amata del Rinascimento!”.
Amante dal 1445, moglie dal 1454 sino alla morte di Sigismondo nel 1468: per 23 anni Isotta è al suo fianco. Ma, come ricordava Campana, è negli anni prima del matrimonio che avvengono le manifestazioni artistiche e letterarie che daranno fama eterna a Isotta e che ancor oggi, insieme col Tempio malatestiano, “daranno impulso ai moderni studi eruditi intorno alla civiltà artistica e alla cultura della corte malatestiana”.
Isotta visse gli ultimi anni della sua vita occupandosi con accortezza di affari patrimoniali, curando gli interessi dei nipoti Atti, tra la cura della casa e opere di pietà e di beneficenza. Morì il 9 luglio 1474 e fu sepolta nella sua splendida tomba, voluta da Sigismondo, nel Tempio. A lui vicino, per sempre.
Paolo Zaghini