Home___primopianoDichiarazioni dei redditi: provincia di Rimini sempre la più “povera” dell’Emilia-Romagna

Oltre al capoluogo ultimo in Regione ci sono quattro Comuni fra i dieci con le medie più basse: ecco quali


Dichiarazioni dei redditi: provincia di Rimini sempre la più “povera” dell’Emilia-Romagna


5 Settembre 2024 / Redazione

Nel 2022 l’Emilia-Romagna si è confermata al terzo posto tra le regioni italiane, dopo la Lombardia e la Provincia Autonoma di Bolzano, per reddito imponibile medio pro capite, registrando tuttavia una crescita, rispetto all’anno precedente pari al 4,3%, inferiore alla crescita media nazionale (4,9%). In questo quadro la provincia di Rimini si conferma fanalino di coda in Regione, l’unica con una media inferiore ai 20mila euro. A livello di Comuni, Rimini è il più “povero” fra quelli capoluogo con una media 20.260 euro; all’opposto in testa alla graduatoria c’è Parma con 27.759. In termini assoluti è Albinea in provincia di Reggio Emilia il Comune a registrare nel 2022  il reddito medio dichuarato più alto: 33.174 euro. Il più basso è invece Goro in provinca di Ferrara con 9.623 euro, ma fra i dieci più poveri ce ne sono quattro in provincia di Rimini: Casteldelci (15.119), Gemmano (16.172), Montecopiolo (16.458) e Sassofeltrio (16.650). Su questi numeri è lo stesso MEF a sottolineare che pesa l’evasione ficale soprattutto di certi settori “come la ristorazione o la pesca solo per citare due esempi, ben presenti nei territori appena richiamati”.

Su tutti i redditi grava inoltre l’andamento dell’inflazione, che nel 2022 ha registrato una crescita molto superiore, quasi doppia, essendosi attestata all’8,1% (indice NIC, prezzi al consumo per l’intera collettività, media nazionale). La crescita nominale
dei redditi imponibili nasconde quindi un loro calo sostanziale, che riguarda però in modo particolare i redditi da lavoro dipendente e da pensione.

Se rapportato invece alle dichiarazioni dei redditi di 10 anni prima (anno 2012), l’imponibile medio pro capite risulta cresciuto in Emilia-Romagna del 17,8%, oltre un punto percentuale in più di quanto è avvenuto nella media nazionale. In questo caso si tratta di una crescita superiore a quella registrata dal tasso di inflazione, che nell’arco dei dieci anni considerati è stata del 14,9% (sempre prendendo a riferimento la media nazionale dell’indice NIC). Rispetto al 2012 inoltre la regione Emilia-Romagna ha guadagnato una posizione in graduatoria, avendo superato il Lazio, attualmente quarto.

Commenta il segretario generale Cgil Emilia Romagna Massimo Bussandri : “Il fatto che oltre il 60% dei redditi dichiarati in Emilia-Romagna si collochi nella fascia tra i 15.000 e i 55.000 euro è indicatore di una certa equità nella distribuzione dei redditi della nostra regione, certamente maggiore rispetto ad altre zone del Paese, tuttavia alcuni dati fanno suonare un forte campanello d’allarme. La crescita dei redditi da lavoro dipendente è di gran lunga inferiore rispetto all’andamento dell’inflazione. La questione salariale, che la Cgil solleva in tutto il Paese, comincia a diventare questione centrale anche in Emilia-Romagna, dove abbiamo sicuramente tante occasioni di lavoro ma evidentemente ancora poca diffusione del lavoro di qualità.
Anche la crescita dei redditi da pensione non tiene il passo della perdita del potere d’acquisto per effetto delle tante sforbiciate ai meccanismi di rivalutazione”.

E Bussandri prosegue: “C’è poi il fenomeno, molto curioso, del contestuale aumento esponenziale dei redditi da lavoro autonomo e da attività d’impresa, in questo caso superiore alle dinamiche inflazionistiche, che segnala due cose: il fatto che quest’ultima tipologia di lavoro “rende” di più rispetto al lavoro dipendente, perché evidentemente la ricchezza prodotta è mal distribuita fra le due tipologie; il fatto che la “flat tax” ha probabilmente fatto emergere alcune zolle di evasione fiscale. Non guardiamolo come un fatto positivo, perché sarebbe triste e paradossale che per limitare il ricorso all’evasione in questo Paese si debba “certificare” un sistema che fa pagare più tasse a chi guadagna meno, lavoratori dipendenti e pensionati, e meno tasse a chi guadagna di più”.

“Alcuni dati chiamano in causa anche i ragionamenti che dovremo fare nella direzione di una manutenzione avanzata del Patto per il Lavoro e per il Clima. Abbiamo in questa regione un forte squilibrio territoriale di redditi, anche e soprattutto da lavoro dipendente, e una provincia (Rimini) che si colloca al di sotto della media nazionale. Il disegno di una Emilia-Romagna a due o più velocità è sempre più realistico e tuttavia è un tema da risolvere”, conclude il segretario generale Cgil.

Qui le dichiarazioni dei redditi in Emilia-Romagna del 2023, riferite all’anno di imposta 2022