HomeIl corsivoDopo i no-vax ci mancavano i pro-Putin


Dopo i no-vax ci mancavano i pro-Putin


28 Febbraio 2022 / Nando Piccari

L’idiozia, oltre che allo stato puro, può manifestarsi anche in altre due variabili: la corbelleria, che ne è un po’ la “sottomarca” attenuativa; la cialtroneria, che invece è la sua aggravante.

Com’è oramai arcinoto, un gran parte dell’idiozia allo stato puro oggi disponibile se l’aggiudica il mondo no-vax. O meglio la sua componente, senz’altro maggioritaria, che pur non essendo parte organica della guida delinquenziale di quel gregge, composta invece da neo-nazifascisti, terroristi stile no-Tav e delinquenti generici, si presta a diventarne il complice contorno.

Innumerevoli sono le modalità espressive di quell’idiozia. C’è il genitore cretino che infastidisce la Giustizia perché, in contrasto con l’altro genitore, pretenderebbe di non vaccinare il figlio o la figlia minorenne. Per non parlare di quei genitori ai quali il giudice deve invece impedire di mettere a rischio la vita del figlio bisognoso di trasfusione, perché la loro stoltezza li porta a chiedere la garanzia che il sangue non provenga da un donatore vaccinato.

C’è l’ignoranza storica e la volgarità civile di miserabili figuri che profanano la memoria delle vittime del nazismo, partecipando alle loro repellenti adunanze travestiti da internati nel lager.

Che dire poi di quelli che girano con l’ombrello sempre aperto, nel timore che dall’alto un drone faccia scendere su di loro un’invisibile pioggia vaccinale?

Ma almeno questi fanno ridere, contrariamente al mix di rabbia e commiserazione provocato dai non pochi no-vax che, ricoverati per covid, preferiscono lasciarsi morire piuttosto che “arrendersi” alle cure necessarie.
Cure alle quali non si è sottratto il famoso “paziente zero” della nostra provincia, dopo che aveva contratto in Romania il covid al tempo in cui ancora non se ne sapeva molto (i maliziosi sarebbero stati curiosi di sapere chi e in quale circostanza l’abbia contagiato in quella vacanza…).

Incredibilmente, oggi costui non solo si dichiara contrario a vaccini e green pass, ma anziché baciare la terra dove passano i medici che l’hanno curato, si lascia andare a stronzate del tipo: «Penso che questa malattia non sia così mortale come ci stanno raccontando e che, alla fine, è una specie di influenza. Prima di questa pandemia quanti si ammalavano in inverno e, magari, morivano per le complicazioni? Sono sicuro che se non avessero montato la storia, in 6 mesi ne saremmo usciti».

A Rimini non è mancato anche qualche episodio di teppismo no-vax, a cominciare dalle scritte cretine fuori dell’anagrafe e dalla vigliaccata affissa davanti la sede della CGIL. Ma come si sa, qui da noi la stravaganza è un po’ di casa, per cui non manca anche qualche esempio di “corbelleria no-vax”. Soprattutto a cura dei due esponenti più citati dalla stampa, che presumibilmente avranno studiato da comici, tanta è la voglia di ridere che provocano le loro uscite pubbliche.

Uno dei due è il consigliere 3V (Vuoti, Vacui, Vanesi) eletto in Consiglio Comunale, dove si “invrucchia” nel comporre arruffati pugnettoni che poi pubblica sui social e trasmette ai giornali. Poche cose, ma ripetute all’infinito: «I rischi del vaccino sono maggiori dei benefici. Si stanno calpestando i principi cardini della nostra Costituzione. Serve ricordare che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro e non sul Green Pass ?! Sono stato eletto dal popolo e non trovo giusto che il mio ingresso debba essere normato dal green pass. Non mi venite a raccontare che qui siamo solo in un consiglio comunale e che le regole le dettano dall’alto, perché ritengo che anche un consiglio comunale possa dire la propria senza che qualcuno dall’alto se ne risenta».

L’altro più che no-vax andrebbe chiamato “no-pranz”, poiché la sua lotta contro la dittatura vaccinale consiste nel digiuno, con annessa «preghiera per tutti noi cittadini italiani, tutti discriminati, tutti sulla stessa barca».
A quanti non digiunino insieme a lui riserva comunque una illuminata esortazione al deficit calorico: «Abbiamo bisogno di mangiare tanta frutta e verdura fresca e di stagione. Con lo stile di vita si può fare molto, raccomandando l’assunzione di 5 porzioni di frutta e verdura al giorno per persona».

A metà della “protesta dietetica” intrapresa qualche settimana fa ci ha tenuto a comunicarci: «Settimo giorno di preghiera e digiuno: niente cibo, solo acqua naturale. Peso 64 kg: ho perso 8 kg in 7 giorni». Non c’è che dire, ancora meglio che nel film di Renato Pozzetto “7 chili in 7 giorni”!

Questa invece la sua dichiarazione presumibilmente alla vigilia, finalmente, di una spaghettata ai frutti di mare: «Dopo 14 giorni a sola acqua, 3g di graduale ripresa alimentare a base di spremute, estratti, frutta e verdure crude, questa sera interrompo ufficialmente il digiuno, vado a cena da mia madre!»

Venendo infine alla cialtroneria, direi che il relativo campionato se lo sia meritatamente aggiudicato l’ignobile individuo che sabato scorso, durante la manifestazione in solidarietà dell’Ucraina, è andato al microfono sostanzialmente a dire che è colpa degli Ucraini se quell’assassino di Putin li sta massacrando, così la prossima volta imparano a farsi mettere i piedi in testa da lui quand’è il momento e senza fare tante storie.

Lì per lì ho pensato che quell’indecente figuro, che giustificava con tanto ardore gli istinti di stampo hitleriano del dittatore russo, fosse un fan di Salvini, non accortosi che nel frattempo il suo leader aveva frettolosamente cancellato dai social le foto qui riportate, esibite con orgoglio perfino al Parlamento Europeo, dove ebbe a dichiarare: «Cedo due Mattarella per mezzo Putin. Putin fa, io sarei più sicuro con uno come lui».
O magari potesse essere un “fratello d’Italia” in armonia con la comare Meloni, che nel suo libro si scioglie d’ammirazione per il criminale caporione russo.

Per fortuna alla fine è arrivata una nota comica a sbollire un po’ la mia rabbia. L’osceno oratore è a capo dei quattro ceffi che anche a Rimini si divertono impegnandosi a trasformare la sigla gloriosa PCI in una mondezza a loro immagine e somiglianza, da buttare in discarica.

Come se non bastasse, osano chiamare la loro stolta congrega “Federazione Enrico Berlinguer”, oltraggiando così la memoria del grande Segretario che ha sempre combattuto i loro antenati gruppettari del tempo, gentaglia a sua volta invisa a tutti i militanti.

A quel tempo l’acronimo PCI stava per Partito Comunista Italiano. Gli odierni adoratori del nazisteggiante Putin l’hanno ridotto a quello di Piccoli Cocali Invorniti.

Nando Piccari