Il Sappe, sindacato autonomo della polizia penitenziaria, denuncia una aggressione avvenuta un paio di giorni fa nella casa circondariale di Rimini. Due agenti sono stati colpiti con calci e pugni al volto, alla schiena e in altre parti del corpo da un detenuto di origine tunisina non nuovo a comportamenti violenti. Per entrambi è stato necessario ricevere cure mediche con prognosi di 10 giorni.
“Una vicenda che sicuramente sconcerta – commenta il segretario regionale del Sappe Francesco Campobasso –, atteso che l’aggressione è stata opera di un detenuto già noto per altre condotte infrattive e che sicuramente rientra nelle previsioni previste dalle disposizioni ministeriali per un suo immediato trasferimento presso altre strutture della penisola“. “Ci si chiede – prosegue Campobasso – come mai il soggetto, nonostante il pregresso, non sia stato ancora trasferito in altri penitenziari e se, a tal riguardo, sono state attivate tutte le procedure previste dall’ordinamento penitenziario e dal regime penitenziario. Non sarebbe da tralasciare quanto previsto dall’art. 14 bis O.P., preso atto che, in relazione agli eventi che hanno interessato il soggetto (di origine tunisine), i rilievi di una sorveglianza particolare ricorrerebbero a pieno titolo.”
Non si tratterebbe però di un caso isolato, secondo il Sappe, che chiede “al superiore ufficio distrettuale di intervenire anche per dare ulteriori disposizioni sui procedimenti disciplinari per fatti che interessano detenuti facinorosi e che negli ultimi tempi si verificano con frequenza presso la casa circondariale di Rimini e di cui la scrivente sigla ha già ampiamente rappresentato con copiosa corrispondenza in passato”.
Inoltre il sindacato spiega che il detenuto violento avrebbe anche recentemente minacciato il personale di polizia penitenziaria “non avendo, nemmeno in queste circostanze, notizie di alcun genere in ordine all’esito del procedimento amministrativo che, si auspica, sia stato instaurato nei suoi confronti“. Il segretario del Sappe ritiene infine che “il reparto nuovi giunti andrebbe chiuso con finalità deterrenti, almeno fino a quando non sarà ripristinato un clima lavorativo e detentivo in grado di meglio assicurare l’ordine e la disciplina dell’intero istituto“.