Dicunt, si narra, che in illore tempo, sia nato in casa, ma io non ricordo nulla.
Ma la mia non era una casa qualunque, era il Forno del paese, per cui e per sempre io sarò il figlio del fornaio, con tutto quanto ne consegue. Il Forno, in quei tempi, era fondamentale perché il pane rappresentava l’elemento base, ma non voglio perdere in analisi sociologiche come fa la bravissima Grazia Nardi, volevo solo raccontare un piccolo episodio della mia bellissima infanzia. Dicevo il Forno. Il Forno era un porto di mare, aperto tutti i giorni e a tutte le ore, ed io ci giocavo, fra i sacchi di farina americana e il pane dei contadini, che venivano a farlo e cuocerlo perché di Piada e non piadina, erano stufi.
Il giorno del mio compleanno una donna chiese a mia mamma cosa mi avrebbe regalato. Mia mamma rispose in dialetto che era e rimane per me, la lingua ufficiale: “Du pere alghedee ma un fil”.
Ed io, testardo e testone come sempre, volli, fortissimamente volli, due pere legate al filo. Ringrazio tutti e sono tanti, che mi ha fatto gli auguri. Fa piacere. Rurali sempre.
Enrico Santini