Ferragosto 2023 è già stato bell’e archiviato, ma io continuo a rimuginare su un’inquietante rivelazione che ha gettato una luce sinistra sulla festa di fine estate. Sapevo da tempo che i riminesi in quel giorno tendono a disertare la spiaggia, e avevo sempre attribuito l’abitudine alla scocciatura per l’affollamento di turisti: noi il mare ce l’abbiamo sempre, possiamo permetterci di evitare il carnaio per ventiquattr’ore. Le riminesi poi fino a qualche decennio fa avevano un motivo più stringente per rispettare il coprifuoco ferragostano, ovvero i branchi di giovani energumeni che sul lungomare e dintorni prendevano di mira le ragazze e i passanti in genere con molestie e gavettoni. Questo malcostume è andato diminuendo fin dall’alba del nuovo millennio, forse perché anche le mode più inutili e cretine non sono eterne, forse per l’aumento dei controlli da parte delle forze dell’ordine; fatto sta che negli ultimi anni di gavettoni in spiaggia a Ferragosto se ne segnalano pochissimi, e difficilmente gli autori la passano liscia.
Non vi dico il mio stupore alla scoperta che il tabù dell’ombrellone e soprattutto dal tuffo in mare il 15 agosto ha ben altra origine. E nemmeno vi dico lo stupore dei miei interlocutori riminesi vedendomi stupita: ma come, vivi qui da tanto tempo e non sai che a Ferragosto, cioè la festa dell’Assunta, la Madonna si porta sempre via qualcuno dal mare? Assolutamente no. Anzi, a dirla tutta non avrei nemmeno immaginato che la Vergine fosse il tipo da fare scherzi così poco carini, più degni di una crudele divinità pagana che della Consolatio afflictorum e Mater amabilis. Sacrifici umani, Maria di Nazaret? C’è da rimpiangere i laici gavettoni, con tutto il rispetto. Ma a quanto pare è una credenza, forse obliterata ma non completamente cancellata dalla memoria, diffusa su tutte le coste dell’Italia peninsulare, da Rimini al Salento, dalla Calabria tirrenica a Napoli, dove peraltro la Madonna si allarga un po’ troppo e pretende un tributo umano triplo, «uno dalla terra, uno dal mare e uno dal cielo» (un deltaplanista, si suppone).
Non è l’unica inquilina del Paradiso sospettata di rapire innocenti bagnanti come lo Zeus mitologico: a Fano la brutta abitudine è attribuita a san Paterniano, in Puglia a sant’Anna e a santa Cristina. Ma la Madonna è la più citata. Forse perché l’Assunzione è una festa bifronte: il giorno della gloriosa ascesa al Cielo di Maria coincide con la triste occasione del suo decesso – o della sua dormitio (addormentamento), teoria sostenuta in passato dalla Chiesa perché la morte è una conseguenza del peccato originale: essendone esente, in quanto immacolata, la Madonna dev’essere salita al Cielo da viva. Solo nel 1997 papa Wojtyla fece notare che se era morto Gesù, immacolato pure lui, poteva morire anche sua madre senza fare brutta figura.
Morta o addormentata, il 15 agosto Maria è in una zona oscura, ambigua, a metà strada fra l’umano e il divino, fra l’oltretomba e il cielo, che non l’ha ancora assunta con contratto indeterminato. In questo momento di passaggio in cui la natura della Madonna sembra più incerta, nell’inconscio collettivo dei nostri antenati dev’essere affiorato il lontano ricordo delle antiche dee cui la sua immagine si è sovrapposta: Iside, Demetra, Cibele. Madri divine che governavano la vita ma anche la morte…
Questione di un giorno, poi la Madonna, saldamente installata sul suo trono celeste, riacquista il suo volto benigno e ricomincia a esaudire grazie, a proteggere i devoti e, tutt’al più, a far sanguinare le sue statue.
Messa da parte l’elucubrazione antropologico-religiosa, diciamo le cose come stanno: il bagno a Ferragosto l’ho fatto e non mi è successo niente. Ma, come dire? Preferisco non rischiare più. Il prossimo anno, se proprio avrò voglia di un tuffo il 15 agosto, magari opterò per una piscina. Coperta.
Lia Celi
(nell’immagine in apertura: Tiziano, particolare dell’Assunta veneziana dei Frari)