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Il suo libro "Regio Ariminensium. Dal Conca al Savio. La storia romana va rivista"


E Mario Garattoni da Murcèn riscrive la storia


4 Novembre 2024 / Paolo Zaghini

Mario Garattoni: “Regio Ariminensium. Dal Conca al Savio. La storia romana va rivista” – Tipografia Casadei

Mario Garattoni, ex-esercente, quasi settantacinquenne, affronta i temi storici come la politica: con irruenza, all’incirca, non temendo il ridicolo, spesso offendendo i suoi oppositori o detrattori (come quando nel 2021 fu condannato per diffamazione nel confronto del Sindaco Claudio Battazza per parole in libertà pesanti pronunciate come cittadino, ma leader leghista di Morciano, nel corso di un Consiglio Comunale dell’aprile 2015). Difficile, se non impossibile, discutere con lui: ha sempre ragione lui. E’ un parìa isolato, sia dagli storici che dalla politica partitica morcianese.

Eppure il 7 giugno 1970 fu eletto una prima volta in Consiglio Comunale a Morciano nella lista civica “Torre civica” (raggruppamento di DC-PSI-PSU-PRI-Indipendenti) in quota PRI e divenne il Vice-Sindaco con Marzio Belloni (DC) Sindaco (sino al 3 febbraio 1975 quando si dimise alcuni mesi prima della scadenza del mandato). Tornò in Consiglio il 13 giugno 1999 come rappresentante della Lega Nord (sino al 2004) ed ancora il 16 giugno 2022 con la lista civica “Pro Murcen” (di cui era il candidato Sindaco). Con 194 voti (l’8,28%) in base alla legge elettorale ottenne, oltre alla sua elezione, anche quella di altri 3 consiglieri.

Dichiara su se stesso: “Sono uno studioso autodidatta, in possesso della 5. elementare, appassionato di storia e di geografia”. E come storico autodidatta ha elucubrato su diverse fantastiche convinzioni personali: l’isola di Atlantide è la Sardegna; l’Iliade e l’Odissea di Omero sono ambientate in area baltica; la prima “Ariminum” era alla base della rupe di Verucchio; il fiume Conca aveva una foce a delta con tre rami, una laguna con sei isole e la città di Conca; Verucchio era un impero etrusco negli anni dall’8. al 6. secolo a.C. esteso dal lago di Lugano al fiume Tronto; Morciano non era una ma quattro (su questo ha scritto anche un libro: “Murcén, le quattro Morciano, Castrum Conke, Pieve di San Giorgio” L’Ape del Conca, 2014) ; e tante altre bizzarre ipotesi.

Ora con questo ponderoso volume di oltre 450 pagine, che ringrazio per avermelo donato, Garattoni ha la pretesa di riscrivere la storia romana (ma non solo: anche quella longobarda e medievale) in Romagna, sviluppando alcune sue tesi che vanno in conflitto con quasi tutto ciò che conosciamo e che gli storici ci hanno raccontato.

Il metodo di Garattoni è quello di estrapolare dai libri, dai documenti, dai resti archeologici una parola, una frase e attorno a questa costruire un suo ragionamento. Prendiamo a caso: “Ercole. Sulla base di deduzioni ipotizzai la presenza di un santuario a lui dedicato a Murcèn, sede di un mercato con una popolazione di varia origine che lo venerava. Uno studio sul percorso della via Heraclea da Piacenza a Marsiglia ha visto una sequenza di toponimi e santi a lui riconducibili, per cui l’ipotesi di un suo luogo culturale ha presupposti. Nel VI s. a.C. l’egemonia era degli Etruschi e per loro era un semidio, come per i Celti qui nel V s. a.C.”

Cosa volete che dica su quanto qui sopra affermato (e ripetuto su tanti altri temi): Mario cosa hai fumato oggi? O bevuto ieri sera?

Eppure la passione che Garattoni ci mette nel costruire i suoi ragionamenti è straordinaria: la ricerca nei testi e nei documenti, l’uso di tutte le cartine geografiche che ha trovato (il tema della viabilità storica è uno dei suoi pallini), il tentativo di usare reperti archeologici di vari periodi a sostegno delle sue tesi rendono il suo racconto molte volte avvincente. Anche se ti rendi conto che le spara grosse: “Indizi e deduzioni portano ad ipotizzare che qui [a Morciano] vi era una delle dodici città dell’Etruria padana, almeno tre sono ancora da ubicare, molto probabile che la ‘capitale’ dei Senoni e di Brenno fosse qui, preceduti da un insediamento sebino”. L’amore per la propria città, che per come la conosciamo oggi è nata solo dopo la metà dell’Ottocento, va bene, ma non si può raccontare la storia su base di “indizi e deduzioni”.

Alla fine del volume Garattoni trae delle conclusioni su una serie di punti che lui ha sviluppato. Fra questi la romanizzazione di “Ariminum”. Scrive: “La maggioranza degli studiosi attesta la presenza romana ad ‘Ariminum’ al 268 a.C.. La geografia fisica ed una analisi comparata delle fonti, oltre ai reperti archeologici, evidenziano che la storia di Rimini prima di Augusto va riscritta in quanto la massiccia deduzione di 6000 famiglie non è mai stata provata così come pure le centuriazioni dal Pisciatello al Conca. Se diamo credito alla logica militare, subito dopo la vittoria di ‘Sentinum’ del 295 a.C., i Romani insediarono presidi militari a ‘Sena Gallica’ e Cervia, le principali saline dell’area Senone. E’ forse questo il motivo della rivolta dei Senoni del 284-283 a.C.?

“La presenza romana civile ad ‘Ariminum’ va ipotizzata verso la fine del IV sec. a.C., quella militare fra il 295 e il 283 a.C. come presidio, gli eventi del 236 a.C. con l’assedio di ‘Ariminum’ da parte dei Celti Boi e Transpadani sono una prova di questa situazione. Fino al periodo augusteo il luogo primario militare era il colle di Covignano dove si accampavano le legioni. Nell’isola di ‘Ariminum’ vi erano il porto ed un presidio, ma la presenza di civili era irrilevante anche a causa delle difficoltà di reperimento di acqua potabile. Come si riscontra in una ‘legenda’ di Gurnari Gianni 2002 all’interno delle mura augustee vi erano solo tre pozzi ed una piccola sorgente. Tale irrilevanza dell’abitato è documentato dalle fonti storiche, dalla archeologia, dalla rifondazione di Augusto che la qualificò come colonia ‘Julia Augusta’”.

Garattoni chiude il volume riportando una frase di Oreste Delucca: “La ricerca storica è proprio un mare senza confine”. Fa specie che Garattoni abbia scelto proprio Delucca per chiudere il suo lavoro: i due si sono scontrati più volte. La pignoleria archivistica e documentaria di Delucca non può convivere con il modo di fare storia di Garattoni. Ma il mare senza confine ci consente a noi di leggere le fantasie di Garattoni e i crudi dati archivistici di Delucca. Poi ognuno scelga ciò che preferisce. Io, per me, non ho dubbi.

Paolo Zaghini