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Coltellate a Villa Verucchio per il vicino blasfemo


E per chi bestemmia tribunale e ospedale


21 Gennaio 2023 / Lia Celi

«Imprechiamo finché possiamo, in Paradiso non ci sarà permesso,» diceva Mark Twain, evidentemente convinto che la bestemmia fosse la sorellina ribelle della preghiera: in effetti per bestemmiare convintamente, un po’ devi crederci, altrimenti dànno più soddisfazione le parolacce.

Un 41enne di Villa Verucchio doveva aver fatto suo il consiglio dell’umorista americano, sacramentando a voce spiegata abbastanza a lungo da infastidire il vicino di casa. Non si sa se costui, un tizio di dieci anni più giovane, trovasse intollerabili le bestemmie in quanto credente o in quanto non credente; stando alle cronache, ciò che non tollerava era il suo vicino in sé, con il quale aveva già avuto da dire. Fatto sta che la raffica di bestemmioni è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso e l’alterco è finito a coltellate. Ad avere la peggio è stato il 41enne blasfemo, confermando il detto “la bestemmia gira gira, cade in testa a chi la tira”.

Non si sa se il caso passerà dall’ospedale al tribunale. Il nostro stato laico considera ancora illecita la bestemmia di per sé, superando in bigottismo perfino la cattolicissima Irlanda che l’ha depenalizzata cinque anni fa con un referendum. E la Chiesa irlandese ha approvato, in quanto «le leggi anti-blasfemia possono essere usate per giustificare la violenza e l’oppressione contro le minoranze, come avviene in altri paesi».

In Italia invece è considerata un abominio. In televisione è il bacio della morte: per un porco qui o porco là dal sen fuggito sono state giustiziate sommariamente carriere e trasmissioni, anche non in fascia protetta. Fuori dal piccolo schermo la pena è pecuniaria (da 51 a 309 euro, cifre bizzarre che avranno certo un significato mistico), e si infligge anche a chi bestemmia in automobile. Chi lo fa ad alta voce in casa sua è meno facile da incastrare, per la disperazione dei vicini, che si rivolgono invano all’amministratore di condominio. Al massimo si possono avvertire i Carabinieri sperando che non abbiano di meglio da fare. E solo nel caso che il sacrilego tiri chiaramente in ballo Dio o il Papa, perché se se la prende con la Madonna o i santi per la legge non è bestemmia. Un po’ discriminatorio verso la povera Vergine, a mio parere. Oltretutto si presuppone che Dio se la prenda di più per un’offesa a se stesso che per un insulto alla propria madre, e non gli si fa fare una bella figura.

Ma forse ciò che è veramente inappropriato è supporre che il Signore abbia più orecchie per le nostre bestemmie che per le nostre preghiere, alle quali ogni tanto sembra sordo (parlo delle preghiere per far finire una guerra orribile, o per dare sollievo a chi soffre per una grave malattia). A essere danneggiato dalle bestemmie è chi, credente o non credente, è costretto suo malgrado ad ascoltare le imprecazioni, espressioni di ignoranza e maleducazione.

Chi le pronuncia si autosqualifica, a meno che non sia un povero spaccapietre maltrattato dalla sorte o qualcuno colpito da una disgrazia talmente crudele e ingiusta da estorcere un grido di rivolta disperata contro le entità celesti che dovrebbero somministrare il bene e il male. Ma il più delle volte il bestemmiatore è solo un buzzurro impaziente alle prese con banali inconvenienti quotidiani, tipo il bagno occupato, una multa per divieto di sosta, i figli che fanno casino. A volte è anziano e non molto scolarizzato, a volte, anzi, abbastanza spesso è un/una adolescente scolarizzato, ma che vuole darsi un tono violando il secondo comandamento.

In mezzo ci sono quelli che tirano giù santi e madonne soprattutto per far dispetto a un vicino di casa veloce di coltello. Il livore insensato e impotente al quale pensava Dante, che a differenza di Twain i bestemmiatori li mette nell’Inferno. Ma la loro unica punizione è imprecare per l’eternità, consumati dalla loro rabbia.

Lia Celi