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E’ stato smarrito un Publiphono, in Riviera lo aspettiamo tutti


21 Giugno 2020 / Lia Celi

C’era un tempo in cui Rimini poteva contare su due voci amiche, a seconda delle stagioni: d’inverno il nautofono, con la sua sirena che nelle notti di nebbia guidava i natanti verso la sicurezza del porto, e d’estate il Publiphono, che con i suoi annunci mobilitava bagnini e bagnanti alla ricerca di bambini sperduti in costumini dai più svariati colori e, negli ultimi anni, anche di nonni disorientati da una passeggiata troppo lunga.

A quanto pare la Rimini del Duemila deve accontentarsi di una sola voce rassicurante, perché se lo scorso inverno, dopo anni di silenzio, è stato ripristinato il nautofono, quest’estate scopriamo che è stato zittito il Publiphono.

O meglio, l’hanno scoperto due impauriti genitori veneti che, avendo perso di vista il rampollo in spiaggia, si erano rivolti con fiducia al bagnino per sollecitare fatidico appello dall’altoparlante, «E’ stato smarrito un bambino, ecc. ecc.», che dopo Romagna mia è il vero inno della Riviera. Il piccolo è stato ritrovato grazie ai moderni e potenti mezzi che ci rendono tutti rintracciabili sempre e comunque, i cellulari.

Ma fa tenerezza che il primo istinto di papà e mamma in vacanza in Romagna sia stato invocare il Publiphono, il buon Grande Fratello che vegliava da sempre sui piccoli turisti, un proto-Chi l’ha visto? a misura di ombrellone.

Non conosco le ragioni precise per cui sia stata soppressa la benemerita istituzione, dubito che anche lei sia caduta vittima del Covid-19, benché fosse anzianotta. Bisogna però ammettere che la sua indubbia utilità era controbilanciata da qualche difetto imperdonabile nell’epoca della privacy a tutti i costi. Diciamo la verità: ogni annuncio veniva accolto fra i lettini da malcelato entusiasmo. Un brivido di adrenalina scuoteva i turisti dalla catatonia, specialmente i più anziani, che, esauriti da tempo i pettegolezzi, avevano finalmente uno spunto nuovo di zecca per sparlare del prossimo – nella fattispecie, i genitori che non sanno fare più il loro mestiere, non sorvegliano abbastanza i figli, e io i miei li ho sempre controllati come un falco, come si fa a perdere una bambina di tre anni, bisogna essere irresponsabili, a gente così bisognerebbe togliergli la patria potestà, e via crocifiggendo.

I bravi bambini ascoltavano il Publiphono come una fiaba dark, con un misto di paura, di curiosità e, sotto sotto, di invidia, e si chiedevano se una volta ritrovato, il piccolo Francesco di cinque anni costumino giallo sarebbe stato abbracciato o preso a sculaccioni, o tutt’e due.

Se poi l’annuncio veniva ripetuto, l’ansia cresceva e si propagava dal bagno di partenza del fuggiasco prima a quelli limitrofi poi a quelli più lontani, mentre le nonne cominciavano a diffondere fake news di zingari ruba-bambini o a sventolare il giornale con l’ennesima storiaccia su un pedofilo da spiaggia (accaduta sul Tirreno, ma quegli sporcaccioni si spostano come i banchi di sardine).

Quando finalmente risuonava il tanto atteso «Il piccolo Francesco aspetta i genitori al bagno X», in genere a una trentina di numeri di distanza da quello di partenza, si alzava un sospiro di sollievo collettivo così potente da aumentare il moto ondoso. A quel punto tutti gli adulti, dopo aver enumerato tutte le punizioni da infliggere al bambino e/o ai genitori negligenti, si domandavano com’è possibile che, quando chiedi ai figli di fare una passeggiata sulla riva, dopo due bagni sono già stanchi, mentre quando si perdono diventano dei maratoneti.

Forse l’abolizione del Publiphono voleva essere un superamento della spettacolarizzazione di una vicenda privata, ma ha senso in un’epoca in cui tutti entrano nei fatti privati di tutti, ma in maniera più fredda, asettica, virtuale? Alla fin fine il Publiphono ci rendeva tutti (bagnanti, bambini e bagnini) una grande famiglia – con tutti i pregi e i difetti delle famiglie, il calore e la malignità reciproca, la solidarietà e la rampogna burbera. E, soprattutto, funzionava. Urge un nuovo annuncio all’altoparlante della spiaggia: «E’ stato smarrito un Publiphono. I turisti della riviera romagnola lo aspettano con ansia».

Lia Celi