“Ecco perchè noi della Valmarecchia non vogliamo fare i polli”
7 Febbraio 2023 / Rita Giannini
In Valmarecchia si pensava che dopo le battaglie contro le cave, contro le estrazioni sul fiume, e tutte le dichiarazioni di volontà delle amministrazioni ai vari livelli per la sua salvaguardia, di essere indenni da ulteriori pericoli. Invece nulla si può dare per scontato, niente si conquista per sempre ed è anche possibile tornare agli anni ’60.
In questo caso, mentre si stanno, giorno dopo giorno, studiando con apprensione i tanti progetti di mega impianti eolici che sono stati progettati sui crinali dell’Alta Valle, arriva la notizia, fino ad ora tenuta sotto silenzio, che si sta costruendo un mega impianto di allevamento intensivo di polli proprio sul fiume, sotto San Leo e Maioletto, all’altezza di Secchiano Marecchia.
Il Comune è quello di Maiolo che ha appositamente approvato una variante al piano regolatore per poter autorizzare i lavori sulla scorta del progetto avanzato dalla ditta marchigiana Fileni. In realtà l’impianto graverà però su ben 4 comuni, precisamente Novafeltria, Talamello, San Leo, Maiolo e l’intera valle ne è interessata. Si pensi solo alla captazione delle acque, alla gestione dei rifiuti, agli sversamenti nel terreno, alla qualità dell’aria, alla viabilità e non ultimo all’impatto paesaggistico già denunciato 30 anni fa dal poeta Tonino Guerra, che auspicava un contenimento e mascheramento di quelli che chiamava “grattaceli distesi” e non la loro proliferazione come accadrà col nuovo progetto.
Di questo e analoghi impianti, considerati dalla legge insalubri e nocivi, ne hanno parlato il 9 gennaio in una puntata della trasmissione Report su Rai 3, grazia a Giulia Innocenzi, ed è stata pubblicata un’inchiesta a firma di Luca Martinelli sulla rivista mensile “Altreconomia”.
Intanto in Valle si è formato un Comitato “Per la Valmarecchia – Comitato per la tutela dagli effetti degli allevamenti intensivi” che sabato 11 alle 20,30 ha organizzato un’assemblea pubblica al Teatro Sociale di Novafeltria per informare i cittadini. A Luca, che aprirà e modererà l’incontro, abbiamo chiesto alcuni approfondimenti sulla sua ricerca.
Luca lei ha appena firmato un’inchiesta pubblicata su “Altreconomia” in cui si parla di Valmarecchia, dell’area del Montefeltro storico, in termini veramente preoccupanti. Da cosa è nata la sua inchiesta?
“Nasce dal fatto che negli ultimi mesi ho vissuto in Valmarecchia e quindi mi sono reso conto che stava accadendo qualcosa in un’area compresa tra 4 comuni, tra cui il mio, San Leo. Da qui è nata la mia personale ricerca e in seguito la volontà di proporre un’inchiesta alla rivista proprio perché la testata avrebbe avuto la capacità di offrire una lettura complessa del contesto, cioè far capire che la questione aperta dal progetto Fileni non si riduce nei confini della Valmarecchia ma è regionale se non nazionale. Non a caso il direttore ha scelto di dedicargli la copertina col titolo “Non facciamo i polli” riconoscendone l’importanza a carattere nazionale”.
E cosa mette in luce nello specifico? Quali rischi correrà la popolazione che vive in zona se sorgerà questo impianto intensivo di allevamento, impianti considerati per legge insalubri e nocivi?
“Un elemento centrale che abbiamo voluto affrontare è quello legato al fatto che un allevamento intensivo rappresenta un problema significativo per quanto riguarda le emissioni di ammoniaca e quindi aumenta il rischio di esporre i cittadini a respirare un’aria insalubre a causa della presenza di microparticelle in particolare le polveri sottoli come le PM2,5 di cui l’ammoniaca è una componente. Questo a nostro avviso è uno degli elementi principali per affermare che un progetto del genere non avrebbe dovuto essere considerato. Poi c’è un altro elemento legato alle emissioni di metano che ci fa dire che oggi non dovrebbe proprio essere autorizzato perché contrario a ogni logica che ci vuole impegnati a ridurre le emissioni di gas climalteranti e il metano è uno di questi con un effetto peggiore della CO2. Sarebbe stato utile che una regione, attenta alla resilienza e a costruire scenari capaci di futuro, non lo avesse autorizzato”.
E non parliamo solo di rischi per la salute, i danni sono molteplici ai vari livelli, li può riassumere?
“Sono molteplici. Uno è quello legato alla mobilità con aumento significativo del traffico di mezzi pesanti, utilizzati per il trasporto di oltre mezzo milione di polli annui che rappresenta il 10% della capacità produttiva nazionale. Gli stessi documenti di autorizzazione poi parlano di prelievi d’acqua dal fiume Marecchia che, come si sa bene, soffre di una situazione di disagio idrico e quindi le autorità avrebbero dovuto tenere in considerazione le regole del deflusso minimo vitale. E si potrebbe andare avanti con l’elenco degli aspetti potenzialmente negativi e delle criticità che emergono dalla lettura del progetto”.
Perché riproporre ciò che se perseguiva decenni addietro? Oggi che dall’Europa, e non solo, ci viene indicata la strada opposta: ridurre gli allevamenti e le emissioni, salvaguardare il benessere animale, dunque?
“La Commissione europea sta discutendo una nuova direttiva sulla qualità dell’aria che potrebbe mettere dei limiti più stringenti legati alla trasparenza e riduzione emissioni di impianti insalubri come gli allevamenti intensivi, questo perché sono considerati un problema significativo dal punto di vista dell’esigenza di rispondere alla pressante richiesta di una riduzione di emissioni nell’arco dei prossimi 7 anni”.
La Valmarecchia cuore-mare verde della provincia di Rimini è da sempre il territorio a cui gli amministratori a tutti i livelli istituzionali hanno sempre dedicato documenti programmatici in cui esaltandone l’integrità, la bellezza, l’importanza ambientale, storico-culturale, monumentale si impegnavano sulla necessità di salvaguardarla e condividevano la volontà di perseguire una valorizzazione con finalità che ne rispettassero le vocazioni. Sembravano concetti e volontà acquisite ma a quanto pare non è così e serve sempre ricominciare da capo. Perché secondo lei?
“Probabilmente manca lungimiranza, attenzione, fantasia e c’è incapacità in chi amministra di vedere in quell’area qualcosa di diverso rispetto a ciò che vi era stato insediato 50 anni fa. Un’area poco urbanizzata con alcuni dei vecchi capannoni semidistrutti, altri abusivi che avrebbero potuto facilmente essere abbattuti per andare a realizzare un intervento di bonifica e rinaturalizzazione. Tra l’altro il sito della Cavallara è come un’isola all’interno di una zona protetta, quella dei Gessi che è zona speciale riconosciuta dall’Unione Europea candidata a Patrimonio dell’Umanità – Unesco, candidatura che ora forse è messa a rischio. Poteva essere recuperata per allargare l’area protetta e si poteva trovare un altro utilizzo consono alle linee guida per lo sviluppo del territorio legate al turismo lento, alla valorizzazione di colture tradizionali come quelle dei grani antichi e in sintonia con le indicazioni avanzate nei documenti sulle Aree interne”.
Di questo progetto come di altri previsti in Alta Valle (mi riferisco all’eolico, alle cave e non solo) la cittadinanza non è informata, cosa suggerisce per far sì che ciò avvenga? Il non sapere provoca indifferenza. Per dire no agli allevamenti intensivi e fermare i lavori alla Cavallara di Maiolo è nato un Comitato, ma i cittadini non dovrebbero essere tutelati anche dalle proprie istituzioni?
“Non sapere provoca indifferenza e anche indignazione, e in realtà le amministrazioni avrebbero dovuto senz’altro informare i cittadini di quello che stava accadendo lungo un iter di autorizzazione durato più di due anni. Mi fa quasi sorridere trovare sul portale della Regione Emilia-Romagna un approfondimento dedicato alla francese Cndp “Commission nationale du débat public”, istituto previsto per legge, e la regione riporta un articolo in cui si descrivono obiettivi e punti nevralgici di cui il primo aspetto è la corretta informazione dei cittadini perché possano partecipare in maniera informata alle discussioni. Questo forse la Regione non solo dovrebbe promuoverlo ma applicarlo e fare in modo che vanga applicato dai suoi Enti”.
Rita Giannini
Link della rivista
https.//altreconomia.it/limpatto-degli-allevamenti-intensivi-di-polli-biologici-il-caso-fileni/
Link pagina del Comitato
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