Lo confesso e me ne vergogno un po’: ignoravo l’esistenza di Marco Liorni, il conduttore della trasmissione televisiva “L’Eredità” al quale devo il piacere di poter nuovamente camminare in casa con le scarpe ai piedi verso le otto di sera, al contrario di quanto mi ero invece costretto a fare nei primissimi giorni dell’anno.
Di pari passo con l’età, mi è cresciuta anche una sorta di “fobia plantare”, che mi costringe a dormire con le calze almeno 320-330 notti all’anno; che di giorno mi impedisce di portare calze senza scarpe, come pure scarpe senza calze anche se c’è il solleone; che mi consente di camminare scalzo solo in spiaggia.
Cosa c’entra tutto questo con Liorni e “L’Eredità”? C’entra, eccome!
Nei cinque anni precedenti, a condurre la trasmissione era il simpatico Flavio Insinna e io, che ho l’abitudine di accendere il televisore un po’ prima dell’inizio del tg (il TG1 fino all’avvento di TeleMeloni, poi il TG LA7 di Mentana), più di una volta mi sono divertito a cimentarmi con il rompicapo finale della “ghigliottina”.
Conclusa l’edizione 2023, ecco anticiparci con gran cianciare che la conduzione de “L’Eredità” 2024 sarebbe stata affidata allo sgangherato cicisbeo Pino Insegno-Ingegno, rinomato scendiletto della Signora Presidente del Consiglio Giorgia Meloni (pardon, del Signor Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: in omaggio alle donne vuol esser chiamata così).
Avendo un’istintiva repulsione verso Ingegno (nel suo caso “nomen non omen”) già dal tempo in cui lo si conosceva solo come pseudo-artista, dal 2 al 6 gennaio ho registrato il tg per seguirlo più tardi, evitando il rischio di vedermelo comparire in video sia pure involontariamente e per un attimo soltanto, magari per un incasinamento nello zapping col telecomando.
Per sentirmi ancora più dalla parte del sicuro, mi sono inoltre sacrificato a guardare la tv indossando solo le calze, dopo aver parcheggiato le scarpe in un’altra stanza. Questo perché, conoscendomi, nella sfortunata eventualità di incrociare anche solo per un attimo l’immagine di quel gradasso, difficilmente sarei riuscito a trattenermi dal tirargliele contro, con l’unico risultato di danneggiare così il televisore.
Solo il 7 gennaio ho scoperto di essermi in realtà completamente perso la decisione – molto sofferta, immagino – con la quale a novembre il clan televisivo meloniano revocava a Pino Ingegno il placet per “L’Eredità”, stante la figura ridicola che nel frattempo aveva procurato alla Tv pubblica con un’altra sua conduzione su Rai2. Grazie pertanto Marco Liorni, per avermi evitato di passare altro tempo senza scarpe davanti alla TV.
Certo che in quanto a scarpe è messo molto peggio di me Simone Imola, l’Assessore ai Lavori Pubblici di Riccione, che si è preso un acidulo cazziatone sia dalla fu sindaca che aveva infelicemente governato Riccione per otto anni, Renata Tosi, che dalla Fratella d’Italia simil-parlamentare Beatriz Colombo.
Cosa avrà mai fatto Imola di così tanto disdicevole da meritarsi quelle autorevoli rampogne? Qualcosa di molto grave, farnetica la Fratella; ha osato impegnarsi, da volontario, nel dare una mano ad altri volontari «durante un’operazione di soccorso di Protezione Civile», finalizzata allo svuotamento del sottopasso di Viale La Spezia, «mettendo in imbarazzo ed in difficoltà chi veramente lavora…. Quindi, per rispetto nei confronti dei volontari, chiedo all’assessore di scusarsi con loro». Anzi, meglio ancora: «Imola dovrebbe dimettersi, ma tranquilli non lo farà»
A dare avvio a quella patetica sceneggiata aveva provveduto la Tosi, sicura di aver colto in castagna l’Assessore avversario: «Tranquilli, è solo il Selfieman che arriva, fa la foto e se ne va. Giusto per comunicare che è ovunque e che senza di lui saremmo finiti».
La prova inconfutabile? Le scarpe da tennis indossate nell’occasione da Imola, a suo dire «lucide e linde».
Certo per accorgersi che un paio di scarpe da tennis siano state così tanto camuffate da diventare lucide e linde, occorre l’intelligenza investigativa della Tosi, al cui confronto Sherlock Holmes sembrerebbe Morrone.
Nando Piccari