Lo giuro. Se no ci fosse stata quella Santa donna di mia moglie, sarei intervenuti perché una “patacata” come quella che ha raccontato Paolo Crepet l’altra sera, davanti ad un pubblico numeroso e non particolarmente partecipe, meritava uno scatto di orgoglio. Non si può dire a Rimini che Amarcord, la nostra storia, il nostro film, abbia qualcosa da dividere con l’amaro Cora. E invece lo psichiatra torinese, con un nonno di Sassocorvaro, ha raccontato che Amarcord è nato in un bar di Roma dove Federico e Tonino prendevano il cappuccino e i signori ordinavano un amaro Cora.

La provocazione dell’illustre relatore ha lasciato stupiti ed attoniti i riminesi e i rurali del contado, ma nessuno ha alzato la manina per dire: “Mo sta bon!”.

Detto tra noi Crepet mi è simpatico da sempre. Poi quando si presenta sul palco con la maglietta bianca con scritto “Uffa”, ancora di più, anche se continuo a preferire la banana di Andy Warhol. Se devo riassumere la lectio magistrali del professore, opto per: “Siate padroni del vostro tempo”. Va benissimo, ma ci vuole il conto in banca e non la pensione minima.

Rurali sempre.

Enrico Santini

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