Home___aperturaEx Caserma, stadio: ci giochiamo un pezzo di Rimini senza discutere di futuro

I dati dell'aeroporto Fellini. Una città sempre più cara


Ex Caserma, stadio: ci giochiamo un pezzo di Rimini senza discutere di futuro


6 Ottobre 2024 / Maurizio Melucci

Serve una nuova legge urbanistica. L’abbiamo fatta noi, nel 2017, ma abbiamo fatto male. È il presidente della Regione con l’assemblea che decide come crescere e dove. La legge urbanistica fatta poco tempo fa va assolutamente rivista. De Pascale ha detto che lo farà e io sono contento sia stato scelto lui”. Così Matteo Lepore, sindaco di Bologna, intervistato alla festa dell’Unità di Bologna qualche settimana fa.

Ora, non è questa la sede per entrare nel merito delle critiche del sindaco di Bologna che valuto in ogni caso fondate. Lepore solleva un problema politico enorme che va affrontato. Aggiungo che sono state approvate troppe leggi regionali sull’urbanistica e governo del territorio. Negli ultimi 24 anni ne sono state approvate due. La N.20 del 2000 e l’attuale legge regionale N. 24 del 2017.

Ogni legge regionale comporta la modifica, anche radicale, delle norme comunali e il conseguente adeguamento alle nuove norme. Il risultato è che quasi nessun comune della regione è in linea con le norme regionali. Nella nostra provincia, ad esempio, lo è il solo comune di Misano. Questo comporta una carenza di pianificazione urbanistica, di sviluppo delle nostre comunità, di uno sguardo sul futuro.

È il caso del Comune di Rimini. Sta iniziando ora l’iter per adeguarsi alla legge regionale del 2017. Bene che vada ci vorranno altri otto anni per concludere l’iter con la concreta possibilità che questo lavoro venga vanificato dall’approvazione di una nuova legge. Nel frattempo, si può andare avanti solo con accordi di pianificazione tra pubblico e privato dove sia dimostrato un evidente interesse pubblico. Purtroppo, lo strumento dell’accordo di pianificazione non può sostituire un’analisi puntuale delle necessità di una città come Rimini.

Senza pianificazione urbanistica e governo del territorio si campa alla giornata con il rischio di “giocarsi” aree strategiche per interventi limitati o contradditori. Faccio alcuni esempi per essere più chiaro.

Il Parco del Mare è nato da un Master Plan voluto dal sindaco Gnassi di dubbia valenza strategica e di prospettiva sulla città, in ogni caso non era uno strumento di pianificazione urbanistica. Di fatto è stato un atto dirigistico da parte del sindaco.  È mancata un’analisi dell’impatto che quell’intervento aveva sulla città turistica. Analisi dei flussi di traffico, fabbisogno di parcheggi, funzioni inserite o non realizzate. Esame dei costi di gestione, accessibilità. Ora per correggere quegli errori sono necessari investimenti importanti da parte dell’attuale amministrazione come, ad esempio, il parcheggio di piazza Tripoli (20 milioni di euro compreso l’arredo urbano per 320 posti auto).

Potrei fare l’esempio della nuova piscina comunale messa a Viserba valutando solo le aree di proprietà comunale per evitare di allungare i tempi e perdere i finanziamenti europei dopo il fallimento di “Acquarena”. Anche in questo caso il tutto era nato dall’imposizione della giunta Gnassi, di realizzare la nuova piscina di fronte al palacongressi quando tutto consigliava di farla e Rimini Nord.

Oppure per arrivare, ai nostri giorni, cosa sta succedendo in quadrante strategico della città che comprende ex caserma Giulio Cesare, Palazzetto dello Sport, Stadio, ex Questura demolita.

Due interventi sono già decisi ed in corso di realizzazione. Accordo di programma per l’ex questura dove sorgerà una nuova realtà urbana composta da circa 150 appartamenti (di cui 36 di edilizia pubblica) e da una piattaforma logistica di 5mila mq di cui 1500 destinati a supermercato.

Il secondo intervento, deciso fuori da ogni pianificazione da parte del Comune di Rimini, riguarda l’ex caserma Giulio Cesare. Leggo dai comunicati del Comune che l’Agenzia del Demanio (proprietaria dell’area) pubblicherà un bando per progettare l’area che dovrà accogliere le sedi e i servizi di Questura, Prefettura, Guardia di Finanza, Polizia stradale e Corpo forestale dei carabinieri, con un investimento complessivo di 59 milioni di euro. Tutto questo avviene senza un minimo di piano dei servizi e ci troveremo con alcune attività legati alle forze dell’ordine replicate in più parti della città. Ma soprattutto, quanto costruito è previsto? Quanti i dipendenti che ogni giorno andranno al lavoro nella “cittadella della sicurezza”? Quanti gli utenti giornalieri? Come impatta l’area sul traffico? Come interagisce con la restante parte del territorio? Sarà recintata e off-limits come la caserma militare? Oppure che interventi sono previsti per mitigare l’impatto ambientale appena descritto? Domande che chiedono una risposta prima dell’approvazione degli interventi.

Poi vi è lo stadio, con la proposta dei privati. Siamo solo alla prima fase con la pubblicazione di pubblico interesse. Ora si entra nel merito. La proposta prevede oltre al nuovo impianto la realizzazione di un motore economico di oltre 20mila mq di superfici per direzionale e commerciale.

Ebbene noi pensiamo che tutto ciò che ho descritto si tenga assieme, senza nessun intervento strutturale strategico, ma semplicemente con le connessioni delle piste ciclabili e del verde? Io non credo proprio. Penso che il Comune farebbe bene incaricare uno studio per verificare le compatibilità ambientali, trasportistiche e qualità urbana della zona partendo da ciò che è stato approvato e non dando per scontato che il resto si debba fare per forza.

L’ipotesi di nuovo stadio

La propaganda dell’aeroporto Fellini

Mio malgrado debbo dedicare una pillola anche oggi all’aeroporto Fellini. I comunicati, sempre positivi da parte della gestione del nostro aeroporto, divergono da una realtà, dal mio punto di vista molto diversa. Il nostro aeroporto ha sempre svolto una funzione di fare atterrare turisti per la nostra Riviera e non certo fare andare in vacanza nostri concittadini. Per la gestione del Fellini i due tipi di viaggiatori pari sono, fanno numero ed incasso. Diverso l’impatto economico sul territorio e sulle nostre imprese.

L’ultimo comunicato parla di un incremento del 12% rispetto all’anno scorso arrivando a un totale di 276mila passeggeri nei primi nove mesi. Le tratte più gettonate sono Tirana con 47mila passeggeri, mentre in Italia c’è Cagliari con 40mila passeggeri. Segue Palermo con 36mila passeggeri. Evidente che oltre il 50% di essi,, calcolando anche altre tratte, non atterra a Rimini per fare turismo ma parte da Rimini per Albania o Sardegna o Sicilia. Per carità, tutto bene. Tuttavia, queste tratte debbono essere a costo zero per il pubblico. La promozione turistica finanziata dalla Regione e Comune deve essere finalizzata esclusivamente ad incrementare il turismo estero sulla nostra costa. Ma su questo penso che la vigilanza di Comune e Regione sia totale.

Rimini una città sempre più cara

Verso fine anno è tempo di classifiche, anche quelle che riguardano il nostro tenore di vita. Ebbene si scopre che Rimini non è una città a buon mercato, anzi è vero il contrario. Abbiamo il triste primato di essere ai primi posti per il costo degli appartamenti, per il costo degli affitti, per il costo dei posti auto. Sono solo alcune ricerche uscite nei giorni scorsi. Preoccupante l’analisi dell’Osservatorio economico e sociale della Camera di Commercio della Romagna: Rimini si conferma la città più cara della Regione, con buona pace delle famiglie e delle imprese sempre più strangolate dalla morsa dei rincari.

L’analisi ha messo in evidenza i settori con maggiori incrementi. L’istruzione ha visto un aumento del 4%, seguita da servizi sanitari e spese per la salute (+3,8%) e trasporti (+3,1%).

Questi dati rischiano di compromettere la nostra capacità attrattiva per investimenti e per lavoratori necessari ad esempio all’industria del turismo. Ma tutte le categorie soffrono questa situazione. Per questi motivi sono necessari interventi, statali, che riducano l’impatto su famiglie e lavoratori. Ma in questo caso il Governo Meloni non pare andare in questa direzione come si vede dalla possibilità di aumento delle accise sul gasolio.

Maurizio Melucci