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A Rimini qualcosa è stato fatto, ma dov'è finita la statua della Gradisca a Marina centro?


Felliniani o fellineschi, fregnacciari si vince!


8 Settembre 2024 / Giuliano Bonizzato

Fellini (testuale): “Mio padre voleva che facessi l’Ingegnere, mia madre il Vescovo e invece… sono diventato un aggettivo! Immagino che per fellinesco si intenda qualcosa di opulento, stravagante, onirico, bizzarro, anomalo…fregnacciaro. Sì, forse fregnacciaro è il significato che corrisponde di più a questa definizione…”

Beh. Se Fellinesco, è certamente più dolce e carezzevole del romanesco fregnacciaro, una cosa è certa. E cioè che essere ‘fellineschi’ rende infinitamente di più che essere… felliniani. Pensate per un momento alla ‘Grande Bellezza “ di Sorrentino con gli immortali personaggi del Maestro trasformati nelle maschere di un teatrino: Suorine sfarfallanti in corsa sbilenca, Vescovi incomunicabili, Sante sbeffeggiate, bambine diaboliche, il figlio mammone, lo scrittore fallito… Insomma, l’apoteosi del fellinesco. E qui bisogna riconoscerlo, Sorrentino è stato bravissimo. E infatti si è beccato l’Oscar!

Comunque, dài, qui a Rimini qualcosina di Fellinesco è già stato fatto. Il primo esperimento si è avuto posizionando in Piazzale Fellini una gigantesca statua a colori della Gradisca troneggiante su un altrettanto imponente piedistallo. Poi, purtroppo. qualcuno si è pentito… e adesso non si capisce più dove sia andata a finire. Un po’ come è successo con il colossale monumento del Pantani in bicicletta.

Sia detto per inciso: chissà perché ce l’abbiamo tanto con le statue? Passi per gli imperatori, i condottieri e i campioni, ma la Gradisca no! Ho di conseguenza, accolto a suo tempo con somma soddisfazione il rinoceronte che, evaso dalla barchetta di salvataggio di “E la nave va”, si pavoneggia ora in Piazzetta San Martino. Ho gioito per la nebbia di Amarcord che densa si leva dal laghetto artificiale alto tre centimetri davanti alla Rocca. Ho letto e riletto, estatico, appese lassù e illuminate dai fari le frasi rese celebri dal Maestro lungo il nostalgico Tour tra Fulgor e Castel Sismondo…

Ah, già. Castel Sismondo. Ora sede di quel Museo Fellini che ha suscitato le ire di gran parte della elite culturale Riminese per “l’oltraggio subìto dal Brunelleschi”. Che, poveraccio, non se la passava davvero meglio quando al posto di una bellissima Anita Ekberg lunga venti metri stesa nella Rocca restaurata, c’erano tra ruderi e topi, i detenuti delle Carceri Comunali…

E se, non si vorrà accettare integralmente la proposta da me suggerita su queste colonne * (che darebbe comunque lavoro a tutte le filodrammatiche del territorio) si valorizzi, almeno il nostro Centro Storico! Con uno Zampanò in Piazza Tre Martiri che spezzi le catene ‘con i muscoli pettorali ovverosia del petto’, due vescovi che scivolino birichini sui pattini a rotelle tenendosi per mano lungo Corso d’Augusto, uno zio pazzo che urli ‘Voglio una donaaa!’ arrampicato su un albero di Piazza Ferrari. E, (irrinunciabile!) un nonno che si perda nella nebbia artificiale ripetendo in continuazione –‘Mo se la morte è così …non è mica un bel lavoro! Tè cul!’

Datemi retta ragazzi!
Fregnacciari si vince!

Giuliano Bonizzato

* Abbiamo la nostra Felliniland.