Fra le 30mila boccette di Baldo Baldinini, il mago delle essenze
1 Settembre 2024 / Giuliano Bonizzato
Mago, alchimista, stregone senza volto… Gli appellativi affibbiati a Baldo Baldinini nelle innumerevoli interviste da lui rilasciate a periodici e riviste specializzate sono pennellate di colore suggerite da un personaggio davvero unico nel suo genere.
Tanto per cominciare lui il volto ce l’ha (ci mancherebbe altro!) ed è quello aperto e simpatico di un malatestiano doc che, per innata rudezza romagnola chiede ai fotografi di essere ritratto nei suoi laboratori soltanto di spalle. In quanto all’alchimista il paragone mi pare azzeccato se lo si immagina seduto, al lavoro, circondato da fiale e alambicchi, inteso a distillare, spremere, infondere saggiare, mescolare, annusare le essenze che daranno vita a prodotti alcolici dai nomi evocativi quali Paracelsus e Nostradamus anche se poi quando si alza in piedi ti accorgi che in luogo dell’individuo curvo e allampanato della tradizione medievale hai a che fare con un marcantonio dal fisico di nuotatore. Beh, per finire e sempre restando nella metafora, un po’ mago Baldinini lo è. Dove lo trovi, al mondo, uno in grado di aprire a caso una boccetta sulle trentamila di cui è dotato il suo Olfattorio descrivendo puntualmente quale ‘aroma’ contiene ?
Lui però preferisce essere definito ‘Naso’. L’appellativo è in uso tra i profumieri alla cui categoria è fino a un certo punto appartenuto prima di accorgersi che la sua vocazione era quella di ‘creare’ attraverso le essenze abbinate alla liquoreria qualcosa che prima non esisteva: inimitabili Vermuth, bitter, alchermes, Dry Gin ottenuti aromatizzando e fortificando (con l’infusione di qualcuna delle tante anime nascoste di fiori, frutti e cortecce) soprattutto i vini del nostro territorio. E scopro, inaspettatamente, che si rivolgono a lui non soltanto aziende vinicole nostrane ed estere ma anche (per arricchire con l’aroma giusto certe vivande) famosi chef come Bottura, Agostini e Gasperoni.
Beh, insomma, eccomi ora qui tra le famose trentamila boccette stipate in buon ordine nell’altrettanto celebre ‘Olfattorio’ situato sotto la Rocca di Montebello a Poggio Torriana, nella tenuta Saiano della famiglia Maggioli.
Baldo mi riceve sorridente, accompagnato dal figlio Francesco.
-E’ il mio ‘discepolo’. Un ‘nasino’ che promette bene! A quattro anni riconosceva già 30 botaniche e ora che ne ha dieci ha già superato le cento…
Non riesco a resistere. Chiesto il permesso a ‘Naso’,che si allontana un momento per rispondere a una telefonata, mi affido alla già disinvolta guida di Francesco. E così, ascoltando i suoi suggerimenti procedo ad aprire e ad annusare una trentina di boccette sistemate tutte in fila sullo stesso scaffale, ognuna delle quali (con la sua brava etichetta redatta con la stessa certosina calligrafia dei profumieri medievali) ha a che fare esclusivamente… con l’esocarpo delle arance…
Con la loro ‘buccia’, insomma, traduco, dopo una certa esitazione, aggrappandomi alle mie reminescenze liceali. E apprendo, al ritorno di Baldo, che la scorza di quel frutto può essere spremuta oppure infusa nell’alcool oppure distillata e ogni volta con sistemi di lavorazione diversi, ottenendo così una incredibile moltiplicazione di prodotti, ancor più elevata se effettuati su scorza fresca od essiccata, dolce oppure amara…
Basta. Roba da perderci la testa. Che alla fine mi girava anche perché, ansioso di provare le essenze più diverse, di ‘annusate’ ne ho fatte molte altre, guidato, con squisita cortesia, dal mio anfitrione. Alla fine, al momento del commiato, ero doppiamente felice. Felice per aver aggiunto una splendente pietruzza al mosaico delle mie esperienze. E felice per aver fiutato, alla fine, l’essenza più preziosa.
Quella di una nuova amicizia.
Giuliano Bonizzato