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Garbino dove sei, sparito perfino dalla rotonda


22 Gennaio 2017 / Lia Celi

L’app del meteo in questi giorni sulla costa non ci prometteva la neve che ha devastato il Centro Italia, ma solo freddo, pioggia occasionale e soprattutto vento.

Non è proprio il caso di lamentarsi, anche se la lamentela sta al riminese di oggi come il gorgheggio sta all’usignolo (la differenza è che l’usignolo canta di notte mentre il riminese lo fa per lo più di giorno).

Ma ci sono vari duelli fra gli esseri umani e le intemperie, avversari di una forza irragionevole e smisurata. I media ci mostrano quanto sia impegnativo il match uomo-neve, uno scontro che richiede da parte umana non solo immediata capacità di reazione, ma soprattutto allenamento regolare e una preparazione approfondita, come succede nei paesi nordici dove le popolazioni riescono da secoli a convivere con intense nevicate senza danni né vittime né interruzione della vita civile.

La partita uomo-pioggia è ancora più complicata: per non finire ko ad ogni acquazzone, come succede a Genova, ci vogliono prevenzione, investimenti, rispetto per il territorio e per l’ambiente.

Il vento è un avversario temibile perché ha qualcosa di soprannaturale: lo senti ma non lo vedi. Noti solo le manifestazioni della sua potenza, il mare in burrasca, gli ombrelloni che volano, la sabbia sulla strada del lungomare, e ti sembra di essere in un film di Harry Potter. Eppure, in un certo senso, quello uomo-vento è il più «fisico» degli scontri fra noi e i fenomeni meteorologici: lui ci salta addosso appena usciamo di casa, lotta con noi mentre camminiamo o tenta di buttarci giù dalla bicicletta, vorrebbe portarci via i vestiti come un bandito da strada, ci intontisce con il suo ululato. La sua forza invisibile ed enorme ce la sentiamo non solo sulla pelle, negli occhi e nelle orecchie, ma anche nell’organismo.

Il vento, anche non intenso, può renderci irritabili, vedi il nostro caro garbino, ma il grecale, quello freddo e cattivo che soffia da est, pare addirittura che affatichi il cuore e la tiroide, aggravando le malattie cardiovascolari e l’asma e procurando insonnia e cefalea. Come fai a lottare contro questo energumeno?

La miglior difesa è evitare il corpo a corpo e chiudersi fra quattro mura. E, dov’è possibile, sfruttarlo come fonte di energia, come un galeotto che al posto dei remi muove una pala eolica.

Sarà per esorcizzare il lato «maligno» dei venti che nell’iconografia tradizionale (ripresa nella Rotonda dei venti in via Coletti) vengono raffigurati come simpatici putti paffuti e guanciuti che sembrano sbuffare solo quel tanto che basta a muovere delle barchette di carta. (A proposito: sulla Rotonda ci sono Ostro, Scirocco, Grecale e Maestrale, ma manca proprio il garbino, che qui a Rimini sarebbe un po’ il vento padrone di casa. Che non sia stato inserito per non innervosire gli altri?)

Lia Celi https://www.liaceli.com/