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Gianni Fucci, le nuove emozioni dell’ultimo poeta


4 Settembre 2017 / Paolo Zaghini

Gianni Fucci: “L’antico viandante” – Pazzini Editore.

62 - Fucci

“Ora che sei / dove si adaggia il tempo / che non ha memoria, / e il canto dell’usignolo / è solo un lamento / che si aggroviglia / ai rami degli ulivi, / le notti / non mi portano / che lune sbiadite / cui abbaiano / cani solitari e tristi, di te, compagno Serino, / antico viandante, / nessuno conosce più la strada / […]”.

Il titolo del libro è una dedica affettuosa all’amico e compagno politico di una vita, Serino Baldazzi (1927-2005). Comunista, partigiano, segretario dell’ANPI santarcangiolese dal 1946 al 2004. Con Serino, Gianni ha scritto “La notte delle bandierine rosse. Vita a Santarcangelo tra fascismo e antifascismo 1919-1943” (ANPI Santarcangelo, 1994).

Ma per tornare al nuovo libro di poesie di Gianni, uscito poche settimane prima del suo ottantanovesimo compleanno (è nato il 3 ottobre 1928), la prima constatazione è che è in italiano (il secondo dopo “Sigilli del tempo” per i tipi di Raffaelli nel 2014, mentre l’ultima opera in dialetto romagnolo è “Fùgh e fiàmbi” per i tipi di Pazzini sempre nel 2014); che contiene poesie tutte recentissime, scritte fra il 2015 e il 2017; che sono bellissime.

Lo so che non dovrei scrivere così, che dovrei abbellire questo aggettivo-sintesi di tante altre parole, magari astruse e strane. Ma la commozione e l’emozione provate nel leggerle non mi consentono di usare alcun altro aggettivo.

Scrive nella sua nota l’Autore: “La poesia viaggia su un battello che naviga in acque perigliose, alla ricerca del luogo più amabile e sacro: la propria infanzia. (…) la memoria è uno scrigno prezioso in cui stanno serrate le gemme dell’esperienza, e un poeta sonda l’inconoscibile con la sua voce, pur di trasmetterne i germi vitali (…). Sulla navicella dalla propria esperienza, delle proprie emozioni, dal proprio bagaglio culturale, prende avvio il viaggio della sua fantasia. La sua ‘voce’, la sua forza sciamanica da ‘antico viandante’, compie un viaggio avventuroso fra furori e deliri, fra gioie e dolori, suggendo il nettare dei fiori, il profumo delle selve, il canto degli uccelli, per cogliere il senso della vita e della morte”.

Un percorso nei ricordi di una vita, con varie dediche ad amici cari scomparsi, raccontati con penna felice e in un italiano splendido. Poesia moderna ed attuale: i ricordi non sono un modo per piangere un passato che è passato e non c’è più. Servono ad attualizzare le emozioni di oggi, attraverso le esperienze di vita vissute negli anni.

La dedica che Gianni mi ha fatto sulla copia del libro inviatomi forse riassume al meglio quello che sto tentando di dire: “in ricordo dei bei tempi andati che non tornano più”. Non c’è amarezza in questa affermazione, quanto invece la semplice constatazione che la vita ognuno di noi deve viverla al meglio giorno per giorno. Rimpiangere il passato non serve, sia che si ricordino antichi amori o passioni politiche per partiti che non ci sono più.

IN QUEST’ARIA
In quest’aria corrotta / si ammorba la mente. / Guardare la luna / così sempre uguale e silente / è come scavare nel cuore / vaste siderali valli / di tranquilla esistenza. // Ma vale?

Tante poesie di questo volume finiscono con un punto interrogativo, come quella riportata sopra. O come questa.

OMBRE
Come il sogno / nel paese delle ombre. / Ombre che girano attorno: solo ombre! / Diafana e bianca, / una disse; / “Contiamo così poco … / Un’ombra! Cos’è mai un’ombra?” // Il vento sussurrò: / “E il pensiero?”

Punti interrogativi pesanti, abbisognosi di tutta l’intelligenza del lettore per immergersi nel mondo poetico e visionario del poeta Gianni Fucci. Grazie allora Gianni per tutto quello che ci stai regalando in questi anni: in età avanzata ma con lo spirito di un bambino che continua a credere negli uomini e nella bellezza del mondo.

Paolo Zaghini