HomeLA LETTERAGiorno del Ricordo: “Silenzio sulle foibe vergogna che pesa su sinistra e destra”

Salvatore di Grazia: "Gli uni dovevano dimenticare l'appoggio a Tito, gli altri il razzismo antislavo e la colpa di aver scatenato la guerra"


Giorno del Ricordo: “Silenzio sulle foibe vergogna che pesa su sinistra e destra”


26 Gennaio 2024 / Stefano Cicchetti

Il 9 febbraio si terrà una giornata di studi nell’ambito delle iniziative dedicate al Giorno del Ricordo dell’esodo delle popolazioni istriane e dalmate nel secondo dopoguerra. E’ per me personalmente, ma penso per chiunque alieno da discutibili contrapposizioni politiche o ideologiche, un sollievo constatare che l’approccio a un argomento così doloroso ha una finalità soprattutto didattica, rivolta a tutti ma specialmente alle giovani generazioni. L’impostazione data dall’Istituto Riminese ha anche il merito recuperare le memorie individuali e collettive perché non vadano disperse e, soprattutto, perché diano un sia pur modesto contributo al segnale di avvertimento morale per trasformare i loro ricordi in coscienza veramente condivisa di rifiuto della violenza e dell’intolleranza.

Non è mia intenzione rinfocolare polemiche ideologiche o politiche ma non posso non rifarmi a ciò che scriveva Claudio Magris in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 1° febbraio 2005, dal titolo “Le Foibe, il silenzio, il chiasso”,un tema sul quale da anni si era espresso senza che ne derivasse una sana discussione pubblica. Non poteva essere che così perché, come scrive Magris, tanta parte della sinistra italiana, “per viltà e il calcolo opportunista… in nome di un machiavellismo da quattro soldi, destinato a ritorcersi contro sé stesso, cercava di ignorare, dimenticare e far dimenticare il dramma dell’esodo istriano, fiumano e dalmata e gli eccidi delle foibe, affinché non si parlasse di crimini commessi dal comunismo o in nome del comunismo (…). Aggiungo che il Partito Comunista Italiano aveva l’interesse e la necessità di far dimenticare la posizione ufficialmente assunta da Togliatti favorevole all’annessione di Trieste alla nascente Federazione jugoslava”. Con altrettanta onestà intellettuale Magris, metteva in evidenza “la cecità e il regressivo abuso dell’estrema destra che coltivava il ricordo di quelle tragedie, di quei crimini, non tanto per ricordare le vittime e condannare i precisi colpevoli e complici bensì per rinfocolare inumani e generici rancori razzisti anti slavi, quegli ottusi anti slavi che sono stati in parte all’origine di quella tragedia patita dall’Italia ai suoi confini orientali che sono in parte responsabili della perdita di quelle nostre terre che non avremmo mai perduto se il fascismo non avesse fatto la sua guerra”.

Per Magris il silenzio della destra, durato tanti decenni, dipenderebbe dal fatto che il fascismo fu responsabile della guerra perduta. In realtà il motivo è anche un altro, strettamente collegato, basato sull’imbarazzo e la vergogna provata da tanti esponenti di punta dell’establishment militare, politico e amministrativo fascista, i quali si coprirono di disonore fuggendo davanti a sparute compagini tedesche, abbandonando decine di migliaia di soldati in armi. Sono gli stessi che nel dopoguerra, beneficiando di amnistie varie, poiché s’imponeva la necessità della continuazione dell’attività dello Stato, ricostituito dopo la tragedia e la vergogna dell’8 settembre 1943, furono reintegrati nei posti che avevano vigliaccamente abbandonato.. Era ovvio che su tutto ciò anche la destra stendesse il velo di silenzio che ha coperto non solo le riflessioni di Magris, ma anche dello scrittore istriano Quarantotti Gambini, che, come si dirà, non è stato certamente tenero con i generali gallonati fuggiti nel cuore della notte dalla terra conquistata con il sacrifico di centinaia di migliaia di vittime della Grande Guerra.

Salvatore Egidio Di Grazia (profugo istriano)