HomeAttualitàGiorno della Memoria, Raimondi: “Gli psicologi siano coinvolti nella formazione dei giovani”

Per il presidente dell'ordine degli psicologi in Regione "Il nostro intervento può essere assolutamente prezioso nel racconto di questa giornata"


Giorno della Memoria, Raimondi: “Gli psicologi siano coinvolti nella formazione dei giovani”


25 Gennaio 2023 / Redazione

Da una parte c’è l’importanza di ricordare, di fermarsi a riflettere sul passato. Dall’altra la società di oggi, veloce e rivolta quasi solo al presente. Gabriele Raimondi, presidente dell’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna, riflette sul Giorno della Memoria celebrato il 27 gennaio di ogni anno per commemorare le vittime dell’Olocausto.

«La memoria è un fattore centrale per l’elaborazione degli eventi traumatici sia come individui sia come comunità, e la riflessione richiede tempo – spiega – Questo contrasta con la società odierna che predilige il “qui e ora” e la fruibilità immediata. Le riflessioni sui social durano poche ore e poi svaniscono e il rischio è che il ricordo venga relegato solo a una determinata ricorrenza, senza che sia elaborato e portato con noi nella quotidianità».

Come fare, dunque? «L’intervento di psicologhe e psicologi può essere assolutamente prezioso nel racconto di questa giornata – continua – . Non tanto per la trasmissione di contenuti, date e riferimenti storici ma soprattutto per l’elaborazione dei significati emotivi del periodo stesso. Questo vale ancora di più per i giovani, a cui il racconto dell’Olocausto appare come molto sfuocato e lontano nel tempo. Coinvolgendo la nostra figura professionale in progetti di formazione, potremmo aiutarli a valorizzare la memoria come strumento utile all’individuo e alla comunità e fare capire loro che anche gli eventi di oggi saranno memoria di domani; se non valorizziamo l’importanza del ricordo, anche le guerre di oggi come la guerra in Ucraina e in tante parti del mondo rischieranno di essere dimenticate in futuro senza diventare mai occasione per costruire davvero modelli di relazione tra i popoli non basati sulla sopraffazione e sulla violenza».