Home___primopianoGiulia, Luca e Marco, tre storie di difficoltà che si intrecciano alla Job Station

Il centro di via Graf consente alle lavoratrici e ai lavoratori di svolgere attività di qualità per aziende partner


Giulia, Luca e Marco, tre storie di difficoltà che si intrecciano alla Job Station


21 Dicembre 2024 / Redazione

Dopo una laurea in Lingue e Letterature Straniere, un’esperienza di lavoro in Francia e anni di studio, oggi Giulia parla francese con la padronanza di una madrelingua. Ma il suo percorso non è stato sempre lineare. Come molti, ha dovuto affrontare difficoltà personali che l’hanno portata a rimettere in discussione sogni e ambizioni, e oggi lavora in un poliambulatorio, occupandosi di accreditamenti e dell’internazionalizzazione del sito. Luca, invece, ha seguito il percorso dell’economia del turismo. Anche lui ha una storia complessa alle spalle, ma non si è mai arreso: la sua determinazione lo ha spinto a costruire un futuro nuovo. E poi c’è Marco, il più grande dei tre, un uomo che vive di passione per la tecnologia, le luci e il suono, e che oggi contribuisce con competenze pratiche alle attività di accreditamento di un’azienda.
Questi tre percorsi di vita (i nomi sono di fantasia) si intrecciano alla Job Station di Rimini, un progetto all’avanguardia e molto innovativo sul tema dell’inclusione e dell’inserimento lavorativo.
Grazie al Progetto Itaca, infatti, da qualche mese in via Graf c’è una sede adibita a centro per smart working per persone con storie di disabilità psicofisiche e psichiche che qui possono lavorare in un ambiente protetto, accogliente e pensato per valorizzare le loro capacità.
Questo modello, che punta a creare un equilibrio tra i bisogni delle persone e quelli delle aziende, è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra Progetto Itaca, AUSL Romagna e il Comune di Rimini; una sinergia che ha portato appunto ad aprire le porte della prima Job Station della città, che si inserisce in una rete di altre 9 ‘stazioni’ in Italia (di cui la prima inaugurata a Milano) per un ammontare complessivo di 30 realtà aziendali coinvolte.
Come si legge anche nel claim, il progetto risponde una mission chiara: trasformare la disabilità in abilità, offrendo a chi vive un disagio psichico un luogo di lavoro protetto e stimolante.
Il centro di via Graf, infatti, consente alle lavoratrici e ai lavoratori di svolgere attività di qualità per aziende partner, sempre affiancati da un tutor esperto che li affianca nelle mansioni quotidiane e che si interfaccia tutti i giorni con il supervisor aziendale per il coordinamento dei compiti.
Una volta acquisita maggiore autonomia, il lavoratore può essere assunto direttamente dall’azienda e, in alcuni casi, proseguire la sua attività fuori dalla Job Station. Ad oggi, il tasso di inserimento nazionale registrato è molto alto, con una percentuale del 90% di job stationer che arriva a firmare contratti a tempo determinato.
Il progetto prevede attività diverse e spesso trasversali: dall’inserimento dati alla gestione di scadenze e reportistica, dal supporto amministrativo al marketing, fino a compiti più specialistici come traduzioni, graphic design o functional testing.
Anche le aziende traggono vantaggi da questa partenership, che è stata pensata in un’ottica ‘win-win’. Collaborare con la Job Station significa non solo rispettare gli obblighi di legge legati all’inclusione lavorativa delle persone con disabilità – evitando, ad esempio, le sanzioni previste dalla legge 68/99 – ma anche migliorare la cultura aziendale, promuovendo un ambiente più inclusivo e consapevole. Inoltre, grazie al supporto continuo dei tutor, le imprese riducono i costi legati all’inserimento e alla formazione del personale, ottimizzando i processi senza rinunciare alla qualità del lavoro svolto.
“La Job Station rappresenta un modello virtuoso, funzionale a innescare un a catena positiva in grado di dare una risposta a un bisogno prioritario: quello di affermare i diritti delle persone con fragilità e permettere loro di esprimere capacità e competenze in un contesto adeguato – è il commento dell’assessore alla protezione sociale del comune di Rimini, Kristian Gianfreda -. Spesso per chi ha delle disabilità psichiche è molto difficile inserirsi e trovare un proprio spazio nel mercato lavorativo, quindi dare loro una possibilità alternativa, e un supporto adeguato, è fondamentale in un’ottica di integrazione nel tessuto sociale ed economico. Si tratta di un beneficio  e per questo voglio ringraziare tutti i protagonisti di questa straordinaria iniziativa, da Paola Monaco a Laura Oppioli, per la cura, l’attenzione e la professionalità espressa. Sostenere questa realtà significa investire in un futuro in cui la diversità diventa una risorsa e in cui nessuno viene lasciato indietro”.