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L'ex sindaco: "Riziero Santi è il segretario perfetto per arrivarci"


Giuseppe Chicchi: “Congresso del PD Rimini al più presto”


29 Gennaio 2024 / Paolo Zaghini

Quest’anno Giuseppe Chicchi compie 80 anni. Difficile dirlo vista ancora la prestanza fisica e l’intelligenza (non quella artificiale) che dimostra nei suoi ragionamenti sulla politica, nazionale e locale.

Dal 1980 al 1987 assessore regionale all’ambiente, e poi, sino al 1990 assessore regionale al turismo. Da marzo 1991 a giugno 1992 primo segretario della Federazione PDS di Rimini. Da giugno 1992 al luglio 1999 Sindaco di Rimini. Dall’aprile 2002 al 2005 Amministratore Delegato dell’APT emiliano-romagnola. Per i DS da aprile 2006 ad aprile 2008 viene eletto alla Camera dei Deputati. Poi per un decennio docente di Economia e politica del Turismo alla Facoltà di Economia all’Università La Sapienza di Roma.

Ad inizio 2017 esce dal PD in dissenso con la linea politica impressa al partito da Matteo Renzi assieme, solo per citare alcuni dei più noti esponenti in uscita, a Pier Luigi Bersani, Vasco Errani, Guglielmo Epifani, Massimo D’Alema, Roberto Speranza. Questi daranno vita ad Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista. Chicchi, in provincia di Rimini, ne sarà uno dei dirigenti. Questo sino all’Assemblea nazionale del Movimento il 10 giugno 2023 che deciderà lo scioglimento del soggetto politico per confluire nel Partito Democratico a guida Elly Schlein.
A Rimini Articolo 1 aveva una cinquantina di iscritti ed il Segretario era Lorenzo Della Chiara, cattolichino.

A Giuseppe Chicchi abbiamo rivolto alcune domande sulla situazione politica nazionale e locale.

A sei mesi dallo scioglimento di Articolo 1 e della sua confluenza nel PD, come è la situazione a Rimini?

“Gran parte del gruppo dirigente e dei tesserati del riminese di Articolo 1 si è iscritto al PD in questi ultime mesi nei diversi circoli territoriali. Altri stanno aspettando il prossimo Congresso nazionale: vogliono capire meglio le scelte che la Schlein compirà su diverse questioni, di politica nazionale e di politica internazionale. Ad esempio penso che Elly avrebbe dovuto andare a Tel Aviv e a Gaza a chiedere pace. Al volo dico anche che il Congresso a Rimini prima si farà e meglio sarà: c’è un problema di rinnovamento e potenziamento del gruppo dirigente provinciale, oltre che alla direzione dei circoli. Come ex di Articolo 1 ci siamo detti: nessuna corrente organizzata. Lavoriamo tutti per potenziare l’iniziativa politica nei territori, partendo dai circoli”.

I circoli del PD. Non pensi anche tu che sia necessario riflettere sulla loro capacità di svolgere attività sul territorio?

“Indubbiamente. I circoli per me devono essere luoghi di aggregazione dei cittadini, devono essere “utili” in tutti i modi possibili ai territori, devono essere punti di riferimento. Non devono essere solo comitati elettorali. Devono inoltre essere protagonisti della vita politica. Consentimi di dire che la elezione diretta del Sindaco, oltre a tanti pregi, ha provocato anche non pochi danni: fra cui la cancellazione di ruolo delle sezioni/circolo e dei consigli di quartiere. Ricordo bene quand’ero Sindaco le lettere per assemblee pubbliche a cui avrei dovuto intervenire, che mi piacesse o meno, che mi inviava Walter Ceccaroni, in quegli anni segretario della sezione DS dell’Ina-Casa. In gioco c’è dunque la capacità dei democratici di essere e stare fra la gente sui territori. E’ sbagliata l’idea che oggi tutto passi attraverso i social e la rete. Non è così. La gente ha bisogno di confrontarsi, di discutere, di protestare. E i democratici devono esserci, devono saperlo fare”.

Il circolo del V PEEP ha approvato un documento che chiede di andare il più rapidamente possibile al ricambio del Segretario Filippo Sacchetti, candidato a Sindaco a Santarcangelo di Romagna. E’ questo che intendi come capacità politica dei circoli del territorio di partecipare alla direzione del partito?

“Confermo ancora quanto detto prima: è opportuno andare al Congresso a Rimini il prima possibile. Poi nel merito del documento del circolo del V PEEP (ricordo che è il circolo con il maggior numero di iscritti della Federazione) difendo la facoltà dei circoli ad intervenire sulla politica nazionale e sui problemi, politici e amministrativi, locali. Su questo si gioca il loro ruolo. E il Segretario della Federazione non può rispondere “è un attacco politico al sottoscritto non di un circolo ma di un’area del PD”. Il documento è di un circolo, votato all’unanimità, se non sbaglio. Bene, è questo che considero riflessione e crescita politica dei quadri democratici. Seppoi questa avviene pubblicamente, come è stato fatto con la stesura di un documento scritto, carta canta, tanto meglio. Se serve un Segretario che traghetti il PD riminese al Congresso penso che il nome che circola di Riziero Santi sia perfetto: unisce un’esperienza notevole (fra cui quella estremamente positiva vissuta a Riccione nell’ultimo anno) e tanto buon senso nel gestire partite difficili e complesse”.

Cosa pensi di questa fase politica del PD a trazione Schlein?

“La elezione a segretaria della Schlein ha rimesso in moto la nostra dialettica politica. Ne avevamo bisogno. Anche perché era ed è necessario definire scelte politiche importanti (a livello nazionale ed internazionale), lavorare per un cartello elettorale vincente che sconfigga questa destra oggi al Governo. Il confronto interno non deve essere reticente, non ci deve essere alcuna paura a contarsi. Sai qual è la mia paura invece? Quella che ci sia nel gruppo dirigente poca cultura unitaria (ma purtroppo la storia della sinistra italiana è piena di divisioni). Lo dico io che in dissenso con le scelte politiche di Renzi me ne sono andato. Ma oggi penso che quel clima del con me o contro di me sia in gran parte dissolto. La sfida che la destra ci sta lanciando è troppo grande e mi sento di poter dire che una cultura e una politica riformista siano l’unica strada per salvare l’Italia. Il PD deve essere il perno essenziale di questo progetto”.

Scusami, ma non ti sembra invece che lo scontro accesosi nel PD Veneto sul voto di astensione della consigliera regionale Anna Maria Bigon che, in dissenso dal Pd, è stato determinante per la bocciatura della «legge Zaia» sul fine vita, sia un esempio contrario a ciò che tu sostieni?

“Sulle questioni etiche il PD non può che confermare il riconoscimento della libertà di coscienza dei singoli consiglieri. C’è scritto nei documenti fondanti del PD. Detto ciò però vorrei aggiungere: l’approvazione della “legge Zaia” sul fine vita era solo un atto normativo locale di un orientamento espressa dal voto della Corte Costituzionale, ad alto tasso di civiltà; la consigliera Bigon poteva uscire e non astenersi (che nei fatti è un voto contrario). Spero che non avesse capito il senso politico del voto del gruppo PD, consapevole di tutti i limiti contenuti in quel testo, ma che avrebbe spaccato il centro-destra e, soprattutto, la Lega. Infine vorrei dire che il Partito Democratico è un partito laico, le scelte politiche vengono compiute sulla base di valutazioni e di convinzioni condivise, a prescindere dal fatto che uno sia cattolico o meno. Si può non essere d’accordo, ma stando nello stesso partito, bisogna trovare i punti di equilibrio e i comportamenti appropriati. Mi verrebbe da dire anche che le battaglie politiche nelle assemblee, di ogni ordine e grado, si fanno con un minimo di disciplina. Penso che in questo caso sia mancata un po’ di regia. E quando questo accade sorgono, come abbiamo visto, problemi”.

Paolo Zaghini