Grazie a Starbucks anche gli intestini pigri di Rimini troveranno sollievo
14 Aprile 2024 / Lia Celi
Qualcuno di voi se lo starà già chiedendo: quest’estate cosa sarà più trendy, andare a bere il frappuccino al nuovo Starbucks delle Befane, oppure dichiararsi totalmente contro perché è una multinazionale fighetta made in Usa pompata da Internet che svilisce la tradizione dell’espresso all’Italiana, e oltretutto è carissima?
La catena di caffetterie più iconica del millennio è una di quelle cose che dividono il pubblico anche prima della vera e propria apertura del locale. C’è chi la aspettava da anni e chi si straccia le vesti, chi si tiene libera l’agenda per il giorno dell’inaugurazione e chi si farà un dovere di trovarsi nel baretto più pulcioso di Rimini nord a sorseggiare un ristretto non più alto di un ditale.
Ma c’è una categoria trasversale che potrebbe trovare da Starbucks la soluzione per un fastidioso problema spesso cronico, che di solito si affronta a suon di mele cotte, prugne disidratate e granulato di psillio. Una delle ultime linee di bevande lanciate dalla caffetteria nata a Seattle infatti si chiama Oleato, e prevede come ingrediente base il caffè Starbuck emulsionato con olio extravergine d’oliva di alta qualità. Sembra che l’idea sia venuta all’ad di Starbucks, Howard Schultz, nel 2022 durante un viaggio in Sicilia, dove ha scoperto la salutare usanza locale di assumere un cucchiaio d’olio d’oliva ogni mattina, prima del caffè. Ma per uno come Schultz il tempo è denaro, così, per non perdere secondi preziosi, ha pensato bene di mettere direttamente l’olio nella tazzina di caffè, e il risultato lo ha convinto tanto da volerlo condividere con la sua clientela planetaria.
Il sito di Starbucks parla di «alchimia deliziosa e sorprendente», dove la sorpresa riguarda sì il palato, ma soprattutto l’intestino, perché, a quanto pare, l’effetto di Oleato è di farti correre in bagno a tutta velocità. Segnalato già poco dopo il debutto in Italia, il potere lassativo del caffè all’olio d’oliva è diventato un tormentone negli Stati Uniti, dov’è arrivato lo scorso febbraio. Perfino i baristi di Starbucks hanno confidato a Reddit un certo timore di assaggiare l’Oleato, perché la caffeina stimola l’intestino, l’olio rilassa, e una breve pausa caffè rischia di sfociare in una lunga pausa toilette. Insomma, più che Oleato (che a noi evoca più la carta del prosciutto che una bevanda confortante) il nome perfetto per il beverone sarebbe Pupuccino, se Starbucks non lo avesse già impiegato per il suo cappuccino per cani.
Insomma, stitici di tutta Rimini, unitevi e disponetevi a fare prima la fila da Starbucks per un bicchierone di Oleato, e subito dopo ai servizi igienici delle Befane, che per fortuna sono numerosi e ben tenuti. Nel frattempo suggeriamo a mister Schultz di cavalcare questo inatteso risvolto del suo nuovo caffè rispolverando, opportunamente corretto, un celebre slogan pubblicitario: “Starbucks, basta la parola”. Una domanda: come la prenderà il ministro Lollobrigida? Sarà più contento perché l’olio dell’Oleato è rigorosamente italiano, o più scontento perché il caffè l’avrebbe preferito corretto all’olio di ricino?
Lia Celi