Grazie infermiera Claudia, il miglior modo di chiudere il 2020
2 Gennaio 2021 / Lia Celi
Stefano il torrepedrino che ha fatto il bagno in mare a mezzogiorno di Capodanno: eroe o scriteriato. Lo so, il tuffo il primo di gennaio è una tradizione diffusa dal mare del Nord al Mediterraneo, ma non ho mai capito dove inizia la sfida un po’ pazza e beneaugurante per l’anno appena iniziato e dove inizia il bisogno di un trattamento choc per riprendersi dalle sbronze di san Silvestro.
A dire la verità, io non ho un gran rapporto con l’acqua sotto i 25 gradi nemmeno d’estate, e penso che sia buona al massimo per l’irrigazione. Datemene un bicchiere e sono a posto. La civiltà dell’acqua calda mi ha rammollito, e alla prospettiva di un bagno o doccia fredda, tutte le mie fibre si irrigidiscono come gatti arrabbiati, anche se dicono che rassodi i tessuti e fosse il segreto di bellezza di tante maliarde della storia, da Diana di Poitiers all’imperatrice Sissi. Per questo provo una certa ammirazione per la tempra di chi alle dodici del primo gennaio, anziché guardarsi in vestaglia il concerto di Capodanno, si mette in mutande e corre a buttarsi in acqua.
Certo però che mai il tuffo in mare sembra incomprensibile quanto all’alba del 2021. Metti che, putacaso, ti becchi un malanno. I tuffatori abituali di solito la passano liscia, ma c’è sempre una prima volta, e potrebbe succedere proprio quest’anno. Dovessero mai esserci delle complicazioni, il temerario dovrebbe affrontare una prova ben più rischiosa del tuffo in acqua fredda, l’immersione in un pronto soccorso in piena seconda ondata di Covid. E fra i motivi stupidi per finire in ospedale durante le feste il tuffo nel mare gelido viene subito dopo l’aver fatto esplodere i petardi in casa. Insomma, la bravata portafortuna potrebbe tradursi in una grossa sfiga, oltre ad aggravare la già difficile situazione dei nostri nosocomi.
Eppure lo stoico tuffatore di Torre Pedrera è stato festeggiato dalla stampa locale e sui social nessuno si sognerebbe di insultarlo o minacciarlo, anche se le sue abluzioni non sono cosa alla portata di tutti i fisici e gli eventuali imitatori potrebbero non cavarsela altrettanto bene.
Non riesco a non pensare alla povera infermiera Claudia, la prima italiana che si è sottoposta alla vaccinazione anti Covid, che in termini di rischi per la vita è meno pericolosa non solo di un bagno in mare in gennaio, ma anche di un attraversamento sulle strisce pedonali, ed è stata sommersa di minacce, improperi e maledizioni tanto da dover chiudere i suoi profili social.
Eppure perfino i no-vax più accaniti sarebbero riluttanti a buttare il proprio figlio nel mare gelido almeno quanto lo sono a vaccinarlo. E allora perché tanta aggressività contro chi pensa che il modo più benaugurante di iniziare il 2021 sia fare un gesto che protegge noi stessi e gli altri e che, se imitato su vasta scala, potrebbe aiutare il Paese a ricominciare in sicurezza?
Superare la pandemia significherà, fra le tante altre cose, poter riaprire le piscine, in modo da poter tornare tutti a fare tuffi in acque riscaldate, in attesa di un’estate in cui potremo riempire di nuovo le spiagge e a tuffarci in mare in libertà. Compreso Stefano di Torre Pedrera, se l’acqua non sarà troppo calda per lui. Buon anno a tutti.
Lia Celi