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Lettera aperta all'Azienda sanitaria: "Non possiamo essere partecipi e responsabili della lenta eutanasia del servizio per cui lavoriamo"


Guardia medica in rivolta contro AUSL Romagna, 160 professionisti pronti a dimettersi


20 Dicembre 2023 / Redazione

L’Ausl della Romagna riorganizza il servizio di ex guardia medica. E i professionisti si preparano a dare battaglia, minacciando le dimissioni in blocco di tutti i 160 medici di continuità assistenziale impegnati. Lo dicono in una lettera aperta, inviata dagli stessi professionisti ai cittadini di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini.

“Negli ultimi mesi- denunciano i professionisti- sono in corso sempre più frequenti tentativi di tagli dei servizi sanitari mascherati da riorganizzazioni e miglioramenti. Il più importante che l’Ausl della Romagna intende attuare in questo momento riguarda la soppressione delle centrali provinciali telefoniche di risposta medica, dedicate esclusivamente alla consulenza telefonica”. Saranno sostituite da una centrale unica per tutta la Romagna, dove però “risponderà personale non sanitario il quale, non avendo le competenze necessarie, non potrà fornire una consulenza medica e quindi si limiterà semplicemente a trasferire la telefonata al medico locale delle visite domiciliari”, il quale a sua volta “sarà costretto a svolgere una doppia funzione: consulenza telefonica, non più erogata dalla centrale, e visita domiciliare”.

I professionisti segnalano però che se questi due ruoli non restano separati, “si rischierà la perdita di centinaia di prese in carico. Inoltre, gli stessi medici adibiti alla visita domiciliare presenti sul territorio subiranno una forte riduzione in termini numerici”. Il risultato è che un medico in servizio “dovrà recarsi a casa dei pazienti e al contempo rispondere al telefono, magari mentre sta guidando o mentre visita il paziente, dovendo inoltre coprire un’area molto più grande come estensione e popolosità”. Tutto questo “andrà a discapito” degli stessi pazienti, avvertono i medici.

“La creazione delle centrali operative mediche, risalente a più di vent’anni fa, servì proprio a superare un problema che oggi invece si vuole riproporre, sancendo così un enorme passo indietro nella qualità del servizio”. I professionisti della ex guardia medica in Romagna prendono dunque le distanze. “Non possiamo essere partecipi e responsabili della lenta eutanasia del servizio per cui lavoriamo- affermano- già messo in difficoltà dai numerosi tagli alla sanità, a causa dei quali il numero dei medici attuali in servizio è già al di sotto del rapporto ottimale stabilito per legge. Se verranno soppresse sia le centrali operative mediche dedicate sia l’attuale servizio di continuità assistenziale, non riusciremo più a garantire, con la nuova riorganizzazione e smantellamento proposto dall’Ausl, la corretta presa in carico dei pazienti in maniera tempestiva ed efficace. Se il nostro appello rimarrà inascoltato, non saremo disposti ad accettare nessuna modifica, né nella struttura organizzativa, né tantomeno nel numero e ruolo dei medici in servizio. Pertanto, la maggior parte dei circa 160 medici che lavorano per la continuità assistenziale della Romagna sarà costretta a dare le dimissioni, poiché non più messa in condizione di offrire alla popolazione l’assistenza medica territoriale notturna e festiva, dalla consulenza medica telefonica alla visita a domicilio”.

La riorganizzazione pensata dall’Ausl della Romagna, spiegano ancora i medici di continuità assistenziale, servirebbe per “liberare risorse economiche e umane da impiegare nei Cau”. E su questo, aggiungono i professionisti, “vogliamo essere molto chiari con la popolazione: gran parte di essi saranno delle semplici riconversioni dei punti di primo intervento già esistenti, i quali lavorano già con codici di gravità superiore”.

I medici che ci lavoreranno saranno quelli dell’attuale guardia medica, “che non sono in possesso di una formazione adeguata al servizio che l’azienda vorrebbe erogare”. Tra l’altro, affermano i medici, “dai dati a nostra disposizione, gli ex Pronto soccorso lavorano in gran parte con casi moderati e gravi, mentre i casi più lievi rappresentano la minoranza. Si palesa così un’insufficienza che già esiste e che la trasformazione in Cau potrà solamente aggravare”. Per questo, sostengono i professionisti, il decesso di un paziente a Budrio, nel bolognese, dei giorni scorsi “potrebbe ripetersi a causa non solo della confusione generata dalla distorta denominazione dei Cau, ma soprattutto perché i Cau, introdotti in maniera così rapida e caotica, in alcuni territori hanno sostituito il Pronto soccorso”.

Le difficoltà dell’emergenza-urgenza in Emilia-Romagna, affermano i medici, “sono il risultato di anni di politiche manageriali e di tagli indiscriminati. Ora la stessa sorte potrebbe toccare alla medicina del territorio”. Lo stesso allarme viene messo nero su bianco dai medici di continuità assistenziale anche in una lettera inviata ai vertici dell’Ausl Romagna, a cui peraltro viene contestata la mancata comunicazione da giugno a oggi in merito a questa riorganizzazione. Una modifica al servizio di ex guardia medica che, sostengono i medici, produrrà un “abbassamento della qualità di cura offerta all’utenza”, ma anche “problematiche di ordine medico-legale”, oltre a essere basata su dati “ambigui e contraddittori. Sono assolutamente irrealistici i dati di una visita ambulatoriale ogni cinque ore e una risposta telefonica ogni tre”. Per questo, i medici di continuità assistenziale della Romagna chiedono all’Ausl di modificare il progetto, prevedendo “la coesistenza e la collaborazione tra l’attuale centrale operativa medica e una centrale operativa che preveda la presenza di un operatore non sanitario”.

L’attuale ex guardia medica, poi, avrebbe bisogno anche di “sedi più adeguate”, della presenza di “un infermiere e di una guardia giurata”, dell’accesso alla cartella Sole e di un “supporto informatico adeguato”, percorsi “fast track” per ridurre gli accessi in Pronto soccorso e percorsi formativi di aggiornamento scientifico. In mancanza di risposta da parte dell’Ausl, avvertono ancora i medici, “saremo disposti a portare la nostra protesta fino alle conseguenze più estreme”.

(Agenzia DIRE)