Ho visto il film di Andrea Segre dedicato ad Enrico Berlinguer. Bravo il regista, bravissimo l’attore Elio Germano che interpreta Berlinguer.
Mi sono commosso ripercorrendo quegli anni che, per me e per compagne e compagni di allora, è stato sicuramente uno dei periodi più entusiasmanti di una militanza politica vissuta con orgoglio e passione nel più grande Partito Comunista europeo e con a capo un uomo di rara umanità, onestà e intelligenza politica.
Mi affascinò la sua mitezza, il suo argomentare pacato, ma nello stesso tempo la sua fermezza nel controbattere chi tentava di rovesciare la verità e lo faceva sempre con una inequivocabile onestà intellettuale alla quale gli avversari politici ben difficilmente sarebbero riusciti a metterlo in imbarazzo.
Era un politico coraggioso, e con una coerenza rigorosa. Dichiarò sempre di non aver mai rinnegato i valori in cui credeva. Mi aveva colpito quando affermava convinto che le battaglie si possono anche perdere purché siano giuste ed è sempre un dovere combatterle.
Fu il primo a porre con forza la questione morale di fronte alla corruzione che iniziava a dilagare nel nostro Paese. Fu lui in quegli anni a parlare di questione morale e di austerità Per questo fu, persino, deriso e criticato pesantemente come moralista o frate trappista.
Non dimenticherò mai quando fu invitato al Congresso di Verona nel 1984 e alla sua entrata nella sala, una platea di socialisti ostili lo fischiò.
E quando prese la parola Bettino Craxi, invece di chiedere scusa a Berlinguer, visto che era stato invitato, disse che se fosse stato capace avrebbe fischiato anche lui.
Craxi morirà latitante ad Hammamet in Tunisia.
Berlinguer cominciò a morire su un palco nella città di Padova durante un comizio, mentre parlava al popolo comunista.
Giorgio Giovagnoli