I francesi in Italia per il Tour possono votare per delega: e si fidano pure?
30 Giugno 2024 / Lia Celi
«E i francesi che si incazzano, che le balle ancora gli girano»: la citazione da Bartali di Paolo Conte è d’obbligo, all’indomani della storica giornata che ha colorato Rimini di giallo-Tour de France. Perché anche senza sapere esattamente come sono andate le cose, ci sarà stato di sicuro qualcosa che li ha fatti incazzare, sono fatti così, specie se ci siamo di mezzo noi italiani.
Ma forse ieri non c’era bisogno di incomprensioni fra cugini gallo-latini per innervosire i transalpini. Oggi in Francia si vota, un appuntamento che potrebbe cambiare il volto del Paese, e i francesi che sono qui per seguire il tour non potranno andare alle urne, che tifino Bardella o Nuovo Fronte Popolare. Il colpo di teatro di Macron, che ha indetto a sorpresa le elezioni la sera stessa delle europee, ha complicato la vita a tutti quelli che avevano fatto programmi di lavoro o di vacanze all’estero dal 30 giugno in poi. E considerato ciò che bolle in pentola – un governo di destra-destra con tendenze filoputiniane – c’è di che stare sulle spine.
Può darsi che i francesi che si trovano in Romagna per la Grande Boucle abbiano designato una persona che oggi ci vada al posto loro: in Francia il voto per delega è una possibilità prevista dalla legge elettorale. Da noi solo a pensarci ci sbellichiamo. Siamo riusciti a incasinare il voto a distanza e a complicare fino all’assurdità il primo esperimento di voto per i non residenti, per non parlare dei consueti disguidi nel conteggio dei voti – lo spoglio dei voti di Roma alle elezioni del 9 giugno è terminato solo l’altro ieri, e i candidati vincitori verranno proclamati (forse) domani. Introdurre in questo caos anche il voto per delega sarebbe la follia, sarebbe più rassicurante abbandonare scheda e matita e adottare su scala nazionale il voto mediante telefono senza fili.
La Francia invece ha fatto un atto di fede nell’onestà dei suoi citoyens. Affidare a un’altra persona il compito di esprimere la nostra preferenza nella cabina presuppone un rapporto di profonda fiducia e un comune rispetto per i valori della democrazia. Per andare sul sicuro, meglio scegliere qualcuno con il nostro stesso orientamento politico.
Ma anche quando ci sono tutte e tre le condizioni, cari francesi, potete davvero stare tranquilli? Il delegato può avere mentito al delegante, e non pensarla come lui. Magari ha cambiato idea, è sempre stato macroniano, ma ultimamente è stato sedotto dal carisma del giovane e rampante Bardella, oppure ha sempre sostenuto il Rassemblement National ma all’ultimo momento gli scatta il colpo di fulmine per l’elegante riformista Glucksmann. Fra quelle tre fragili pareti non lo vede né Dio né Stalin, figuriamoci un altro elettore che in quel momento è all’estero. Come resistere alla tentazione di essere infedele alla consegna, se il delegante pensa che il partito che deve votare conto terzi non farà il bene della Francia? Oltretutto la sua scorrettezza non potrà mai venire smascherata.
Forse è questo dubbio che ha messo le ali alle ruote di Romain Bardet, il vincitore della prima tappa del Tour. Magari dopo la premiazione si è cambiato in fretta, e con ancora addosso la maglia gialla è saltato su una macchina per tornare nel suo collegio nel dipartimento dell’Alta Loira e votare di persona stamattina. Poi, via di corsa per essere alle 12.35 a Cesenatico per la partenza della seconda tappa. Perché a differenza delle elezioni, al Tour non si può partecipare per delega.
Lia Celi