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Lo storico gruppo di Rimini a Bologna con "Le troiane" alla luce della filosofia e della cronaca contemporanee


I Motus riscrivono Euripide


1 Febbraio 2023 / Redazione

Motus, storica compagnia riminese fondata nel 1991 da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, torna sul palcoscenico dell’Arena del Sole di Bologna il 3 e 4 febbraio (ore 20,30 e 19) con ‘Tutto brucia’, uno spettacolo energico e spietato che riscrive Le troiane di Euripide attraverso le grandi voci della filosofia contemporanea, Jean-Paul Sartre, Judith Butler, Ernesto De Martino, Edoardo Viveiros de Castro, NoViolet Bulawayo, Donna Haraway.

Lo spettacolo è parte di Everything Burns – trilogia Motus da Le Troiane: gli altri due episodi saranno presentati sempre a Bologna ad Ateliersi l’1 febbraio (Of the nightingale I envy the fate) e il 5 febbraio (You were nothing but wind).

Il lamento di Ecuba, interpretata dalla performer Silvia Calderoni, accompagnata dalle musiche originali di R.Y.F – Francesca Morello e dalla danza di Stefania Tansini, si propaga tra le rovine di uno spazio vuoto e stravolto, coperto da cenere e cadaveri di mostri marini, un Mediterraneo nero che, allora come oggi, è scena di conquiste, migrazioni e diaspore.

𝘗𝘰𝘳𝘵𝘰 𝘪𝘭 𝘭𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘪 𝘧𝘪𝘨𝘭𝘪 𝘮𝘰𝘳𝘵𝘪 𝘪𝘯 𝘨𝘶𝘦𝘳𝘳𝘢
𝘗𝘦𝘳 𝘭𝘦 𝘥𝘰𝘯𝘯𝘦 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘦 𝘴𝘤𝘩𝘪𝘢𝘷𝘦
𝘗𝘦𝘳 𝘭𝘢 𝘭𝘪𝘣𝘦𝘳𝘵𝘢̀ 𝘱𝘦𝘳𝘥𝘶𝘵𝘢
𝘖𝘩 𝘢𝘮𝘢𝘵𝘦 𝘤𝘳𝘦𝘢𝘵𝘶𝘳𝘦, 𝘵𝘰𝘳𝘯𝘢𝘵𝘦, 𝘷𝘦𝘯𝘪𝘵𝘦,
𝘷𝘦𝘯𝘪𝘵𝘦 𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘯𝘥𝘦𝘳𝘤𝘪!

Il corpo rotto di Ecuba, la parola profetica di Cassandra, il grido spettrale di Polissena, l’invocazione ai morti di Andromaca, le violenze subite da Elena e il corpo più inerme, quello del bambino, Astianatte, danno voce ai soggetti più esposti e fragili, facendo emergere la questione della vulnerabilità radicale.

“Mai come adesso – spiega la compagnia – il lutto ci appare come una questione politica. Quali vite contano? Cosa rende una vita degna di lutto?”. Attraverso il dolore, le protagoniste si trasformano materialmente divenendo altro da sé: cagna, pietra o acqua che scorre. Elaborano così la violenza subita, in “una metamorfosi che apre verso altre possibili forme. E scrive il mondo che verrà. Perché la fine del mondo non è che la fine di un mondo”.

(foto di Luigi Angelucci)