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Il catalogo è in vendita alla Mostra, nelle librerie on-line o richiedendolo ad una libreria


Il Catalogo della mostra “I luoghi e le parole di Enrico Berlinguer”


5 Luglio 2024 / Redazione

I luoghi e le parole di Enrico Berlinguer

A cura di Alessandro d’Onofrio, Alexander Hobel, Gregorio Sorgonà

Pendragon

Il Catalogo della Mostra su Enrico Berlinguer non si era riusciti a realizzarlo nel corso della iniziativa a Roma (dal 15 dicembre 2023 all’11 febbraio 2024) presso l’ex Mattatoio. Ora le Fondazioni dell’Emilia-Romagna, assieme all’Associazione Enrico Berlinguer presieduta da Ugo Sposetti, lo hanno mandato in stampa in occasione del riallestimento della Mostra a Bologna, presso il Museo Civico Archeologico, in calendario dall’11 giugno al 26 agosto 2024 (aperto tutti i giorni dalle 10 alle 19 – chiuso il martedì). Dall’11 al 30 giugno già 10.000 persone hanno visitato la Mostra.

Il catalogo è in vendita alla Mostra, nelle librerie on-line o richiedendolo ad una libreria.

 Dal Catalogo riprendiamo l’Introduzione al volume.

La presenza di Enrico Berlinguer nella vita italiana non perde di attualità. Di questo ci parlano le decine di migliaia di visitatori giunte in una sorte di pellegrinaggio laico da tutta Italia a Roma per visitare la mostra a lui dedicata. La nostra intenzione era stata quella di restituire la complessità della sua biografia non solo intrecciandola con la storia nazionale ed internazionale in cui era contestualizzata – non avrebbe potuto essere altrimenti per un dirigente del Partito comunista italiano – ma “dando la parola” a tutte le fonti attraverso cui Berlinguer si è espresso o è stato rappresentato: gli appunti dattiloscritti e manoscritti dei comizi o degli interventi negli organismi dirigenti del Pci, le fotografie in compagnia di militanti sconosciuti o di figure iconiche della politica italiana e mondiale, le registrazioni audio e video delle iniziative di partito o delle trasmissioni radiofoniche e televisive, la comunicazione politica del Pci e il controcanto della satira, le copertine sui giornali avversari e quelle che hanno raccontato la sua immedesimazione  col popolo comunista fino all’ultimo saluto. I libri su cui si è formato e quelli che sono stati dedicati a riflettere sulla sua eredità.

Di fronte a tale ricchezza di documentazione e riflessione, pretendere di restituire un solo Berlinguer sarebbe stato impossibile: una vita così ampia non si lascia ridurre a schematismi unilaterali, men che meno può essere schiacciata sul presente. Non abbiamo perciò inteso omettere nessuno dei momenti o degli aspetti caratterizzanti La sua biografia. Al contrario, abbiamo cercato di rappresentare questa complessità tendenzialmente nella sua interezza, consapevoli come la biografia di Berlinguer rispecchiasse anche gli aspetti irrisolti dell’identità del Pci, che muta significativamente proprio negli anni della sua segreteria; anni in cui Berlinguer accentua la critica e il distacco dall’esperienza sovietica e definisce i contorni di un “nuovo socialismo”, legato indissolubilmente alla democrazia e al pluralismo, sviluppando fino in fondo i caratteri peculiari del comunismo italiano.

Al tempo stesso, la mostra ha restituito uno tra i possibile percorsi suggeriti dalla vita di Berlinguer. Le coordinate interpretative seguite si sono rispecchiate nella divisione per sezioni, nella grafica in mostra, nella costruzione dell’allestimento. Ci siamo trovati di fronte alla necessità di effettuare una selezione di alcune centinaia di “esemplari” all’interno di una documentazione sterminata: migliaia di fotografie che lo ritraggono, dalle più iconiche a quelle meno note, o decine di migliaia di fogli del suo archivio personale e di quello di partito.

Muovendoci all’interno di un arco di temi e di un patrimonio documentario così ampi, abbiamo cercato di seguire alcune coordinate, in primo luogo tentando di valorizzare l’eco di Berlinguer nella nostra contemporaneità. Abbiamo individuato l’internazionalismo come chiave interpretativa fondamentale della sua cultura politica, una prospettiva irrinunciabile per chi faceva precedere una concezione del mondo alla comprensione e all’azione nella propria dimensione nazionale.

L’internazionalismo di Berlinguer parla al presente per la centralità attribuita al “Sud globale”, per l’irriducibilità della sua prospettiva agli schematismi della guerra fredda e del bipolarismo tra Est e Ovest. Un tema che abbiamo restituito per immagini ma anche attraverso la voce dei suoi comizi sul Vietnam, sul conflitto arabo-israeliano, sullo sviluppo e l’autodeterminazione dei popoli fuoriusciti dal colonialismo. Nell’internazionalismo di Berlinguer, soprattutto dalla fine degli anni Settanta, diviene sempre più rilevante il valore della pace come bene assoluto, da garantire nel rispetto della sovranità dei popoli, nella garanzia del diritto internazionale, attraverso le politiche di disarmo nucleare e convenzionale, promuovendo la cooperazione e il multipolarismo, nel quadro e con l’obiettivo di un “nuovo modello di sviluppo”. L’eco di queste parole chiave è oggi davvero difficile da sopravvalutare.

L’internazionalismo di Berlinguer aveva un risvolto italiano, dal momento che il mettere in questione le rigidità della politica dei blocchi aspirava a consentire al suo partito di confrontarsi alla pari con le altre grandi tradizioni democratiche nazionali. Berlinguer era mosso da un doppio obiettivo: assicurare le istituzioni democratiche dai rischi eversivi ma anche rinnovarle, superando la “democrazia bloccata” e la conventio ad excludendum ai danni del Pci e realizzando riforme che estendessero i diritti civili e sociali, come veniva chiesto a gran voce dalle mobilitazioni di massa degli anni Sessanta e Settanta. Nella memoria di quegli anni l’accento cade spesso sul primo di questi aspetti, sul contributo del Pci a difendere la Repubblica prima dall’attacco dello stragismo neofascista e poi da quello brigatista. Nella nostra ricostruzione abbiamo invece privilegiato l’altro lato della medaglia, gli avanzamenti civili e sociali che il Paese ha compiuto attraverso i partiti e il Parlamento, sottolineando in particolare il contributo del Pci di Berlinguer.

Per evidenziare ai visitatori questo secondo aspetto e aiutare a rileggere in questa chiave le strategie politiche intraprese o il complesso contesto storico in cui si muoveva lo statista sardo, abbiamo elaborato mappe concettuali che interpretano una serie di dati. La rappresentazione in una sintesi grafica permette di porre in relazione di nesso le informazioni presentate. Una timeline della vita di Berlinguer rapportata ai principali fatti storici internazionali e nazionali, due planisteri in cui sono indicati i suoi viaggi e le visite ricevute da esponenti della politica internazionale, una mappa dell’Italia che consente di visualizzare, sebbene solo in parte, la quantità di stragi, atti di violenza politica e terrorismo che insanguinarono l’Italia dal 1969 al 1984. Infine la semplice trascrizione delle leggi, a carattere riformatore, promulgate dal parlamento italiano nello stesso arco temporale, su proposta o con l’apporto determinante del Pci.

Proprio quest’ultima grafica ha costituito il fuoco prospettico del percorso fisico e mentale dei visitatori in mostra: parte essenziale di ciò che rimane eredità comune di quel momento storico.

Il catalogo rispecchia la mostra, riproponendone l’articolazione tematica, il percorso e le intenzioni che ci hanno orientato. A essere riproposti sono anche i contenuti, i documenti e le immagini esposti in teca e sulle pareti insieme alla documentazione digitale consultabile all’interno dell’allestimento e fruibile ora anche dalla pubblicazione attraverso dei collegamenti ipertestuali.