Il ritorno delle Province
Le Province elette direttamente dai cittadini, spazzate via una decina di anni fa dalla riforma Delrio, sono pronte a tornare. Il testo base del disegno di legge depositato Commissione Affari Costituzionali del Senato dai partiti della maggioranza – Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia – qualche giorno fa sarà discusso a partire dalla prossima settimana e poi portato in Parlamento per l’approvazione finale. Ma analoghi disegni di legge sono stati presentati anche dalle forze di opposizione, Pd compreso.
Le province sono rimaste coinvolte nella guerra agli sprechi istituzionali, alla riduzione dei costi della politica. In quel periodo, dove nulla si poteva discutere, alla fine si è fatto di tutt’erba un fascio. Alla giusta riduzione dei costi della politica riferita alle indennità di consiglieri regionali e parlamentari, all’abolizione dei vitalizi, si è intervenuto anche riducendo i ruoli di alcune istituzioni. In particolare, prima sono stati aboliti i quartieri, presidio di partecipazione dei cittadini sui territori dei comuni (sopra i 100mila abitanti) poi state abolite nel 2014 le province. La legge Delrio del 2014 le ha trasformate in enti di secondo livello, senza elezione diretta, ne sono state ridotte le funzioni, e sono state istituite le città metropolitane (dieci).
Il risultato è che non si è risparmiato un soldo, perché una parte del personale è stato trasferito alle Regioni. Uno spostamento che ha aumentato i costi del personale per un diverso inquadramento e trattamento economico. Il depotenziamento delle province viceversa ha penalizzato i comuni più piccoli e ha aumentato il ruolo dei comuni capoluoghi. Un disastro sotto tutti i punti di vista. La dimostrazione che la riorganizzazione istituzionale la si deve fare complessivamente e non a colpi di tagli ai costi della politica.
In questo caso si sono indeboliti i presidi della democrazia sul territorio. La proposta di legge del centrodestra prevede l’elezione diretta con una novità: Il secondo turno scatta solo se nessuna coalizione o partito raggiunge il 40% dei voti al primo turno. Una prova per portare questo sistema anche nei comuni sopra i 15mila abitanti. Ancora poco chiare le funzioni e le risorse finanziarie. Per qualcuno si potrebbe votare per le province con l’elezione per il Parlamento Europeo nel 2024. Un evidente tentativo di mettere in difficoltà il Pd e il centrosinistra da parte del centrodestra. Anche il Pd, come detto, è per ritornare all’elezione diretta delle province. Qualche autocritica mai?
Il Pd e la guerra
Non credo si possa continuare come è successo in questi giorni. Quando si parla di guerra in Ucraina e di aiuti militari il Pd si spacca. Vi sono due posizioni che si scontrano:
- Basta inviare armi al governo ucraino e si apra una trattiva seria per la Pace. Una posizione simile a quella dei 5 Stelle, che non condivido.
- Occorre sostenere il governo ucraino contro la Russia dando tutto l’appoggio possibile sul piano militare e senza tralasciare nulla per un tavolo di pace. Posizione che invece condivido.
La terza via non esiste. Mi pare che la linea della Schlein sia chiara, almeno l’ho capita così, e simile alla seconda opzione che ho appena descritto. Se le cose stanno così, sinceramente non ho capito questa discussione sull’uso dei fondi del PNRR. Dice il Pd (almeno a maggioranza) che non si possono usare i fondi del PNRR per comprare armi. Il Pd presenta un emendamento al parlamento Europeo che vieta questa possibilità L’emendamento viene bocciato (per altro non tutti gli europarlamentari del Pd lo votano). Poi il Pd vota la risoluzione che prevede che i singoli stati possano usare il PNRR per acquistare o produrre armi per l’Ucraina (anche in questo caso il gruppo europeo del Pd si spacca). Ora abbiamo spostato questo dibattito in Italia. Sinceramente ritengo la posizione del Pd sbagliata e poco comprensibile. Cambia qualcosa se si usano finanziamenti che provengono dall’Europa o dal bilancio dello Stato per dare armi all’Ucraina? Penso proprio di no. Si abbia il coraggio delle scelte e si dica basta inviare armi all’Ucraina, con quel che ne consegue, oppure si scelga la coerenza nella posizione di sostenere l’Ucraina come è sempre stato fatto. Il piede in due staffe non lo capisce nessuno.
L’alluvione, la comunicazione, il turismo
In questi giorni ha tenuto banco la notizia sulla balneabilità della costa romagnola. Su 98 analisi sulle acque di balneazione, 79 erano e sono a posto (tutta la costa riminese) e solo 19 erano state interdette (ieri ridotte a una). Quasi tutte aree a ridosso dei fiumi, che nei giorni scorsi hanno versato in mare di tutto. Purtroppo le logiche dell’informazione sono micidiali. Invece di dire che nonostante un alluvione senza precedenti la qualità del mare complessivamente è molto buona, si sono succeduti servizi sui punti di spiaggia vietati alla balneazione, con tanto di immagini vecchie a corredo di servizi a dir poco scoraggianti. A Cervia-Milano Marittima su nove km di costa soltanto duecento metri erano stati interdetti alla balneazione: dai servizi tv sembravano vietati tutti i 9 chilometri di quel Comune. Alla faccia delle sottoscrizioni e degli appelli di fare le vacanze in Romagna per sstenerla. Purtroppo trasparenza nelle informazione e corretta informazione non sempre coincidono. Inutile bere acqua del mare da parte di qualche amministratore di turno o bagnino. E’ stato già fatto in tempi non sospetti.
Basta affitti brevi nei centri urbani
Il sindaco di Firenze Dario Nardella con una delibera vieta l’apertura di nuove residenze per affitti brevi nel centro storico di Firenze. La norma non è retroattiva e vengono salvaguardate le autorizzazioni già concesse. Concordo con questa decisione. L’emergenza casa nelle città turistiche, compresa Rimini, è arrivata a livelli insostenibili. Non si trovano camere per gli studenti (e quando si trovano con prezzi alle stelle), non si trovano appartamenti per le famiglie. La mancanza di risorse nazionali per l’aiuto all’affitto, la riduzione di politiche attive dei Comuni per la casa (realizzazione di nuovi appartamenti sociali) e l’esplosione del fenomeno degli affitti brevi con air&bnb in testa, hanno provocato un cortocircuito insostenibile. Penso anche che non sia più sufficiente l’aumento dell’Imu per le case sfitte. Ci vogliono altre e più incisive penalità. Dovrebbe intervenire il governo; nell’attesa, iniziative come quelle di Firenze sono una prima risposta seria.
Maurizio Melucci