Il Metromare così non va
Mi sono giunte, nei giorni scorsi, alcune segnalazioni di disservizi sulla linea del Metromare. Invece di passare ogni 15 minuti come da orario fino alle 21 è successo di utenti che hanno dovuto aspettare mezzora come se fossero passate le 21. In realtà erano le 19. Analoghi disservizi registrati in altre fasce orarie, dove erano sempre previste 15 minuti di cadenza tra un mezzo e l’altro.
Per carità, può capitare; ma mi pare che capiti troppo spesso. Già nel passato erano state segnalate corse saltate con gravi disservizi per gli utenti. Start Romagna deve prendere adeguati provvedimenti per limitare o meglio annullare questi disservizi. Gli enti locali e lo Stato hanno investito sul Metromare cifre importanti. Oltre 100 milioni di euro (compresi i mezzi) per la prima tratta Riccione-Rimini. 15 fermate che si possono percorrere in 23 minuti. Ora il nuovo tratto, Stazione Rimini-Fiera con un investimento di oltre 60 mlioni di euro. Una tratta di 4,2 km con sei fermate che si possono percorrere in 9 minuti. Frequenza ogni 5 minuti. Quando tutto sarà realizzato si potrà fare il tragitto Riccione-Fiera di Rimini in 31 minuti.
Un’opera strategica che si vuole fare proseguire a sud fino a Cattolica e a nord fino Santarcangelo. Per queste ragioni occorre un servizio affidabile e certo. Start deve inserire il Metromare nei suoi piani strategici e non una linea come tante.
Incidenti sul lavoro, troppa ipocrisia
Succede tutte le volte, l’ipocrita indignazione del giorno dopo. Così è stato anche questa volta con il terribile incidente nella centrale elettrica del bacino di Suviana: sette morti e cinque feriti gravi. Nei primi due mesi dell’anno 119 vittime (+20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), 92.711 infortuni e le malattie professionali che sono aumentate del 35,6%.
Ma sono soltanto i dati canonici delle denunce all’Inail, mancano dunque quelli di marzo e dei primi giorni di aprile. Soprattutto mancano tutti quelli che non emergeranno mai dal mare magnum del lavoro nero.
Dopo Brandizzo e dopo Firenze, il governo non mancò di annunciare l’ennesimo intervento normativo urgente adottato sull’onda dell’emozione. Ma la montagna partorì un decreto-topolino. A partire dalla patente a punti per le imprese: venti punti a morto sul lavoro. Il decreto, inoltre, in ottemperanza al mantra meloniano del “non disturbare chi ha voglia di fare”, crea una sorta di intangibilità per diciotto mesi delle imprese che sono state ispezionate senza aver trovato violazioni. Insomma, gli operai muoiono e si pensa innanzitutto a come non disturbare i loro datori di lavoro.
Per non parlare della riapertura dei ruoli degli ispettori Inps e Inail, che erano stati chiusi nel 2015 per agevolare la concentrazione del personale in capo all’Ispettorato del lavoro: una scelta, quella di nove anni fa, che mirava a moltiplicare l’efficienza delle visite coordinando l’attività sotto il profilo previdenziale, assicurativo, lavoristico e della sicurezza, evitando inoltre di intervenire più volte nella stessa azienda. E magari mai in altre imprese. Il decreto, invece, riapre la porta a istanze e privilegi corporativi, con buona pace dell’efficienza e del coordinamento dei controlli.
Nessuna traccia, ovviamente di un intervento sulla filiera degli appalti e dei subappalti nella quale si diluiscono, fino a scomparire, le misure di sicurezza e le relative responsabilità.
Spiagge, le promesse mancate del governo di centro destra
A leggere le cronache di questi giorni sulle concessioni balneari ci sarebbe da ridere se non fosse in realtà una situazione drammatica. Il governo di centrodestra che aveva promesso tutto ai balneari ora si trova di fronte alla realtà brutale: le norme europee si applicano. Per evitare di perdere voti alle elezioni europee il governo ha convocato qualche giorno fa il tavolo tecnico per ribadire che solo il 33% delle spiagge è in concessione. Vi erano solo tecnici; i ministri, vice e sottosegretari si sono tenuto alla larga, sapendo benissimo che sono tutte stupidaggini. Poi arriva l’ex ministro Gian Marco Centinaio della Lega che dice “No alle gare, obiettivo è cambiare Bolkestein”. “Tutti i futuri eletti al parlamento Ue si impegnino a modificare la direttiva”. Stupidaggine colossale numero due. La modifica della direttiva servizi presuppone l’accordo di tutti i paesi dell’Unione Europea. Pura illusione.
Poi arriva la stupidaggine numero tre: Spiagge chiuse a giugno, durante i giorni in cui si voterà per le europee. A minacciare lo sciopero di ombrelloni e lettini sono stati i balneari scesi in piazza a Roma per manifestare contro il caos delle concessioni e la mancanza di risposte dal governo. Il presidente nazionale di Fiba-Confesercenti Maurizio Rustignoli ha lanciato l’ultimatum: «Se non verremo ascoltati, se non avremo risposte dalla politica, siamo pronti a tenere le spiagge chiuse nei primi giorni di giugno”. Rustignoli dovrebbe avere chiaro che non è titolare più della sua concessione. E’ scaduta al 31 dicembre 2023. Difficile chiudere ciò che non è più in concessione. Rischiano anche la denuncia per altri reati.
Il Pd e i trasformismi
Non smetto di stupirmi della facilità con la quale ex dirigenti di primo piano del Pd nazionale e locale passino senza vergognarsi al centrodestra o a singoli partiti del centrodestra come Fratelli d’Italia. Evidente che tanti carrieristi di provincia e non solo guardino con interesse a Fratelli d’Italia. In questo momento ha molti più voti che posti nelle istituzioni. Facile trovare uno strapuntino per ricollocarsi in qualche modo.
Dopo Giorgia Bellucci ex vicesegretaria provinciale del Partito Democratico ed ora passata in Italia Viva che a Bellaria sosterrà Filippo Giorgetti candidato sindaco del centrodestra, ecco comparire l’avvocatessa di San Giovanni in Marignano Claudia Montanari che guarda con interesse a Fratelli d’Italia. La foto effettuata domenica tra la senatrice Mimma Spinelli di Fratelli d’Italia e Claudia Montanari ha riacceso la campagna elettorale a San Giovanni in Marignano. Non si conosce ancora quale ruolo avrà la Montanari nel centrodestra. Claudia Montanari negli anni passati è stata vicesindaca in quota Pd per il comune di San Giovanni.
Oppure Luigi Berlati a Santarcangelo, che è passato dal PD a candidato a sindaco per il centrodestra con questo obiettivo dichiarato (e non è uno scherzo): “Voglio liberare Santarcangelo dal regime PD”.
Mi auguro che questi personaggi da avanspettacolo della politica vengano puniti dagli elettori nell’urna.
Maurizio Melucci